“L’ITALIA DEVE PREPARARSI AL CONTENIMENTO DELL’EPIDEMIA” -  BURIONI LANCIA L’ALLARME DOPO I CASI IN LOMBARDIA: “CHIUNQUE SIA STATO IN CINA SI DEVE METTERE IN QUARANTENA - BISOGNA FARE ESERCITAZIONI E SIMULAZIONI IN OGNI OSPEDALE, PREVEDERE SPAZI E PERCORSI PER PAZIENTI CHE NECESSITANO ISOLAMENTO E AVERE PERSONALE CHE SA USARE TUTTI I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE - IL VIRUS, TRASMESSO ANCHE DA CHI NON HA SINTOMI, E' PEGGIO DELLA SARS: MENO RISCHI DI MORTE PER IL SINGOLO MA PIU' POSSIBILITA' DI ESSERE INFETTATI

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1 - CORONAVIRUS: L’ITALIA DEVE PREPARARSI AL CONTENIMENTO DELL’EPIDEMIA

Pier Luigi Lopalco per https://www.medicalfacts.it/

 

roberto burioni roberto burioni

Avere un estintore ci rende preparati in caso d’incendio. La speranza è di non usarlo mai, ma non si può correre il rischio di farsi trovare impreparati. Alla stessa maniera le nostre strutture ospedaliere devono attrezzarsi in caso di pandemia da coronavirus. L’estintore ha un costo sia di acquisto che di manutenzione. Nel 99,99% dei casi dovrà essere sostituto senza essere mai stato usato. Eppure è necessario e bisogna comprarlo prima che divampi un incendio. Dire a gran voce che è necessario dotarsi di un estintore non è allarmismo. Nè tanto meno vicinanza alla lobby dei produttori di estintori. È semplice buonsenso. Per un uomo di scienza è anche senso civico.

INFERMIERI ALL OSPEDALE DI CODOGNO CON MASCHERINE MA SENZA GUANTI INFERMIERI ALL OSPEDALE DI CODOGNO CON MASCHERINE MA SENZA GUANTI

 

La situazione in Italia

L’Italia sta facendo un ottimo lavoro nella fase di contenimento dell’epidemia da SARS-CoV-2. Saremo altrettanto bravi nel malaugurato caso il coronavirus dovesse arrivare? Abbiamo pronto il nostro estintore?

 

La Cina sta fornendo al mondo un’opportunità irripetibile: quella di mettere mano SERIAMENTE ai piani di preparazione pandemica. Piani che devono andare al di là di circolari ministeriali tecnicamente perfette e diligentemente riposte in un cassetto delle direzioni mediche degli ospedali. Prepararsi a una pandemia significa fare (già da ieri) esercitazioni e simulazioni in ogni ospedale. Significa prevedere spazi e percorsi per pazienti che necessitano isolamento respiratorio in terapia intensiva. Significa avere personale che ha e sa usare tutti i dispositivi di protezione individuale. E tanto altro.

coronavirus 2 coronavirus 2

 

Negli ospedali italiani il controllo infezioni è una Cenerentola e prova ne è il triste primato europeo d’infezioni ospedaliere da batteri resistenti. Approfittare dell’emergenza legata alla COVID19 sarebbe una maniera intelligente per investire seriamente nel controllo infezioni. Soldi per un estintore ben spesi.

 

2 - CORONAVIRUS: ELEVATE QUANTITÀ DI VIRUS ANCHE IN CHI NON HA SINTOMI

Roberto Burioni e Nicasio Mancini per https://www.medicalfacts.it/

 

coronavirus 1 coronavirus 1

Il coronavirus replica bene anche in chi non ha sintomi. Lo dimostra uno studio appena pubblicato sul New England Journal of Medicine. Sin dall’inizio di quest’epidemia abbiamo ribadito che, prima di esprimere giudizi definitivi sulla sua reale gravità, è necessario conoscere nel dettaglio le caratteristiche del coronavirus che la sta causando. A partire dalla sua capacità di trasmettersi in modo efficace in assenza di sintomi evidenti.

 

CORONAVIRUS CORONAVIRUS

Una breve comunicazione, appena pubblicata sul New England Journal of Medicine, inizia a fare chiarezza su quest’ultimo aspetto, confermando purtroppo i timori che avevamo. In particolare, lo studio descrive l’infezione in 18 individui, di cui uno senza sintomi. La cosa interessante è che, per la prima volta, sono riportati in modo puntuale alcuni aspetti riguardanti il virus. Per ogni paziente, infatti, è stata rilevata la quantità di virus (in gergo si parla di carica virale) presente nel naso e nella gola, in vari giorni successivi alla prima comparsa dei sintomi. Per il soggetto asintomatico è stato fatto lo stesso, calcolando i giorni a partire dal contatto con un soggetto infetto.

SPALLANZANI - CORONAVIRUS SPALLANZANI - CORONAVIRUS

 

Le analisi dei dati

L’analisi di questi dati ha dimostrato come la quantità di virus raggiunge il picco subito dopo la comparsa dei primi sintomi, con livelli più alti nel naso rispetto alla gola. I pazienti stanno ancora relativamente bene, ma hanno già livelli elevati di virus nelle prime vie respiratorie. Questo dato è drammaticamente diverso rispetto a quanti si osservava con la SARS, in cui il picco virale era raggiunto 10 giorni dopo la comparsa dei sintomi, quando il paziente stava già molto male o, nei casi più gravi, addirittura in rianimazione. E di conseguenza non poteva trasmettere l’infezione, se non a chi lo stava curando.

coronavirus coronavirus

 

Altro aspetto che emerge è che anche nel soggetto senza sintomi si raggiungono livelli di virus nel naso e nella gola paragonabili a chi i sintomi li aveva. Anche lui, quindi, aveva tutto per trasmettere l’infezione. Cosa concludiamo da questo studio?

