“CE L'HAI TUTTE? HA DA FÀ LA SELEZIONE” -  UNA NUOVA INTERCETTAZIONE INGUAIA LA PRESIDENTE DELL’UMBRIA, CATIUSCIA MARINI: PRIMA DEL CONCORSO CHIESE AL DG DELL'AZIENDA OSPEDALIERA LE DOMANDE CHE DOVEVANO RESTARE SEGRETE - SECONDO I PM, LA MARINIA CHIESE A EMILIO DUCA SE GLI POTEVA MANDARE UNA PERSONA DI FIDUCIA PER PRENDERE LE DOMANDE DA CONSEGNARE ALLA CANDIDATA DA FAVORIRE…

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Maria Rosa Tomasello per “la Stampa”

CATIUSCIA MARINI CATIUSCIA MARINI

 

Dei quattro posti per assistenti contabili nella categoria C (le cosiddette categorie protette) messi a concorso nel 2018 dall' Azienda ospedaliera di Perugia, tre furono assegnati ai candidati segnalati da altrettanti «esponenti politici di elevata caratura», che comunicarono «tracce riservate» e poi «domande che dovevano restare segrete», e tra questi, secondo l'accusa della procura di Perugia contenuta nella richiesta dei pm, ci sarebbe stata anche la presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini. Per gli altri candidati (97 le persone ammesse) nessuna chance.

 

Ma anche il quarto fu pilotato. « Ce l' hai tutte? Ha da fà la selezione» chiede Marini, in un colloquio intercettato il 10 maggio - sei giorni prima della prova scritta - a Emilio Duca, direttore generale dell' azienda, riferendosi - scrivono i pm, - alle tracce che il manager si è appena procurato. Il dialogo è contenuto nel lungo atto d' accusa (500 pagine) firmato dal procuratore Luigi De Ficchy con i sostituti Paolo Abbritti e Mario Formisano, che il 12 aprile ha portato all' arresto di quattro persone (35 gli indagati).

Catiuscia Marini Catiuscia Marini

 

La persona alla quale la presidente si riferisce è A.C., nuora di un ex funzionario di rilievo della Legacoop Umbria che sarebbe stata segnalata alla governatrice dalla vedova di quest' ultimo. Duca, come documenta l'indagine con immagini riprese nel suo studio, ha ricevuto gli argomenti delle prove scritte da Rosa Maria Franconi, presidente della commissione d' esame al mattino.

 

«La figlia di.... mettetela dentro, non lo so.» dice Marini. La presidente, sintetizzano i pm, «chiede a Duca se gli può mandare la Marisa a prendere le domande da consegnare alla candidata, ma Duca tentenna e così Marini chiama il suo consigliere politico» e gli chiede «di mettere le tracce della prova scritta in una busta e di portarle a Marisa, quella della Legacoop», in modo da farla avere alla candidata. La storia del concorso è già scritta: «I posti sono già finiti» dichiara Duca prima ancora delle prove d' esame.

EMILIO DUCA EMILIO DUCA

 

Un'affermazione che trova conferma nelle pagine successive. A essere nominati vincitori, il 25 giugno, saranno i candidati "sponsorizzati" secondo i pm oltre che da Marini, da Maurizio Valorosi, direttore amministrativo dell' azienda con Marco Cotone, segretario regionale Uil Fpl, da Giampiero Bocci, segretario regionale del Pd, e da Moreno Conti, componente della direzione regionale dem.

 

«La delicatezza della vicenda induce alla massima cautela» commenta Nicola Pepe, difensore della presidente Marini, rinnovando fiducia negli inquirenti, e sottolineando che la governatrice non intende «alimentare strumentalizzazioni politiche che possano rappresentare un intralcio all' accertamento della verità, assai distante dalle rappresentazioni fornite da alcuni articoli giornalistici».

 

CATIUSCIA MARINI E GIANPIERO BOCCI CATIUSCIA MARINI E GIANPIERO BOCCI

La linea del Pd sull' inchiesta non cambia, ma l' imbarazzo aumenta nel timore di un allargamento dell' indagine in vista delle amministrative di maggio. Per uscire dal pantano, Catiuscia Marini lavora a tappe forzate. Ieri ha incontrato a Roma il ministro della Salute Giulia Grillo. «Abbiamo offerto alla regione Umbria la possibilità di essere appoggiati da un nucleo di esperti in questa fase delicata» ha detto Grillo al termine dell' incontro, sottolineando che per il vertice dell' azienda ospedaliera decapitata dall' inchiesta sono sul tavolo «un paio di nomi», mentre prosegue l' attività ispettiva. «Nelle prossime 24-48 ore avremo i nuovi vertici» ha annunciato Marini. Ieri il direttore generale Duca, finito ai domiciliari, si è dimesso. E a rimettere l' incarico è stato anche Bocci, anche lui agli arresti, che ha restituito la tessera «per tutelare il Pd».

 

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