UNA IMANE TRAGEDIA - LA FAMIGLIA DELLA FADIL NON ACCETTA L'ARCHIVIAZIONE E CHIEDE NUOVE INDAGINI - I PARENTI DELLA RAGAZZA PRETENDONO CHIAREZZA SUI PUNTI OSCURI: LA MORTE IMPROVVISA E NON PREVISTA, AD ESEMPIO, POTREBBE ESSERE SEGNO DI SCARSA DILIGENZA DA PARTE DEI MEDICI - L’IPOTESI DI UN FARMACO DEGRADATO, LA PRESENZA CONTEMPORANEA DI TANTE SOSTANZE ANOMALE, I RAGGI ALPHA E GAMMA TROVATI NEI CAMPIONI DI SANGUE E URINA...

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Gianni Barbacetto e Maddalena Oliva per “il Fatto quotidiano”

 

imane fadil 3 imane fadil 3

La famiglia non accetta di chiudere per sempre la vicenda della morte di Imane Fadil. E fa opposizione alla Procura di Milano che il 18 settembre ha chiesto l'archiviazione dell'inchiesta aperta dopo che la ragazza si era spenta, per motivi non chiari, il 1 marzo 2019 all' ospedale Humanitas di Rozzano. L'indagine, per omicidio, aveva ipotizzato anche un avvelenamento, ma dopo una perizia tecnica medico-legale aveva concluso che la morte fosse sopraggiunta per una malattia rara, l'aplasia midollare, di cui restano però sconosciute le cause.

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Alla Procura che sostiene che non c'è stato il tempo affinché "le cure appropriate potessero funzionare", gli avvocati della famiglia, Mirko Mazzali e Nicola Quatrano, con il loro consulente medico Michelangelo Casati, chiedono perché la diagnosi sia arrivata così tardi: una terapia immunosoppressiva, infatti, se fatta per tempo, avrebbe potuto salvare Imane, come salva l'80 per cento dei malati giovani di aplasia midollare.

 

imane fadil al processo ruby del tribunale di milano imane fadil al processo ruby del tribunale di milano

La richiesta di archiviazione della Procura esclude l'avvelenamento, ma anche la "colpa medica" da parte dei sanitari che hanno avuto in cura Imane: "La morte è dovuta a cause naturali", per un male "la cui causa non risulta in alcun modo riferibile a comportamenti dolosi o colposi altrui", né del "personale medico e paramedico dell' Humanitas" per cure sbagliate o insufficienti. La famiglia ritiene invece che ci siano tante domande rimaste senza risposta. La morte è arrivata relativamente improvvisa e inaspettata. Alla 4 di notte del 1 marzo, l'infermiera di turno, Francesca Napoleone, è stata chiamata da Imane, che ha poi detto di sentirsi meglio.

 

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Ma dopo circa un'ora e mezzo, la stessa infermiera è tornata dalla paziente per prelievi di routine e ne ha constatato la morte. Imane era completamente girata nel letto, come se avesse avuto una crisi convulsiva, e si era morsa la lingua, con un abbondante sanguinamento. La morte improvvisa e non prevista potrebbe essere segno di scarsa diligenza e perizia da parte dei medici. La "emorragia gastroesofagea in aplasia midollare" avrebbe potuto forse essere prevista ed evitata.

 

Negli organi, nel sangue e nell'urina della ragazza sono state trovare tracce di piridina, una sostanza altamente tossica. I pm la spiegano come residuo di un farmaco. Ma non hanno verificato se potesse essere invece l'effetto di un farmaco degradato. I periti della Procura hanno esaminato la presenza di metalli pesanti nel corpo della ragazza: tramadolo, nichel, cromo e altri. Hanno concluso che nessuno di essi, da solo, avrebbe potuto provocare l'avvelenamento mortale. Ma non hanno valutato gli effetti della presenza contemporanea di tante sostanze anomale, comunque in quantità non proprio irrilevanti.

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E che fine hanno fatto i raggi alpha e gamma trovati nei campioni di sangue e urina il 12 febbraio 2019 dal dipartimento di Fisica dell' Università di Milano? Solo molto più tardi - il 15 marzo 2019 - sono state effettuate altre rilevazioni nell' abitazione e sugli effetti personali di Imane, che hanno escluso la presenza di radioattività. I periti della Procura hanno affermato che esistono "decine di migliaia" di elementi tossici che possono portare alla morte: ma poi ne hanno esaminato solo una piccolissima parte. E non hanno neppure posto il problema di una possibile colpa professionale dei medici che hanno visitato Imane a casa sua il 24 gennaio 2019, senza ordinare il ricovero.

 

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Per questo la famiglia chiede l' accertamento dell' effettiva presenza di piridina in uno dei farmaci somministrato a Imane; la verifica dell' ipotesi che quella sostanza sia stata rilasciata per degradazione del farmaco; la valutazione del perché tanti elementi tossici, e in dosi così elevate, fossero presenti nella ragazza; l' allargamento della ricerca ad altre possibili cause di avvelenamento, anche in centri esteri specializzati; l' accertamento se fosse prevedibile ed evitabile l' emorragia che ha determinato la morte. E domanda: perché la diagnosi non è arrivata prima, quando le cure avrebbero potuto salvare Imane?

 

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