DECAPITATA LA "TRIADE" - CATTURATO IL 58ENNE ZHANG NAIZHONG, CAPO DELLA MAFIA CINESE, CHE GESTIVA LA LOGISTICA DI MEZZA EUROPA - LA GANG E' STATA SMANTELLATA: 33 ARRESTI E 54 INDAGATI - IL MERCATO DEL TRASPORTO MERCI VALE 77 MILIARDI. UN SETTORE CON POCHI CONTROLLI CHE FA GOLA ALLE ORGANIZZAZIONI CRIMINALI...

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Grazia Longo per la Stampa

 

mafia cinese mafia cinese

La Gomorra dagli occhi a mandorla dominava da Prato sui trasporti delle merci cinesi in tutta Europa. Non solo: gestiva anche affari milionari grazie allo spaccio di droga, prostituzione, bische clandestine, contraffazione di prodotti griffati, usura ed estorsioni.

 

Con una ritualità tipicamente mafiosa, solo che invece del baciamano, al «padrino» era riservato un profondo inchino in segno di rispetto e sottomissione. E anche in quanto ad ostentazione, la mafia cinese - 54 indagati di cui 33 arrestati dalla polizia - non scherza. Il boss, il «capo della mafia cinese, il più potente d' Europa» com' egli stesso si definisce in un' intercettazione telefonica è Zhang Naizhong, 58 anni, originario dello Zhejiang, che per il matrimonio del figlio ha speso 80 mila euro in contanti all' Hotel Hilton di Roma. Facendo arrivare buona parte dei 500 invitati a bordo di Ferrari e Lamborghini.

 

La Dda di Firenze e la squadra mobile di Prato hanno lavorato dal 2011 per smantellare la cupola mafiosa della logistica.

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Dall' inchiesta «China Truck» emerge uno stile tipicamente mafioso: sullo sfondo c' è una guerra fra bande cinesi a Prato per il controllo delle attività illecite, che a partire dal 2000 è costata numerosi morti e che per lungo tempo ha diviso le gang secondo la provenienza.

Da una parte i gruppi della regione cinese del Fujian, dall' altro quelli del Zhejiang. Poi arriva la «pace» con il dominio di Zhang Naizong, il «capo dei capi», come lo descrive il procuratore capo di Giuseppe Creazzo.

 

Il boss rivendica metodi da imprenditore. In un' intercettazione riportata nelle 320 pagine dell' ordinanza del gip Alessandro Moneti afferma che «nella mafia ci vuole la strategia per andare avanti... hai capito?...alla mafia di oggi non serve più l' arroganza e la violenza... ci vuole la strategia... la persona che ha la strategia migliore vince». Ma non disdegna affatto le maniere forti, «perché contano i fatti. Se sei un nemico allora sei finito! Quando un fratello litiga con un nemico mi può puntare la pistola addosso, secondo il carattere di Naizhong gli dirò: "Premi il grilletto!" Le persone hanno tanta paura di questo tipo di carattere».

 

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E ancora: «Nella mafia ci sono le regole della mafia, se una persona non rispetta le regole come fa a continuare a camminare lungo la strada della mafia....». La polizia ha accertato violenze e intimidazioni nei confronti delle ditte di trasporti che non si piegavano alla volontà di Zhang Naizhong. Risultava residente a Roma, dov' è stato arrestato ieri mattina, ma aveva Prato come base economica della logistica degli articoli realizzati nelle varie Chinatown . Una volta temendo di essere pedinato «aveva cambiato auto 8 volte» nel percorso fra la capitale e Prato. La cupola cinese imperava sull' intero territorio europeo da Francia e Olanda, a Spagna, Portogallo e Germania. Unica donna finita in carcere è l' amante del boss, Chen Xiaomian detta Amei, 41 anni, che gestisce come segretaria e manager i capitali leciti e illeciti dell' organizzazione, ingente denaro reinvestito in attività redditizie. Nella sua abitazione la polizia ha trovato numerosi gioielli e 30 mila euro.

