A COSA SERVE IL DISSERVIZIO - MAURIZIO DIOTALLEVI E’ STATO INCASTRATO ANCHE PERCHÉ L’AMA NON HA RACCOLTO I RIFIUTI - SE I PEZZI DEL CORPO FOSSERO ARRIVATI FINO ALLA DISCARICA, L'IDENTIFICAZIONE DELLA VITTIMA SAREBBE RISULTATA MOLTO PIÙ DIFFICILE, COME CAPIRE DA QUALE ZONA FOSSERO GIUNTI I RESTI - E CHI HA DATO L’ALLARME? HA ROM CHE ROVISTAVA NELLA MONNEZZA

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Valeria Costantini per il “Corriere della Sera - Edizione Roma”

 

MAURIZIO DIOTALLEVI - IL CASSONETTO DOVE HA NASCOSTO LE GAMBE DELLA SORELLA MAURIZIO DIOTALLEVI - IL CASSONETTO DOVE HA NASCOSTO LE GAMBE DELLA SORELLA

«C' è una gamba nel cassonetto». E' iniziata così la caccia al killer del Flaminio. A denunciare il macabro ritrovamento una donna rom: rovistava nel contenitore dell' indifferenziata in cerca di qualcosa di prezioso. Poi ha visto l' arto. Spuntava da un sacco nero dell' immondizia.

 

«Ho urlato e ho richiuso il bidone terrorizzata», ha raccontato dopo pochi minuti al vicino commissariato di Villa Glori. Prassi abituale quella degli stranieri della zona di setacciare i cassonetti: arrivano con i carrellini dai vicini accampamenti abusivi sul Lungotevere Flaminio o dai campi rom di zona.

 

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Se i secchioni non vengono vuotati spesso - come accaduto nelle ore a cavallo di Ferragosto - allora vengono presi d'assalto. Un elemento, quello della mancata raccolta dei rifiuti, che risulterà decisivo in realtà per la risoluzione del caso: l' assassino invece ci contava che i camion dell' Ama passassero.

 

Se i pezzi del corpo fossero arrivati fino alla discarica, l' identificazione della vittima sarebbe risultata molto più difficile, come capire da quale zona fossero giunti i resti. Passo indietro. Ore 20 di Ferragosto, l' alberato viale Maresciallo Pilsudski da vuoto come un deserto si anima di volanti e luci lampeggianti in pochi minuti. Due le gambe abbandonate tra i rifiuti: donna, bianca, età indefinita ma curata, non certo una clochard. Il taglio è netto ma frastagliato, poco sopra l' inguine.

 

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La polizia cerca tra le denunce di scomparsa. Un nome già spicca agli occhi investigatori della Squadra Mobile. Ma determinante sarà la videocamera piazzata da un' azienda privata su via Pilsudski. Le immagini sono chiare. In una Roma svuotata e notturna, le riprese immortalano una Fiat 600: si ferma davanti al cassonetto, ne esce un uomo magro, apre il portabagagli, solleva un oggetto scuro e poi lo butta all' interno del contenitore non senza sforzo.

 

Ma il giro per la città a disfarsi delle prove non era finito. L'ultimo stop della sua notte di sangue Maurizio Diotallevi lo compie a meno di cento metri da casa: lo descriverà dagli uffici della Questura, indica lui dove sia il resto della sua vittima, la sorella Nicoletta. La scena del crimine è quasi una beffa: via Guido Reni, letteralmente tempestata dalle telecamere. C' è la scuola di polizia, la caserma Ciarpaglini dell' Esercito, l' ingresso del reparto volanti a cinque metri dal portone del killer.

MAURIZIO DIOTALLEVI MAURIZIO DIOTALLEVI

 

Dentro un altro cassonetto il resto del cadavere, La confessione dell' uomo chiude il cerchio. Era stanco di essere «mantenuto» dalla sorella che gestiva non solo la casa, ma anche i rifornimenti economici del fratello. Dissidi che da tempo pesavano su Maurizio, frustato per non riuscire ad affermarsi nel mondo che amava, il digitale.

 

Taciturno, divorziato, un figlio, l' omicida per anni aveva lavorato per aziende di telefonia mobile, poi aveva puntato sull' attività di freelance, voleva creare qualcosa di suo: a gennaio 2016 aveva creato «Emmedicom», un portale per «servizi per il web marketing di aziende», prima ancora un altro blog. Ma i riscontri erano pochi, i soldi sempre meno e la rabbia, invece, cresceva.

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