FINE PENA MAI: RAFFAELE CUTOLO AL 41 BIS PURE DA MORTO - L'AVVOCATO DEL BOSS HA PRESENTATO UN ESPOSTO-DENUNCIA PER LE MODALITÀ CON CUI SI È SVOLTO IL FUNERALE: "ALLA MOGLIE E ALLA FIGLIA È STATO VIETATO DI AVVICINARSI ALLA SALMA. NON HANNO POTUTO PORRE SULLA BARA ALCUN OGGETTO, NÉ CORONE, NÉ FIORI O IMMAGINI SACRE. COME PUÒ UNA PERSONA PRIVA DI VITA 'CAPIRE' IL SENSO DI QUEST’ULTIMA PENA INFLITTA?"

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Marco Di Caterino per “Il Mattino

 

MANIFESTO FUNEBRE DI RAFFAELE CUTOLO MANIFESTO FUNEBRE DI RAFFAELE CUTOLO

Il 41 bis applicato in vita ha continuato a «seguire» Raffaele Cutolo anche da morto. E nella notte dei funerali, il 20 febbraio scorso, funzionari della prefettura e questura di Napoli effettuarono un sopralluogo nel Castello Mediceo di Ottaviano.

 

«Forse per scacciarne il fantasma», dice al telefono l’avvocato Gaetano Aufiero, difensore del fondatore della Nco, che rivela il particolare, ancora turbato per come si sono svolti i funerali del suo assistito.

 

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«Ho appena fatto firmare dalla vedova Immacolata Iacone un dettagliato esposto che invierò alla Procura di Parma, per fare piena luce sui funerali del mio assistito e per accertare se siano stati commessi abusi e reati per le incredibili e inumane modalità con le quali si sono svolti i funerali», tuona Aufiero: «Una cosa sono i reati, la pericolosità di un condannato. Un’altra è l’umana pietà che nella morte non si può negare a nessuno, in uno Stato democratico».

 

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LA SEQUENZA

Nell’esposto-denuncia sono riportati fatti sui quali si chiede chiarezza. A iniziare dal decesso di Raffale Cutolo, morto nella tarda serata di mercoledì 17 febbraio nel centro clinico del penitenziario di Parma, con l’immediata disposizione del sequestro della salma da parte del pubblico ministero della procura parmense.

 

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Un provvedimento che ha di fatto impedito alla moglie, giunta a Parma nelle prime ore del mattino del giorno seguente, di vedere la salma del marito. Eseguita l’autopsia due giorni dopo la morte, il pm ha poi dissequestrato la salma per la riconsegna ai familiari, concedendo alla moglie e alla figlia tredicenne Denise di entrare nell’obitorio.

 

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«E qui accade una cosa incredibile – dice il legale di Cutolo - perché nel provvedimento di dissequestro il magistrato aveva ordinato che né l’una né l’altra potevano avvicinarsi alla salma. Vietato porre sulla bara alcun oggetto, né corone, né fiori, o immagini sacre. Un “saluto” – continua Gaetano Aufiero – a debita distanza e con la tassativa presenza delle forze dell’ordine, per appena cinque minuti. Misure abnormi e irragionevoli. Come può una persona priva di vita “capire” il senso di quest’ultima pena inflitta? Questa forma di 41 bis post mortem - conclude Aufiero - ha finito per colpire due donne innocenti, alle quali è stato tolto il diritto di piangere un loro caro».

 

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Il capo della Nco ha trascorso più di cinquant’anni dietro le sbarre, più della metà dei quali al carcere duro, iniziando dall’Asinara dove lo aveva spedito il presidente Sandro Pertini dopo lo scandalo della trattativa Stato-camorra–Brigate rosse per la liberazione dell’assessore Ciro Cirillo, fino a Parma dove è morto.

 

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«C’è stato un vero e proprio accanimento contro il mio assistito», aveva gridato il legale di Cutolo poche ore dopo la sua morte: «Una volontà di mantenere inalterate tutte le restrizioni del 41 bis nei confronti di un uomo che non era capace nemmeno di provvedere ai minimi bisogni quotidiani e che nemmeno riconosceva più moglie e figlia. Per questo - conclude Aufiero - chiederemo di avere tutti i video dei colloqui, come peraltro è stato concesso ai boss mafiosi, in modo da poter ricorrere all’Alta Corte di Giustizia Europea per detenzione inumana».

 

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LE SOSTE

L’organismo comunitario più volte ha infatti lanciato avvertimenti e sollecitato il nostro Paese ad abolire o modificare le norme durissime del carcere duro al 41bis. Sotto accusa, oltre alle modalità dell’estremo saluto a Raffaele Cutolo, nell’esposto–denuncia ci sarebbero anche i provvedimenti imposti per l’ultimo viaggio del padrino di Ottaviano, con la sorveglianza su tutti i settecento chilometri percorsi dal feretro da parte di centinaia tra poliziotti e carabinieri, che hanno costretto più volte a soste prolungate del carro funebre.

 

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Un viaggio doloroso e stancante per la vedova, che più volte aveva infatti telefonato all’avvocato Aufiero per chiedergli di intervenire. Una strategia, quella delle continue fermate, decisa per far in modo che la salma giungesse ad Ottaviano nel cuore della notte, riducendo così al massimo i rischi di gesti dimostrativi o feticistici dei tanti «nostalgici» che in quelle ore si sfogavano sui social. «La sepoltura poi – continua il legale di Cutolo – è durata lo spazio di una manciata di minuti alla presenza della vedova, della figlia e della sorella Rosetta stretta ai fratelli.

 

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Persino il povero parroco si è visto prelevare da casa e portato al cimitero dove gli è stata consentita la sola benedizione. Non so se era necessario agire in questo modo – conclude il legale – certo tutto è stato fatto affinché nulla passasse sotto silenzio. Ora vediamo se riusciamo ad ottenere giustizia nel nostro Paese e in Europa».

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