CHE COSA RESTA AD ALBERTO GENOVESE? UN TESORO DA 150 MILIONI E UNA MISTERIOSA CASSAFORTE IN SVIZZERA – ACCUSATO DELLO STUPRO DI UNA 20ENNE,IL MANAGER È INDAGATO ANCHE PER INTESTAZIONE FITTIZIA DI BENI - UNA RAGNATELA DI CONTI, SOCIETÀ, INTERESSI TRA SVIZZERA E LUSSEMBURGO, CIPRO E ISOLE CAYMAN: MA QUALCOSA NON TORNA. UNA VITA AL MASSIMO NONOSTANTE I REDDITI MODESTI. INTANTO UN ATTO DEL NOTAIO HA CANCELLATO IL SUO NOME DALLA HOLDING. E UN CDA NOTTURNO HA DATO IL VIA ALLA VERIFICA DI SUOI “EVENTUALI ILLECITI”.

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Mario Gerevini per Sette – Corriere della Sera

 

alberto genovese alberto genovese

I verbi sono coniugati al passato e c’è una ragione: è già stata emessa una sentenza. Lontano dai riflettori, nel chiuso di un ufficio, meno di un mese dopo il suo arresto. E’ un atto notarile che di fatto trasforma il tocco magico del principe delle startup nel timbro della vergogna. Vediamo come ci si arriva. Il 20 novembre si riunisce alle 7 del mattino un’assemblea della «Alberto Genovese Technologies spa», la cassaforte dell’imprenditore creata a fine 2019.

 

Controlla oltre il 50% di Prima Assicurazioni per un valore a spanne di 150 milioni. La sede è in piazza Santa Maria Beltrade, proprio lì dove c’è Terrazza Sentimento. L’assemblea, in audio-conferenza, revoca Genovese dalla carica e prende atto che gli altri due consiglieri hanno spedito lettere di dimissioni.

 

ALBERTO GENOVESE SOCIETA' ALBERTO GENOVESE SOCIETA'

La «Alberto Genovese Technologies» ha due soci: la svizzera Alej Holding che possiede l’80% e due finanziarie lussemburghesi di Teodoro D’Ambrosio, trentottenne residente a Montecarlo. Tutto fa pensare che Alej sia riconducibile a Genovese anche se lui non compare mentre tra i gestori c’è un professionista di Varese che lavora a Lugano e una lituana del team di «F Trust ag», un family office elvetico che offre servizi in svariati paradisi fiscali. Annotiamoci dunque che una parte del patrimonio del re delle startup sta lì dentro.

 

I magistrati, intanto, hanno messo nel mirino una trentina di conti correnti e le sue attività estere. Dunque la lituana-svizzera Toma Preidyte indica, per conto di Alej, due nuovi nomi nel board della «Alberto Genovese» solo che il commercialista e l’avvocato già ufficialmente designati poi rinunciano. Le poltrone scottano. Passano i giorni e alla fine assume la presidenza “tecnica” un avvocato civilista dalla solida esperienza societaria: Paolo Pecorella. Ma c’è un problema.

 

leali genovese leali genovese

Chi farebbe affari oggi con una società che si chiama «Alberto Genovese Technologies»? Ecco perché il 2 dicembre nell’ufficio del notaio Giovanni Ricci di Milano, rappresentanti dei soci e amministratori convergono via audio per un’assemblea straordinaria con un’unica decisione da prendere: cancellare il nome «Alberto Genovese» dalla sua società. E così quello che una volta era un marchio di garanzia, un acceleratore di business, viene sostituito dall’ anonimo «First Technologies Holding».

 

E’ il de profundis di una storia iniziata 25 anni fa quando Genovese si iscrive alla Bocconi e lascia Napoli. Dopo la laurea lavora 5 anni nella consulenza da McKinsey e Bain, poi tre anni in eBay. E’ l’epoca in cui Facebook (nata nel 2004) chiude il suo primo bilancio in utile (2009) e debutta in Borsa (2012). Nel 2008 «ho avuto – ha raccontato lui stesso – la prima idea di un comparatore di assicurazioni».

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E’ l’embrione di Facile.it che vende nel 2014 per 100 milioni e subito dopo fonda Prima Assicurazioni con i partner storici George Ottathycal e Teodoro D’Ambrosio. Un successo tanto che nel 2018 due pezzi da novanta della finanza mondiale, Blackstone e Goldman Sachs, investono 100 milioni. Oggi Pri ma ha un milione di clienti assicurati in Italia e un piano lanciato a settembre per sbarcare in Spagna, Germania e Gran Bretagna. Il bilancio (2019) è ancora quello di un’azienda in fase di lancio (25 milioni di fatturato e 14 di perdita) ma già a metà 2020 le perdite calano a 2,9 milioni. Fine della storia La reazione alle notizie su Genovese è stata rapida: revoca di tutte le deleghe (era presidente e amministratore delegato), passate pari pari al cofondatore Ottathycal.