 

Una carica elevata di virus significa che una maggiore quantità di virus può, attraverso il muco o la saliva, raggiungere un individuo sano. Ovvero che è più alta la possibilità di infettarlo. Questa probabilità è resa ancora maggiore dal fatto che livelli così alti sono raggiunti quando il soggetto infettato sta ancora relativamente bene (o addirittura non ha sintomi), ed è quindi ancora in contatto con gli altri, con il resto della società.

coronavirus giochi olimpici coronavirus giochi olimpici

 

Lo ripetiamo, quindi: questo studio dimostra senza ombra di dubbio che anche chi non ha sintomi può trasmettere l’infezione. L’unico modo per evitarlo è impedire che chi ha avuto contatti con le aree a rischio entri in contatto con il resto della popolazione. Questa è ormai una certezza.

 

3 - CORONAVIRUS: POCHE STORIE, IL VIRUS È TRASMESSO ANCHE DA CHI NON HA SINTOMI

Roberto Burioni e Nicasio Mancini per https://www.medicalfacts.it/

 

Due recentissime comunicazioni scientifiche confermano i timori che, sin dall’inizio dell’epidemia, vi stiamo presentando sulle pagine del nostro sito.

coronavirus coronavirus

Siamo stati fra i primi a seguire l’andamento di quest’epidemia di coronavirus, sin da quando i casi si limitavano a poche decine. Quando i primi dati sulle caratteristiche cliniche e le modalità di trasmissione sono emerse, però, abbiamo subito fatto presente l’importanza di capire se il virus potesse essere trasmesso anche in assenza di sintomi. Due recentissime comunicazioni pubblicate su riviste scientifiche di primo livello (Journal of Infectious Diseases e New England Journal of Medicine) ribadiscono che il nuovo coronavirus può essere trasmesso anche quando i sintomi non sono ancora presenti, o lo sono in modo sfumato. La cosa interessante è che i due lavori affrontano quest’aspetto in due diverse aree del mondo: la Cina e, realtà molto più vicina alla nostra, la Germania.

XI JINPING CON LA MASCHERINA XI JINPING CON LA MASCHERINA

 

Una famiglia a Shangai

Il primo è la descrizione di una serie di contagi a Shangai, quindi non proprio nell’epicentro dell’epidemia (la provincia dell’Hubei e, in particolare, il suo capoluogo Wuhan). Sono descritti quattro casi all’interno di un nucleo familiare, in cui due dei componenti provenivano da Wuhan. Niente di nuovo rispetto a quanto già descritto, potreste dire. Tutt’altro: la particolarità del caso in questione è che il primo a manifestare i sintomi dell’infezione è stato il più anziano del nucleo familiare che non aveva mai lasciato Shangai. Non si era mosso di casa nelle settimane precedenti, semplicemente perché era impossibilitato a farlo per problemi legati all’età. In altre parole, i due che erano stati a Wuhan non manifestavano sintomi chiari, ma, ciononostante, avevano trasmesso l’infezione in forma grave al più debole della propria famiglia. A conferma di questo, nel giro di qualche giorno, tutti e tre gli altri componenti della famiglia hanno poi manifestato i sintomi dell’infezione e sono stati ricoverati anch’essi in ospedale.

 

Il ritorno in Germania

coronavirus coronavirus

Altro caso, molto più vicino alla realtà che stiamo vivendo in questi giorni nel nostro Paese: rimpatrio di connazionali dalla Cina e successiva quarantena. In particolare, il primo febbraio scorso la Germania ne ha rimpatriati 126 con un volo militare. Dieci di essi erano stati già isolati sul volo che li riportava a casa, per la comparsa di sintomi o per essere stati a contatto con casi accertati. Nessuno di essi risulterà positivo al nuovo coronavirus. Le restanti 116 persone sono state sottoposte a scrupolosissime visite mediche, che avevano permesso di identificare un altro possibile caso sospetto: anche questo risultato negativo al virus.

 

coronavirus 2 coronavirus 2

Ciononostante, era stato offerto a tutti i restanti 115 soggetti di effettuare comunque il test. Dei 114 che avevano accettato di farlo, due sono risultati positivi al test diagnostico molecolare. Proprio così: niente sintomi, visite mediche superate alla grande, ma presenza del virus. Un altro dato è importante da sottolineare: da entrambi questi soggetti è stato possibile isolare il virus, ovvero farlo crescere in laboratorio. Questo conferma che il virus che si trovava nella gola di questi due soggetti, completamente sani, era in grado di infettarne altri. Anche qui il cerchio si chiude: niente sintomi, ma infezione e trasmissione possibili. La cosa ancora più preoccupante – ovviamente non per i due soggetti interessati – è che nessuno dei due ha poi sviluppato sintomi chiari (a parte un leggero mal di gola in uno).

coronavirus 1 coronavirus 1

 

Cosa ci insegnano questi casi? Una cosa molto semplice: non dobbiamo scherzare con questo virus. La sua “minore gravità” rispetto, per esempio, alla SARS è un’arma a doppio taglio: meno rischio di morte per il singolo, ma, allo stesso tempo, maggior rischio di trasmissione. Il che equivale a dire che questo nuovo coronavirus è molto più pericoloso di quello precedente, perché molti più individui rischiano di essere infettati. Isolamento rigido sotto stretto controllo medico è quanto di più serio ed efficace possiamo fare in questo momento. Facciamolo. Continuiamo a farlo.

 

 

 

 

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