“QUESTO È PAZZO. IO NON CI STO A UCCIDERE QUESTI SOLO PERCHÉ VUOLE LIBERARE I LETTI” – NELLE CHAT LE ACCUSE DEGLI INFERMIERI AL PRIMARIO DEL PRONTO SOCCORSO DI MONTICHIARI, CARLO MOSCA – IL DOTTORE, ORA AI DOMICILIARI, È SOSPETTATO DI OMICIDIO. AVREBBE INTENZIONALMENTE SOMMINISTRATO A PAZIENTI AFFETTI DAL COVID-19 FARMACI AD EFFETTO ANESTETICO E BLOCCANTE NEUROMUSCOLARE, CAUSANDO LA MORTE DI DUE DI LORO…

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Da brescia.corriere.it

 

carlo mosca carlo mosca

Farmaci letali a due pazienti in modo da liberare posti per altri malati che ne avevano bisogno. È questa l’accusa che emergerebbe dall’intercettazione di alcuni messaggi WhatsApp tra un infermiere del Pronto soccorso di Montichiari e un collega. «Io non ci sto ad uccidere pazienti solo perché vuole liberare dei letti».

 

È quello che scrive un infermiere che lavora a Montichiari, l’ospedale dove il primario del Pronto soccorso, Carlo Mosca, è stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario: secondo gli inquirenti avrebbe somministrato farmaci letali a pazienti affetti da Covid.

 

«Io non ci sto, questo è pazzo» risponde il collega parlando della decisione del medico di far preparare i due farmaci che solitamente si utilizzano prima di intubare un paziente. «Anche a voi ha chiesto di somministrare i farmaci senza intubarli? Io non ci sto a uccidere questi solo perché vuole liberare i letti». Sono messaggi agli atti dell’ordinanza con cui il giudice di Brescia ha disposto l’ordinanza di custodia cautelare di Carlo Mosca.

 

Il dottor Mosca è il primario facente funzioni del Pronto soccorso di Montichiari (Brescia) — appena sospeso dal servizio dalla sua Asst — arrestato e posto ai domiciliari dai Carabinieri del Nas: è sospettato di omicidio, l’accusa è che avrebbe intenzionalmente somministrato a pazienti affetti dal Covid-19 farmaci ad effetto anestetico e bloccante neuromuscolare, causando la morte di due di loro — un paziente di 61 anni e uno di 80 — durante la prima ondata pandemica iniziata a fine febbraio 2020. L’uomo — che lo scorso giugno, in una intervista al Corriere, parlava della sua esperienza con i pazienti Covid al Pronto soccorso di Montichiari — è ai domiciliari. I militari hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Brescia.

 

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Le indagini hanno consentito di analizzare le cartelle cliniche di numerosi pazienti deceduti in quel periodo per Covid-19, riscontrando in alcuni casi «un repentino, e non facilmente spiegabile, aggravamento delle condizioni di salute». Tre salme sono state esumate per essere sottoposte a indagini di natura autoptica e tossicologica.

 

«Il quadro accusatorio ipotizzato dagli esiti del procedimento penale e le fonti di prova che documentano la condotta criminosa del medico, sostanzialmente consistita nel somministrare a pazienti «Covid» medicinali idonei a provocare una letale depressione respiratoria, hanno rafforzato l’esigenza, condivisa dal Gip di Brescia, di disporre la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del sanitario al fine di scongiurare il pericolo di reiterazione dei reati e di inquinamento probatorio», concludono i carabinieri.

 

La Procura di Brescia ha individuato due professionisti veneti come consulenti tecnici per approfondire l’indagine sulle due salme riesumate per l’inchiesta a carico del dottor Carlo Mosca. Si tratta del medico legale veneziano Antonello Cirnelli, consulente in molte inchieste delle procure del Nordest, e della dottoressa Donata Favretto, chimica, responsabile del laboratorio di medicina legale dell’Università di Padova.

 

Le indagini hanno rilevato presenza di farmaci anestetici miorilassanti comunemente usati nelle procedure di intubazione e sedazione, si tratta di sostanze che se utilizzate al di fuori di specifici procedure e dosaggi, possono determinare la morte del paziente. Compito dei due professionisti veneti è stabilire il nesso di causa-effetto tra i farmaci e la causa del decesso di due pazienti.

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L’Asst Spedali Civili, che ha sospeso dal servizio il medico di Montichiari Carlo Mosca, «collabora con la Procura, che sta conducendo le indagini, nell’auspicio che rapidamente vengano chiariti i fatti».

 

L’ex responsabile del Pronto soccorso di Montichiari sapeva delle indagini dato che aveva avuto la possibilità di nominare un proprio consulente in occasione delle riesumazioni dei cadaveri. E si difende dalle accuse dicendo: «Nego di aver somministrato quei farmaci» spiega attraverso i legali Elena Frigo e Michele Bontempi. Per lui non è ancora stato fissato l’interrogatorio di garanzia. «Speriamo possa parlare prima possibile e — aggiungono i difensori — chiarire la sua posizione». Per il giudice, che ha disposto i domiciliari, l’accusa è circostanziata: «Mosca non poteva non sapere, in forza della sua specializzazione e delle sue competenze, che né il Propofol né, a maggior ragione, la Succinilcolina erano contemplati dai protocolli di sedazione in materia di terapia del dolore».

 

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Il sindaco di Montichiari non esprime «alcun giudizio, anche perché — dice il primo cittadino Marco Togni — non sono medico». Come a sottolineare che la vicenda potrebbe essere più complessa di quanto appaia in prima battuta. «Conosco però il grande lavoro svolto da tutti i medici e dal personale infermieristico, Asa e Oss dell’ospedale di Montichiari che dallo scorso marzo, quando la pandemia ha colto impreparato il mondo intero, si sono prodigati con turni di lavoro massacranti per salvare vite umane e tra questi, per primi, gli operatori del Pronto soccorso» ha continuato il sindaco Marco Togni.

 

«Certamente il reato ipotizzato è molto grave e comporta provvedimenti precauzionali» scrive l’Ordine dei Medici di Brescia. Ma «si tratta di un’indagine, non di una sentenza passata in giudicato». E quindi è «pur sempre un’ipotesi di reato». L’Ordine stigmatizza il fatto che si sia già dipinto il dottor Carlo Mosca come colpevole. «E se le accuse si dimostrassero infondate?» Se invece verranno confermate, «severissimi saranno i provvedimenti ordinistici definitivi» conclude l’Ordine.

 

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