INDIANA D'AMERICA - RESHMA È STATA SFIGURATA CON L'ACIDO DAL COGNATO, PERCHÉ AVEVA OSATO DIFENDERE LA SORELLA CHE VENIVA PICCHIATA. TRA POCHI GIORNI VOLERÀ A NEW YORK PER LA FASHION WEEK, PER UNA CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE - FA TUTORIAL SU YOUTUBE E AIUTA LE ALTRE RAGAZZE: ''HO RITROVATO LA FIDUCIA IN ME STESSA''

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Viviana Mazza per il ''Corriere della Sera''

 

reshma qureshi reshma qureshi

È stata sfregiata con l’acido due anni fa nel villaggio di Allahabad, nell’Uttar Pradesh, dal cognato che picchiava sua sorella e l’ha punita perché s’era immischiata. Reshma Qureshi ha diciannove anni e non ha mai lasciato l’India, nemmeno per un breve viaggio. Ma tra pochi giorni volerà in America, per la Fashion Week di New York che inizia l’8 settembre. È stata invitata a salire in passerella per portare l’attenzione su un crimine che colpisce centinaia di donne ogni anno nel suo Paese.

 

Ha pianto di gioia quando l’ha saputo. «Voglio assorbire tutto quello che la città ha da offrire. Voglio provare nuovi piatti, ho mangiato sempre e solo cibo indiano per tutta la vita. Mi hanno detto di Times Square, mi hanno spiegato che è aperta 24 ore su 24, sono curiosa di vedere com’è possibile», dice al Corriere da Mumbai. La storia di Reshma è tristemente comune in India, dove mille donne ogni anno denunciano di aver subito attacchi con l’acido, ma molte altre non parlano per via dello stigma sociale e perché i colpevoli sono spesso loro parenti.

 

reshma qureshi e le altre ragazze reshma qureshi e le altre ragazze

«Mio cognato mi ha attaccata perché io e la mia famiglia avevamo avuto il coraggio di opporci a lui», ci racconta la ragazza. «Era violento con mia sorella e noi l’abbiamo aiutata ad andarsene. Poi lui ha rapito il loro bambino di 5 anni e lo abbiamo denunciato alla polizia. Il giorno dopo, quando ha dovuto lasciare andare il figlio, se l’è presa con me. Stavo andando a sostenere un esame con mia sorella e mia madre; lui con due complici si è avvicinato, mia sorella mi ha urlato: “Corri!”. Ma mi hanno bloccata, mi hanno versato l’acido in faccia».

 

Un nuovo inizio

Reshma voleva fare l’insegnante. «Ho sempre desiderato imparare la lingua e poi insegnarla ai bambini piccoli». La sua vita, dopo l’attacco, sembrava finita. Ma una organizzazione non governativa, Make Love not Scars, fondata a Mumbai da una giovane indiana, Ria Shama, l’ha aiutata a ricominciare, con l’aiuto di un mondo, quello della pubblicità e della moda, che non sempre va al di là delle apparenze.

 

reshma qureshi e le altre ragazze sfregiate reshma qureshi e le altre ragazze sfregiate

Rashma è diventata il volto di una campagna chiamata #EndAcidSale. Appare oggi in enormi cartelloni pubblicitari per le strade di Mumbai con messaggi come: «Ci vogliono 2 minuti per mettersi il fard, ma solo 3 secondi per sfregiare un volto» e «Trovare la tonalità giusta di rossetto è più difficile che trovare l’acido concentrato».

 

È diventata la protagonista di una serie di tutorial di make-up: «I consigli di bellezza di Reshma». E i commenti positivi degli utenti l’hanno aiutata. «Mi hanno restituito la fiducia in me stessa che avevo perduto». A invitarla a New York è stata «FDL Moda», un’azienda fondata da un’italiana, Ilaria Niccolini, che ha lanciato la campagna #TakeBeautyBack per cercare di aumentare la diversità nel mondo delle sfilate. «Crediamo che la moda e l’intrattenimento siano gli strumenti di comunicazione più potenti dopo la religione e la politica», osservano Ilaria e Ria.

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reshma qureshi reshma qureshi reshma qureshi sfigurata dal cognato reshma qureshi sfigurata dal cognato reshma qureshi reshma qureshi

«I cartelloni pubblicitari, i palcoscenici, gli schermi, le immagini possono diffondere messaggi forti». Il messaggio è che le cose possono cambiare rendendo meno accessibile l’acido, che viene usato nelle industrie e nell’artigianato e venduto a prezzi bassissimi; secondo, applicando le leggi. «Le leggi ci sono, ma non viene fatta giustizia quasi mai» spiega Ria. «I sopravvissuti vivono con i pochi soldi di compenso che vengono loro promessi dal governo e questo non basta».

 

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