Giacomo Amadori per “la Verità”
MARIO FRESA CON LA MOGLIE SARAH
«Il triangolo no, non l' avevo considerato. D' accordo ci proverò, la geometria non è un reato. Garantisci per lui, per questo amore un po' articolato, mentre io rischierei, ma il triangolo io lo rifarei...». Non avevamo previsto in tanti anni di carriera che per descrivere le disavventure di un giudice avremmo preso a prestito le strofe di Renato Zero, anziché quelle di Fabrizio De André.
La storia del magistrato Mario Fresa e della moglie Sarah Urbanetz sta diventando un fogliettone più degno dei rotocalchi rosa che delle cronache giudiziarie, anche se la loro vicenda era divenuta di pubblico dominio collegata a una querela della donna.
Sarah, con un occhio pesto, si era rivolta al pronto soccorso e poi al commissariato per accusare il marito di lesioni.
mario fresa con la mogiie sarah - inaugurazione dell'anno giudiziario
Martedì, però, la trentaduenne brasiliana, dopo aver abbandonato per venti giorni il tetto coniugale, vi ha fatto ritorno e la storia, da caso di nera, rischia di essere velocemente derubricata a zuffa casalinga, giudici permettendo, visto che in Procura resta aperto un fascicolo per lesioni.
Comunque, passata la fase acuta della crisi e il momento della separazione, ci si può soffermare sulle vere cause della lite, descritte con dovizia di particolari nella denuncia della Urbanetz. Dalle due paginette emerge il Fresa che non ti aspetti, un tombeur de femmes in toga che il suo aspetto timido e un po' gracile non lasciavano immaginare. Infatti a scatenare la gelosia della consorte e il successivo litigio sarebbero state le scappatelle del cinquantottenne magistrato. Evidentemente dotato di un fascino impensato.
L' ultima conquista sarebbe tal Marcela Magalhaes, una splendida trentaseienne carioca che lavora all' ambasciata brasiliana di Roma. La donna su Facebook sfoggia un book fotografico degno di una modella, ma unisce alla bellezza l' intelligenza, come rivela il lungo cursus studiorum, dalla laurea in scienze sociali al dottorato di ricerca. La signora è anche impegnata nell' associazionismo e come giornalista «a favore della democrazia e dell' antifascismo» (il suo ultimo articolo sul sito Blackpost si intitolava «Il sottile razzismo delle adozioni internazionali»), con tanto di premio alla redazione di cui fa parte promosso dall' Anpi. Il suo cuore batte a sinistra come quello di Fresa, si definisce «compagna» ed evidentemente non crede alla proprietà privata neanche in amore.
È la stessa Sarah a raccontare ai poliziotti che dopo il matrimonio religioso con il magistrato, avvenuto il 9 settembre scorso, la Magalhaes, «una sua collega» (le due hanno lavorato insieme presso l' ambasciata brasiliana) le avrebbe inviato, via messaggio, foto e chat della stessa Marcela e di Mario «dalle quali si evinceva chiaramente il rapporto esistente tra loro».
Nonostante questo ménage à trois Sarah avrebbe proseguito la sua relazione e a novembre avrebbe accompagnato a Firenze il marito, in Toscana per motivi di lavoro.
Sempre nella denuncia la brasiliana racconta che una sera, in un hotel fiorentino, aveva voluto «sorprendere» il marito «con i progressi fatti grazie alla dieta» e per questo aveva indossato «un completino intimo per l' occasione».
Ma di fronte a quell' iniziativa piccantina, il pm si sarebbe irrigidito: «Che sei una mignotta? Che ti metti in competizione con Marcela?». La reazione sarebbe andata oltre le parole, già sgradevoli: «Mi stringeva il braccio sinistro finendo per procurarmi un vistoso ematoma e mi buttava sul letto continuando a gridare: "Che vuoi metterti in competizione con Marcela?" e io gli urlavo di smetterla gridando "Aiuto! Aiuto!". A quel punto si allontanava e usciva dalla camera d' albergo».Anche il 10 marzo la coppia avrebbe litigato per colpa di Marcela. Ecco che cosa ha fatto mettere a verbale Sarah: «Durante la lite, Mario mi ha sferrato un pugno all' altezza della tempia destra cagionandomi un vistoso ematoma con rigonfiamento all' altezza dell' arcata sopraccigliare».
Sentendo le urla di dolore sarebbe accorsa la tata che avrebbe detto alla Urbanetz: «Così finisce che ti ammazza». All' apice della tensione, Fresa avrebbe ritirato fuori dal cilindro l' amante: «Adesso vado da Marcela, la donna che amo veramente». La Magalhaes, contattata dalla Verità, dopo aver letto su Whatsapp il tema della nostra telefonata (le accuse dell' ex collega), non ha ci ha risposto, né richiamato.
Pure l' avvocato di Fresa, Antonio Villani, ha preferito non commentare, sebbene i guai del suo assistito nascano proprio da questa supposta liaison. Che il sostituto procuratore generale sia un po' birichino si evince anche da un altro passaggio della denuncia: «All' inizio del luglio scorso per il problema del peso, sempre spinta da mio marito, andai in cura per due settimane in una clinica a San Marino chiamata Mességué e venivo a conoscenza che durante questo periodo lui aveva diversi incontri con altre donne».
Presunti tradimenti che avrebbero causato diverse liti famigliari. Il giudice, però, dopo le discussioni, avrebbe un modo tutto suo di rappacificarsi con la moglie. Rose? Gioielli? No, l' indagato userebbe un' altra tecnica, come svela la compagna: «Dopo aver litigato Mario mi chiede di far pace facendo l' amore. Nei casi in cui mi rifiuto lui è solito masturbarsi davanti a me».
Non sta a noi giudicare questi comportamenti, ma bisogna riconoscere che con il suo racconto la Urbanetz offre l' immagine di un uomo, che in un mondo sessualmente fluido, tiene alta la bandiera della italica mascolinità. Alla fine da questa vicenda affiora un ritratto inatteso di questo giudice dei giudici, noto per la sua intransigenza in sede disciplinare, ma che, a quanto sembra, sotto la toga dell' implacabile inquisitore celerebbe uno slancio sensuale degno dei personaggi di Vitaliano Brancati o, se preferite, del Lando Buzzanca del Merlo maschio.
Un magistrato capace di tenere insieme la passione per i codici con quella per le belle donne o, come canta Renato Zero, per la geometria.