 

alberto genovese alberto genovese

Blackstone (26,8%) e Goldman Sachs (14,4%) hanno favorito la rottura immediata del cordone ombelicale. E in un animato consiglio di amministrazione nella notte tra il 12 e il 13 novembre c’era all’ordine del giorno anche la «Nomina di uno studio legale esterno indipendente con competenza in materia di diritto penale per condurre un’indagine interna in merito alla condotta del Ceo (ovvero Genovese, ndr) nella gestione della società, volta anche alla ricerca di prove di eventuali illeciti».

 

Genovese insomma è «indagato» anche dalla sua società. Intanto sul mercato si dice che Prima potrebbe presto trovare un nuovo socio di riferimento. Per Genovese vorrebbe dire portarsi a casa, nella First Technologies, almeno 150 milioni che poi magari serviranno per eventuali risarcimenti. Ma è questa, potenzialmente, la riserva di patrimonio dell’imprenditore-predatore. Al lordo di altre più piccole iniziative e dell’ancora misterioso «tesoro» svizzero, custodito nel cantone di Zug dal team, quasi tutto al femminile, di F Trust.

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GENOVESE

 

Mario Consani e Anna Giorgi per ilgiorno.it

 

Svizzera e Lussemburgo, Cipro e Isole Cayman, un attico in centro a Milano, una villa a Ibiza, una affittata nella greca Mykonos e un’altra a Formentera. Viaggiano per mezzo mondo gli interessi economico finanziari di Alberto Genovese, il 43enne mago della startup ora in carcere con l’accusa di aver drogato e stuprato per venti ore, durante una delle sue feste, una giovane modella, forse anche le altre sei che hanno sporto denuncia.

 

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Oltre all’inchiesta principale sulle violenze, che da novembre lo tiene in cella a San Vittore, i magistrati hanno avviato su di lui anche un secondo filone di indagini che riguarda per l’appunto gli affari, nonostante i suoi redditi dichiarati negli ultimi anni, secondo gli investigatori sembrino più quelli di un dipendente ben retribuito che non quelli di un magnate dal portafoglio ingombrante. 

 

Genovese dunque è indagato anche per intestazione fittizia di beni proprio in relazione ad alcune società a lui riferibili e secondo la Procura “schermate” all’estero. Iscrizione finalizzata ad accertamenti che riguardano presunti profili di frode fiscale e riciclaggio, ma che per ora si è concretizzata solo nell’avvio del lento e complesso compito di accertamento affidato agli uomini del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza.

 

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Solo in un secondo momento il pm Paolo Filippini, che coordina questo filone finanziario della inchiesta, tirerà le somme e deciderà se avviare le rogatorie all’estero verso gli stati interessati. La maggior parte della trentina di conti correnti sui quali Genovese ha operato negli ultimi anni, stando agli investigatori, sarebbe comunque in Italia. E al momento, nessuna contestazione specifica è stata ancora rivolta all’imprenditore. 

 

Inventore e fondatore di “Facile.it“, colosso nel campo delle assicurazioni, che però vendette nel 2014 per oltre 150 milioni, nel mondo assicurativo digitale Genovese è rimasto fondando “Prima assicurazioni“, che ha guidato fino al momento dell’arresto. 

 

Secondo le indagini, “Prima“ appartiene al gruppo svizzero Alej Holding ag, con sede a Finstersee, Cantone Zugo. Le sue quote sono distribuite tra 15 soci, ma la maggioranza del 58,31% è in capo ad Alberto Genovese technologies spa. Quest’ultima società, nata solo due anni fa a Milano, vede Genovese presidente del cda e come soci figurano Agh sa, che ha sede in Lussemburgo, la stessa Alej Holding Ag e Tda industries Gmbh, di diritto svizzero ma controllata da Zanjero Limited con sede a Nicosia, Cipro.

alberto genovese sarah borruso alberto genovese sarah borruso

 

Questo però, è solo il nucleo forte degli affari di Genovese, che poi mantiene direttamente o indirettamente partecipazioni in società impegnate in attività diverse, tutte controllate da ex soci, amici o parenti, tutte con sede legale in Italia, per lo più a Milano. E poi, in questo oceano di denaro, di azioni, di case e di coca, ci sono anche 18 milioni ancora da decifrare, fatti arrivare tre anni fa da Genovese – con bonifici a firma di due notai milanesi – a due società con sedi una a Cipro e l’altra alle isole Cayman.

 

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