IN UN MONDO HI-TECH, I LAUREATI PIÙ RICERCATI SONO QUELLI NELLE DISCIPLINE "STEM", OVVERO SCIENZE, TECNOLOGIA, INGEGNERIA E MATEMATICA - SECONDO DELOITTE, IN ITALIA IL 23% DELLE AZIENDE NON TROVA PROFILI TECNICI DA ASSUMERE – NOTEVOLE IL GAP DI GENERE:NELLE DISCIPLINE "STEM", SOLO UNO STUDENTE SU QUATTRO E' DONNA ... 

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Alessio Ribaudo per il "Corriere della Sera"

 

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La laurea? In certi casi rischia di valere poco più di un diploma. A meno che non si punti su quelle nelle discipline Stem ovvero Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica. A dirlo è il rapporto «Education at a glance 2019» stilato dall'Ocse che sottolinea come chi consegue il titolo in questi ambiti ha un tasso di occupazione in linea con la media mondiale. Invece per le discipline più popolari da noi, come quelle umanistiche, la percentuale è più bassa.

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Anche per il World Economic Forum tra i profili emergenti per il prossimo quinquennio nel mercato del lavoro ci saranno soprattutto soggetti appartenenti al mondo Stem. Considerazioni che pure il ministro per la Ricerca e l'università, Gaetano Manfredi, condivide: «Oggi investire sulla formazione significa avere molte più possibilità di superare la crisi con un'occupazione qualificata e le lauree tecnico-scientifiche sono quelle che offrono maggiori possibilità di trovare lavoro».

 

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C'è di più. Per uno studio della fondazione Deloitte, che il Corriere ha letto in anticipo, in Italia il 23 per cento delle aziende che hanno ricercato laureati Stem non ha trovato competenze adeguate per assumerli. «È la certificazione - spiegano gli autori dello studio svolto in collaborazione con Swg - che esiste un gap significativo tra domanda e offerta di profili Stem».

 

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I neodiplomati hanno motivato questa scelta sostenendo che «questi percorsi sono troppo difficili» o «non portano alla professione ambita» o «sono poco competitivi per gli esiti occupazionali». Inoltre, due studenti su cinque che non scelgono queste facoltà e un giovane occupato su tre hanno detto di «avere avuto un interesse ma hanno scelto di non frequentarle». In effetti, gli universitari iscritti a facoltà Stem rappresentano solo il 27 per cento del totale, con un trend più o meno stabile da 10 anni.

 

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«L'educazione e la formazione in questo ambito sono temi fondamentali in tutto il mondo - spiega Fabio Pompei, ad di Deloitte Italia - e assistiamo a una sempre maggior domanda di risorse con una preparazione di carattere scientifico e informatico. Ci proponiamo di utilizzare i risultati della nostra ricerca come base per avviare una progettualità concreta che abbia un reale impatto sulle generazioni future». Proprio i prossimi anni, specialmente in tempi di crisi, potrebbero essere un'opportunità.

 

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«I giovani Stem sono convinti che il loro percorso formativo e professionale potrà offrire loro tante opportunità di lavoro - spiega Paolo Gibello, presidente di Fondazione Deloitte - e questi profili che a oggi sono numericamente ridotti in ottica di competenze e specializzazioni mirate, incrociano le vere necessità del domani sul mercato del lavoro. Il Paese ha l'obbligo di soddisfare queste aspettative, accelerando una cultura nuova, capace di eliminare i pregiudizi sui percorsi Stem e tracciare la strada verso il futuro».

 

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Il dossier evidenzia anche un problema di genere: «C'è solo una studentessa su quattro negli ambiti Stem e si tratta di stereotipi difficili da superare. Ma dallo studio emerge come i docenti non riscontrino alcun gap di genere nelle performance». Temi, tutti, che saranno approfonditi domani, dalle 11 alle 13, durante il primo «Osservatorio Fondazione Deloitte RiGeneration STEM. Le competenze del futuro passano da scienza e tecnologia» visibile anche sul sito Corriere.it.

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