1. “IL NONNISMO IN CASERMA ERA TERRIBILE”. PARLA UN COMMILITONE DEL SOLDATO STUPRATO 35 ANNI FA NELLA CASERMA DELLA CECCHIGNOLA: “I PIÙ ANZIANI COSTRINGEVANO I NUOVI VENUTI, I COSIDDETTI 'ROSPI', A TORTURE VARIE: CHI VENIVA COSTRETTO A PULIRE A MANI NUDE I CESSI, CHI FATTO SALTARE A TUFFO DALL'ARMADIETTO E CHI INVESTITO DA FIUMI DI PISCIO…”

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Fabrizio Peronaci per “il Corriere della Sera - edizione Roma”

 

STUPRO ALLA CECCHIGNOLA - LA VITTIMA STUPRO ALLA CECCHIGNOLA - LA VITTIMA

«Certo che lo ricordo, era il più sensibile e introverso. Lo mettevano sempre in mezzo!» È lui il soldato del biglietto sotto il cuscino. L'unico commilitone che, «nell' inferno della naja», si schierò a difesa di L.D., vittima di uno stupro di gruppo avvenuto 35 anni fa in una caserma della Cecchignola. «Sii forte, ciao», gli scrisse al momento del congedo. Firmato: «Giorgio». I fatti - ricostruiti in un' intervista choc al Corriere e ora al centro di un'inchiesta della Procura militare guidata da Marco De Paolis - risalgono al 1982.

 

Una vita fa. Chiusa la parentesi con le stellette, s' erano persi di vista. Per sempre, pensavano. Ma adesso - in un amarcord in bilico tra «Il grande freddo» e «Full metal jacket» - i due vecchi compagni di camerata si sono ritrovati e quel tenero gesto d'amicizia è tornato d' attualità. «Ciao, sei proprio tu?» «Sì, ti riconosco! La voce è la stessa!» La telefonata tra gli ex commilitoni cinquantenni è stata cordiale, sull' onda delle emozioni.

STUPRO ALLA CECCHIGNOLA - LA VITTIMA STUPRO ALLA CECCHIGNOLA - LA VITTIMA

 

A un capo del filo c'era la vittima degli abusi sessuali, oggi assessore in un comune piemontese, l'ex Vto (Volontario tecnico operatore) del Genio trasmissioni che oltre un terzo di secolo dopo, grazie al sostegno di una psicologa, è riuscito a elaborare il trauma; dall'altra parte Giorgio Fazi, anche lui torinese, diventato nel frattempo commerciante, titolare di una società di rivendita autoradio.

 

L'«amico del bigliettino» non è stato ancora sentito dal nucleo di polizia giudiziaria di viale delle Milizie, comandato dal maggiore Carlo Bruno Spinetta. E sarà una testimonianza importante: l'inchiesta per concorso in lesioni personali gravissime e minaccia ad inferiore (su cui dovrà pronunciarsi il gip) acquisisce infatti un primo e solido riscontro. «Certo che lo ricordo! - conferma Fazi - Siamo stati insieme alla Cecchignola, alla Scuola Trasmissioni, e poi a Torino. Quante volte l' ho difeso, mettendomi fisicamente in mezzo!

STUPRO ALLA CECCHIGNOLA - LA VITTIMA STUPRO ALLA CECCHIGNOLA - LA VITTIMA

Lo prendevano in giro, stuzzicavano, deridevano. Volevano buttarlo nella doccia, costringerlo a prove massacranti. Era il bersaglio preferito, poveretto. Ma della violenza nella lavanderia non sapevo nulla...»

 

Già. Di quello stupro attuato di notte con un manico di scopa la vittima non aveva parlato mai. Neanche ai genitori e a suo fratello. Muto, per 35 anni. Fino un mese fa. L'amico Giorgio ricorda la loro silenziosa frequentazione e i gesti di solidarietà, ma non i nomi dei commilitoni (già acquisiti dalla Procura: due di Bitonto, uno foggiano) che lasciarono L.D. sanguinante in lavanderia, né degli ufficiali che lo avrebbero costretto a mentire, per tutelare l'immagine dell' Esercito.

 

STUPRO ALLA CECCHIGNOLA - LA VITTIMA STUPRO ALLA CECCHIGNOLA - LA VITTIMA

«Il messaggio sotto il cuscino glielo scrissi in seguito, quando lasciai il 41° Battaglione a Torino, dove ci avevano trasferiti. Lì il nonnismo toccò livelli da incubo. Io reagivo, mandavo a quel paese, ma lui incassava, lo vedevo sempre più traumatizzato...» Cosa accadeva di preciso? «I più anziani, indossando false mostrine, costringevano i nuovi venuti, i cosiddetti 'rospi', a torture varie: chi veniva costretto a pulire a mani nude i cessi, chi fatto saltare a tuffo dall'armadietto con la scusa di formarlo come paracadutista, chi investito da fiumi di piscio...» Come, come? «In caserma venivano custoditi bidoni da almeno 50 litri di urina, fatta da tutti noi, destinati a qualche esame nelle case farmaceutiche. Ebbene, spesso finivano scaraventati addosso a chi dormiva».

 

STUPRO ALLA CECCHIGNOLA - LA VITTIMA STUPRO ALLA CECCHIGNOLA - LA VITTIMA

Nuovi filoni d' inchiesta si apriranno? Saltato il tappo, altri atti estremi di nonnismo - antichi o recenti - sono destinati a riaffiorare e a dare lavoro alla Procura militare? Gli inquirenti non lo escludono. Per ora, comunque, le indagini restano circoscritte alla denuncia iniziale. I locali alla Cecchignola teatro dello stupro con il manico di scopa sono stati individuati: si tratta della caserma «Perotti», in via dei Genieri, ancora oggi sede della Scuola trasmissioni. Al primo piano i tre pugliesi, quella notte, segnarono l'esistenza di un coetaneo. Per gioco, per crudeltà.

 

E nei giorni seguenti il capitano A., il tenente T. e un maresciallo di fureria avrebbero tenuto tutto coperto: è proprio sui tre ufficiali che, nelle ultime ore, si sono concentrati gli accertamenti. «Sono rincuorato dalla volontà di chiarire l' accaduto - commenta L.D. - ma anche un po' inquieto: mi dispiacerebbe che qualcuno del terzetto, nel frattempo, avesse fatto carriera militare. Non per altro. Ma perché avrei voluta farla io e il trauma me lo impedì. Mentre loro, costringendomi a dire che ero stato violentato in un altro luogo, alla stazione Termini, da sconosciuti, hanno infangato buon nome e dignità dell' Esercito».

 

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