Monica Ricci Sargentini per il Corriere della Sera
La gioia per la libertà condizionata di Deniz Yucel, corrispondente in Turchia di Die Welt , in carcere da un anno «per propaganda terroristica», è durata poco. Il tempo di qualche tweet esultante delle organizzazioni per i diritti umani e dal carcere di Silivri, alla periferia di Istanbul, è arrivata la sentenza, durissima, nei confronti dello scrittore Ahmet Altan, 67 anni, di suo fratello Mehmet, 65 anni, economista ed editorialista, della veterana del giornalismo turco Nazl Ilcak, 74 anni, e di altri tre colleghi: ergastolo aggravato per complicità nel golpe fallito del 15 luglio 2016. Gli imputati si sono sempre proclamati innocenti.
Tra le prove a carico di Ahmet e Mehmet Altan quella di aver partecipato a una trasmissione Tv in cui avrebbero mandato messaggi in codice ai gulenisti il giorno prima del tentato colpo di Stato.
«Pornografia giudiziaria» l' ha definita Ahmet Altan in un suo libro.
Di certo il tribunale ha voluto comminare una condanna esemplare, la prima nei confronti di giornalisti per i fatti del 15 luglio, decidendo una sorta di 41bis per i detenuti che dovranno stare in totale isolamento con una sola ora d' aria al giorno, senza possibilità di fare esercizio fisico. Limitate anche le visite dei familiari, le telefonate e i colloqui con gli avvocati.
«Questo processo ha spazzato via la libertà di espressione» è il commento di Ergin Cinmen, il legale di Ahmet Altan. «È chiaro che presenteremo appello, la sentenza va ribaltata, la studieranno nelle scuole di giurisprudenza come esempio deleterio.
La Turchia non può vivere con un verdetto del genere».
Unanime la condanna internazionale. «Sei ergastoli per giornalisti responsabili di aver soltanto raccontato il fallito golpe allontanano la Turchia dall' Europa» ha scritto su Twitter il presidente dell' Europarlamento, Antonio Tajani, chiedendo l' immediata scarcerazione dei tanti reporter in carcere. In un comunicato congiunto David Kaye and Harlem Desir dell' ufficio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite hanno parlato di sentenza «inaccettabile» e di un «attacco senza precedenti alla stampa». «È un momento buio per la giustizia in Turchia che segna un precedente per tutti gli altri giornalisti in prigione sulla base di accuse inconsistenti» ha detto Gauri van Gulik, direttore di Amnesty International Europa.
Lo scorso gennaio la Corte Costituzionale aveva stabilito che Mehmet Altan e Sahin Alpay, un altro giornalista che affronta un giudizio separato, dovessero essere rilasciati in attesa del processo ma, per la prima volta nella storia della Turchia, ben due tribunali si sono rifiutati di eseguire la sentenza. Per questo la coordinatrice esecutiva della campagna Free Turkey Media ha sollecitato la Corte Europea per i diritti umani a pronunciarsi: «Il sistema giudiziario in Turchia è in crisi. La Corte europea aveva dato la priorità al caso dei fratelli Altan. È ora che prenda una decisione».