NON C’È STOYA – DOPO 66 PELLICOLE HARD, LA PORNOSTAR RECITA IN UN FILM DI FANTASCIENZA NEI PANNI DI UN’ANDROIDE - AL SCIENCE + FICTION FESTIVAL DI TRIESTE, DICE: “HO UNA PERSONALITÀ FERINA E FELINA, SE UNO MI PROVOCA DIVENTO UN GATTACCIO DI STRADA. NON SCAMBIATEMI PER FEMMINISTA, IL MIO ATTIVISMO SCATTA SOLO SE VEDO INGIUSTIZIE” – COSA VUOL DIRE ESSERE UNA ‘SEX WORKER’ NEGLI USA…

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Beatrice Fiorentino per "ilmanifesto"

 

stoya pornostar stoya pornostar

Si presenta con il suo pallore lunare e opalino, Stoya, ospite della diciottesima edizione del triestino Science + Fiction Festival, porno-star del North Carolina con origini serbe, molto lontana dai cliché. Testa fina, penna agguerrita ma gentile prestata ad alcune fra le testate internazionali più quotate («The New York Times», «The Guardian», «Vice» e molte altre).

 

Arguta, disinvolta, filiforme, senza mai un’ombra di trucco addosso, è intervenuta a Trieste in duplice veste: per presentare il volume che porta la sua firma Philosophy, Pussycats & Porn e per accompagnare l’anteprima italiana di Ederlezi Rising, esordio alla regia del serbo Lazar Bodroza, in cui Stoya interpreta una bella androide di nome Nimani.

 

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Prima dell’intervista stabilisce, con ferma cortesia, poche condivisibili regole: non si parla di #metoo, non si accenna a relazioni sentimentali del passato, niente domande su eventuali scandali connessi ad abusi sessuali. Tradotto, significa che eventuali domande sullo scambio infuocato di tweet avvenuto con l’ex fidanzato James Deen (anche lui stella del porno, ndr), sono al bando. Poco male. . .

 

Stoya, lei sembra fare ogni sforzo possibile per evitare di essere etichettata, per sfuggire ai pregiudizi e ai cliché. Anche se è attiva nel campo della difesa dei diritti delle donne e, in particolare, delle sex workers, rifiuta di essere definita una «femminista». Tantomeno rispecchia lo stereotipo dell’icona del porno. Look acqua e sapone, niente smalto, niente silicone. Chi è davvero Stoya?

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Direi che la mia è una personalità ferina e felina. Se mi si provoca tiro fuori le unghie. Ma ovviamente, di base, sono una persona pacifica e molto curiosa. Sono iscritta al partito democratico, ma l’ideologia in cui amo riconoscermi è un misto di conservatorismo e di anarchia progressista. Faccio attivismo a modo mio.

 

Mi occupo di politica, combatto, quando attorno a me vedo ingiustizie, se gente della mia comunità è in pericolo per colpa di decisioni sbagliate calate dall’alto. Ma sono e resto una pornografa. E, fondamentalmente, io mi sento un gatto. Sono un gatto randagio.

 

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Cosa l’ha convinta ad accettare per la prima volta un ruolo in un film non hard? Aveva già ricevuto proposte al di fuori del porno?

Ne avevo ricevute diverse ma i ruoli offerti erano cose come «la spogliarellista n.3», «la prostituta n.6». Francamente non mi interessavano. Finisci per diventare una brutta copia di te stessa. La prima proposta interessante che ho ricevuto mi è arrivata qualche anno fa da Maja Milos per il suo film Clip (Tiger Award nel 2012 all’International Film Festival di Rotterdam, ndr).

 

james deen stoya james deen stoya

Ma ero impegnata in altre cose e alcuni vincoli contrattuali mi hanno impedito di prendervi parte. Cose tipiche del sistema capitalistico americano. Ma quando Lazar, attraverso un amico fotografo comune, mi ha proposto il ruolo di Nimani non ho esitato. Solo a sentire parlare di «fantascienza serba» mi sono sentita catturata.

 

Per costruire il suo personaggio si è ispirata a qualche androide femminile che l’ha preceduta? Ava (Ex Machina), Joi (Blade Runner 2049), Maria (Metropolis)…

stoya ha denunciato james deen per stupro stoya ha denunciato james deen per stupro

No, anzi, non volevo farmi influenzare e finire per ricalcare un modello. La verità è che io non ho una formazione attoriale, ho esperienza nella danza, e il porno mi ha insegnato a stare davanti a una macchina da presa. Ma non ho un background da attrice e non ho fatto scuole.

 

Quindi mi sono affidata completamente ai suggerimenti di Lazar. Mi hanno aiutato molto le ambientazioni e i costumi, che mi obbligavano a mantenere una certa postura a muovermi in un certo modo. Quando recitavo nuda, infatti, dovevo ricordarmi di quella particolare postura, per continuare a sentirmi un robot.

 

«Ederlezi Rising» racconta il viaggio spaziale su Alpha centauri di un astronauta molto macho e della bella androide che lo accompagna. Lo considera un film sulle relazioni tra umani e cyborg o tra uomini e donne?

Credo una delle domande fondamentali che il film pone sia questa: anche in futuro, nelle relazioni con i cyborg, gli uomini commetteranno gli stessi errori di comportamento che oggi commettono con le donne?

