“MEGLIO NARCOS CHE CAMERIERI” – IN ANDALUSIA, AL CONFINE CON GIBILTERRA, C’È UN PAESE CHE VIVE DI HASHISH – DA LÌ PASSA IL 75% DEL TRAFFICO EUROPEO DEL ‘FUMO’ CONSUMATO IN EUROPA – A COMANDARE SONO POCHE FAMIGLIE, E LA POLIZIA...

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Francesco Olivo per la Stampa

 

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Nella borgata di San Bernardo tutto è pronto per lo sbarco: trentacinque persone, tanti giovanissimi, ognuno sa quello che deve fare. Il carico in arrivo dal Marocco vale qualche milione di euro. L’operazione dura due minuti in tutto e nessuno deve sbagliare niente.

 

Tra le strade sterrate si legge un cartello: «Benvenuti alla Linea de la Concepción, Andalusia», siamo al confine con Gibilterra, disoccupazione più alta di Spagna, ma con un’economia parallela non da ridere: da qui passa, si calcola, il 75% dell’hashish che si consuma nell’Europa Occidentale, Italia compresa.

 

La merce arriva, fresca di campo, dal Marocco, 200.000 ettari coltivati, praticamente senza ostacoli, in partenza e all’arrivo. Alla Linea si occupano della logistica e praticamente tutto il paese è coinvolto, più o meno direttamente e si fanno soldi facili, in una terra altrimenti poverissima.

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A comandare sono poche famiglie, due o tre al massimo, i boss, tutti di qui, vanno direttamente dai coltivatori, ordinano, pagano e montano il carico su potenti motoscafi. Dalla costa marocchina, a quelle velocità, il viaggio è breve.

 

All’arrivo, l’organizzazione è meticolosa, tutti hanno un compito preciso e ben ricompensato, per fare il palo le «narco-famiglie» pagano anche mille euro a notte «per tenere un telefono in mano tre ore guadagno quello che questo cameriere prende in due mesi», spiega un ragazzo al bar della piazza. Brutale, ma è così.

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Chi c’è a bordo

I carichi sono pesanti, ogni imbarcazione scarica anche 2000 chili. A bordo sono in tre, il pilota, un meccanico e un marocchino che funge da notaio. In pochi attimi l’hashish viene messo su fuoristrada che trasportano il tutto nei magazzini delle borgate, per una decina di giorni la merce resta lì, in attesa dei camion che partono verso il Nord.

 

Tutto avviene alla luce del sole, anche letteralmente, non sempre si aspetta la notte. Il tariffario è impressionante: il pilota arriva a guadagnare 70.000 a viaggio e non rischia un granché («nemmeno scende dalla barca»), chi guida le auto (pochi chilometri) circa 6 mila euro. I più ricchi sono quelli che ospitano la merce a casa.

 

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La polizia spagnola conosce tutto e tutti. «Qui hanno portato un carico ieri notte - racconta un investigatore guidando tra i vicoli del quartiere dell’Atunara -, ecco i segni sullo sterrato». Ma ostacolare il traffico è difficile per due motivi. il primo è materiale, i motoscafi arrivano a velocità folli e spesso con altre «lance» per depistare i gli agenti ed è quasi impossibile fermarli. «Servirebbero più poliziotti», spiega a un bar di Algeciras, José Encinas, rappresentante degli agenti della Guardia Civil «a Madrid devono capire che questa è una guerra e le persone che vengono a lavorare qui devono essere incentivate, come è successo nei Paesi Baschi con l’Eta, altrimenti non ce la facciamo».

 

Antennisti e benzinai

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Il secondo freno è, per così dire, ambientale: in una zona poverissima il business vive di complicità enormi e non è popolare per nessuno, a partire dalle amministrazioni locali intraprendere una guerra. D’altronde qui tutti sono coinvolti: i meccanici, i benzinai, gli idraulici, gli antennisti, i medici. Persino i vecchi delle case popolari del lungomare della Linea danno, più o meno consapevolmente, una mano. Qualche giorno fa la polizia nazionale ha scoperto un radar molto sofisticato nel salotto di casa di un pensionato, messo lì con lo scopo di intercettare le comunicazioni delle forze dell’ordine.

 

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«È un attrezzo complicatissimo da installare - spiegano due agenti coinvolti nell’operazione - il vecchietto non sapeva nemmeno come si accendesse, ma è stato pagato per il disturbo». Sulla spiaggia dell’Atunara, un dedalo di viuzze che diventano assai vivaci al calar del sole, ogni intervento della polizia viene ostacolato dagli abitanti.

 

Tra i poliziotti c’è la sensazione di una guerra persa: «L’impunità è totale, questi nemmeno si prendono il disturbo di nascondere la droga in macchina» dice un altro agente mostrando le foto dell’ultimo sequestro di merce. «La carriera dei narcos nasce dal tabacco - racconta davanti agli scogli della baia uno storico agente della zona -, il contrabbando da Gibilterra c’è sempre stato. Chi fa i soldi con le sigarette, poi riesce a comprarsi un motoscafo e si butta sul business della droga».

 

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La zona è calda: a dieci chilometri dalla Linea c’è Algeciras, il porto dove sbarca la cocaina dall’America Latina. Il fenomeno non è nuovo, ma negli ultimi tempi sta dilagando prendendo una piega violenta. Per le forze dell’ordine ogni giorno ha la sua pena, ma il 6 febbraio non se lo dimentica nessuno. La polizia aveva fermato, dopo un inseguimento, uno dei boss della zona, della famiglia dei Los Castañitas. Ferito per la caduta in moto il detenuto finisce in Pronto soccorso. Passano pochi minuti e all’ospedale arrivano 20 persone incappucciate e armate, che minacciando medici, infermieri e pazienti liberano il prigioniero ferito, lo mettono su un’acqua scooter e lo consegnano ai complici in Marocco. «Quei 20 erano un squadra pronta per lo sbarco di un carico che poi è stata deviata sull’ospedale». Linea de la Conncepció, provincia del Messico.

 

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