“VUOI VENIRE IN ITALIA? NON AVRAI NESSUNA SPESA, SOLO GUADAGNI” - L’INCUBO DELLE RAGAZZE RECLUTATE IN NIGERIA PER DIVENTARE SCHIAVE DEL SESSO: “UNA VOLTA INTERCETTATE, DEVONO ANDARE DALLO STREGONE PER RITO JUJU” – CONDANNATE SETTE PERSONE CHE GESTIVANO IL RACKET NELLA PERIFERIA DI ROMA. LA PENA PIÙ ALTA È STATA INFLITTA A UNA DELLE “GHOST MUMMY”, CHE…

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Marco Carta per “il Messaggero”

PROSTITUTE NIGERIANE PROSTITUTE NIGERIANE

 

Un business sulla pelle delle schiave del sesso. Con l' inganno e la stregoneria reclutavano ragazze in Nigeria. Giovani, anche minorenni, che una volta entrate clandestinamente in Italia, finivano sui marciapiedi di Roma.

 

Si è chiuso ieri mattina, con una pioggia di condanne - circa 42 anni complessivi di carcere - il processo con rito abbreviato di quella che era una vera e propria banda che gestiva il racket nella periferia di Roma, lungo la via Casilina, da Torre Angela fino alla Borghesiana. Cinque donne e due uomini, tutti nigeriani, accusati, a vario di titolo, di tratta, sfruttamento minorile e favoreggiamento dell' immigrazione clandestina. Ecco la proposta: soldi facili, una vita nel lusso, «vuoi venire in Italia?».

 

PROSTITUTA NIGERIANA PROSTITUTA NIGERIANA

Sono in tutto 15 le vittime coinvolte, adescate in Nigeria da «persone vicine al clan familiare», sostiene l' accusa. «Vedrai che diventi ricca. Potrai comprarti quello che vuoi», dicevano gli aguzzini.

 

L' INCUBO

Alle ragazze non veniva nascosta la loro attività, tuttavia ne venivano esaltati i presunti benefici: «Non avrai nessuna spesa. Solo guadagni, per comprare borse e profumi». Una volta reclutate, però, per loro iniziava l' incubo.

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A spiegare la dinamica del terrore è una delle «Madame», una donna di 46 anni difesa, insieme al marito, dall' avvocato Stefano Troiano: «Una volta intercettate, le donne devono andare dallo stregone per il rito Juju», una sorta di incantesimo a base di amuleti composti da ossa di animali.

 

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L' obiettivo è chiaro: terrorizzare le giovani, «per garantire il pagamento del debito contratto con la Madame», che anticipa i soldi del viaggio dall' Africa all' Italia, circa 35mila euro per coprire il trasporto in autobus fino alla Libia e il transito sui barconi della speranza che le condurranno sulle coste siciliane.

 

LA DENUNCIA

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A squarciare il velo dell' omertà, è una delle tante ragazze, ospite di un centro di accoglienza, che racconta tutto agli agenti della Squadra mobile di Roma. Le parole della giovane schiava del sesso permettono agli investigatori ricostruire il sistema dell' organizzazione, capace di muovere centinaia di donne, ma soprattutto ingenti somme di denaro tra la Nigeria, la Libia e l' Italia, grazie al sistema di money transfert informale denominato Hawala.

 

Nel novembre del 2019 otto persone finiscono in stato di arresto, per sfruttamento di almeno 15 giovani, secondo la ricostruzione della procura. La pena più alta, come richiesto dal pm Roberta Capponi, è quella di 10 anni, inflitta a una delle «Ghost Mummy» - questo è il nome dell' indagine - una Madame di 39 anni, ribattezzata «Nore», che, dopo aver introdotto illegalmente in Italia una minore di 16 anni, ne «sfruttava l' attività facendosi consegnare i proventi», secondo l' imputazione della Procura.

 

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Altre due donne e un uomo sono invece stati condannati a 6 anni e 8 mesi dal gup Antonella Rita Anna Minunni. Tra le vittime di violenza ci sono anche due giovani ragazze sopravvissute al naufragio del 23 maggio 2017 in cui 34 persone persero la vita nel canale di Sicilia. Vive per miracolo, una volta sbarcate in Italia erano state subito sbattute in strada per ripagare con il proprio corpo quel viaggio della morte.

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