Secondo il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho «la criminalità cinese, come quelle albanesi e romene, comincia a profilarsi come organizzazione mafiosa sul territorio italiano».

 

POCHI CONTROLLI

Paolo Baroni per la Stampa

 

È un mercato che, nonostante la crisi ed una concorrenza selvaggia, vale ben 77 miliardi di euro. Una torta ricchissima ma anche un mercato molto frammentato, dove operano circa 100 mila imprese (116 mila quelle ufficialmente iscritte all' albo, anche se almeno 10 mila sono fittizie), ma anche un settore molto poco controllato e quindi facilmente permeabile da parte delle organizzazioni criminali.

 

Viaggiano su gomma i due terzi delle merci italiane, spostate dal Brennero alla Sicilia e viceversa da un esercito di 400-450 mila mezzi pesanti a fronte di un parco nazionale di carri e autocarri che a fine 2016 superava quota 4 milioni.

Pochi quelli di ultima generazione dotati dei più moderni sistemi di sicurezza, tanti quelli vetusti e poco sicuri (età media 15 anni). In Italia coi camion si trasporta ovviamente di tutto: entro un raggio di 50 km soprattutto minerali e prodotti delle cave (29%), lavorazioni industriali (17,1%), materie prime secondarie e rifiuti (12,7%) e alimentari (8,6%); sopra i 50 km invece vanno per la maggiore gli alimenti (17,9%), quindi metalli e manufatti (9,3%), lavorazioni industriali (9,3) ed infine prodotti agricoli, pesce e legname (8,9%).

 

Mafia cinese roma Mafia cinese roma

Secondo l' ultimo Dossier sul trasporto merci redatto dall' Anfia, l' Associazione nazionale dei costruttori di auto e mezzi di trasporto, nel 2016 il valore della logistica in Italia era pari a 109 miliardi di euro, con circa 77 miliardi generati dagli operatori che lavorano conto terzi.

 

L' Italia, con una quota complessiva del 7%, è al sesto posto della graduatoria europea dietro a Germania (17% dei volumi totali e 310 miliardi di tonnellate/chilometro trasportate in un anno), Polonia (15%), Spagna (12%), Regno Unito e Francia (9%). In totale, secondo le ultime stime di Confcommercio, in Italia quest' anno viaggeranno su gomma all' incirca 167,5 miliardi di tonnellate/chilometro, contro i 22 trasportati via ferrovia. «Il sommerso? È certamente tanto - spiega il presidente di Conftrasporto, Paolo Uggè - ma è difficile quantificarlo. Servirebbero controlli mirati, che nel caso dell' operazione "China Truck" hanno dimostrato di funzionare, controlli a campione con pattuglie dedicate e norme più stringenti sull' Iva come chiediamo da tempo ed il problema emergerebbe in tutta la sua evidenza».

 

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Non ci sono però solo i traffici dei cinesi a guastare il mercato: a danneggiare il settore, spiega Uggè, è soprattutto «il dumping sociale messo in atto da imprese italiane che sempre più spesso si trasformano in imprese "comunitarie" e operano dalla Romania o da altri Paesi entrati più di recente nell' Ue e da parte di imprese che invece ne prendono semplicemente in affitto lavoratori pagandoli appena 25 mila euro l' anno. In base alle norme europee qui da noi potrebbero effettuare al massimo tre operazioni di cabotaggio alla volta e non certo piazzarsi qui per sempre: anche in questo caso basterebbe effettuare un po' di controlli di limitare notevolmente questo fenomeno». Rispetto ai cinesi Uggè lancia poi un avvertimento: «La Via della Seta per noi può essere una buona opportunità - spiega - però teniamoci il controllo dei porti, non vendiamoli ai cinesi, perché altrimenti perdiamo una delle poche leve di controllo che ci restano».

 

 

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