 

Di cosa parla il suo libro?

tutta una altra stoya tutta una altra stoya

È una raccolta di saggi, articoli del NYT di cui ho ottenuto il permesso per la pubblicazione, pensieri e altre libere riflessioni su cosa significa, oggi, essere sex worker e pornografa in America.

 

E cosa significa, oggi, essere sex worker e pornografa in America?

È ancora da stabilire. Perché stiamo cominciando solo ora, sotto le pressioni dell’amministrazione Trump, a uscire dall’ombra e a schierarci in prima linea. Anche altre colleghe hanno scritto romanzi, sono diventate opinioniste, hanno cominciato a parlare pubblicamente delle loro esperienze.

 

stoya posa per la moda stoya posa per la moda

Ci troviamo in una fase cruciale dalla quale speriamo di uscire con maggiore consapevolezza per comprendere ciò che siamo al di là del nostro lavoro. Speriamo in un mondo migliore, ma al tempo stesso temiamo che il prossimo bersaglio, dopo musulmani o transgender, potremmo essere noi.

 

 

Stefano Mattia Pribetti per "www.triesteprima.it"

 

Stoya, l'icona del cinema hard, è stata ieri a Trieste come ospite al Science + Fiction Festival. Per la prima volta in un film senza restrizioni di età, ha recitato nei panni di un'androide nel film Ederlezi Rising, di Lazar Dobroza.

 

stoya modella e pornostar stoya modella e pornostar

Pornostar, scrittrice, attivista e adesso anche attrice in un film di fantascienza, Stoya sfugge a tutte queste definizioni, le sta stretta qualunque etichetta e soprattutto il codice comportamentale a cui rispondono molte attrici porno: quelle che si vestono sopra le righe e non escono dal personaggio neanche in conferenza stampa, che espletano il dovere della seduzione anche fuori contesto, che non perdono nessuna occasione per infilare un doppio senso. Soprattutto, nello sguardo di queste donne, si legge ancora quel momento della loro vita in cui qualcosa è andato storto, e lo sarà per sempre.

 

primo piano stoya primo piano stoya

Non sappiamo molto del passato di Stoya, a parte quello che è pubblico: padre serbo e mamma scozzese, l'esordio come modella, poi il soft-core, fino ai 66 film hard e l'iscrizione al partito democratico. Eppure è lontanissima dal cliché della pornostar: comunica vivacità, presenza di spirito, molta intelligenza e, in qualche modo, candore. Se non sta vivendo la vita che vorrebbe, è molto brava a non dimostrarlo.

 

Ma sembra subito evidente che la sua missione è proprio questa: fare a pezzi il cliché, e l'unico modo per definirla è lasciarla parlare: “Ho una personalità ferina e felina, se uno mi provoca divento un gattaccio di strada. Sono una persona pacifica e curiosa, sono iscritta al partito democratico e posso votare alle primarie. Il mio pensiero è allo stesso modo conservatore e anarchico progressista, non generalizzo mai e osservo la realtà pragmaticamente, ossia per trovare soluzioni in grado di migliorarla”.

 

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“Non scambiatemi per femminista e attivista – continua Stoya -, sono una persona politica in maniera ragionevole, il mio attivismo scatta solo se vedo ingiustizie, se vedo che le persone muoiono per comportamenti sbagliati. Quando mi chiedono se sono attivista mentre faccio sesso davanti a una telecamera rispondo che non si tratta di una posa o di un atteggiamento, ma di una parte di me che entra in gioco per risolvere ciò che è necessario”.

 

stoya james deen stoya james deen

Nel curriculum  anche un libro, “Philosophy, pussycats and porn”, che l’attrice definisce: “Un collage di piccole riflessioni e saggi apparsi sul mio blog e sul New York Times, e parla di tutto ciò che riguarda il mio essere politica e pornostar. Parla di cosa significa essere una 'sex worker' negli stati uniti di oggi.

 

Stiamo iniziando appena a capire cosa significa: ci sono stati altri primi passi compiuti da alcune pornostar, che hanno scritto libri di memorie e sono commentatrici sociali, ma con Trump al potere ci ritroviamo in un momento delicato in cui dobbiamo far sentire la nostra voce più che mai. Dopo i trans e musulmani, il prossimo capro espiatorio potremmo essere proprio noi”.

 

Parlando del suo debutto nel non-porno, l'attrice rivela di aver ricevuto altre offerte: “Alcune discutibili come Dead Hooker o progetti indipendenti senza una precisa identità.

 

la pornostar stoya la pornostar stoya

La prima proposta interessante è arrivata dalla regista serba Maja Milos per “Clip”, un film molto forte e interessante, ma non ho potuto partecipare perché ero sotto contratto per un altro film, quindi ringraziamo il capitalismo americano per questa opportunità persa. Poi è arrivata la proposta di Lazar, e sentir parlare di fantascienza serba mi ha subito incuriosita, ma anche spaventata. Ho accettato quando ho capito che era un buon progetto”.

 

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Il film è tratto da una storia breve di Zoran Neskovic, in cui un astronauta prova a riprogrammare un androide femmina, così lo descrive il regista Lazar Dobroza: “Non nascondo che all'inizio si trattava di realizzare un sogno e una mia fantasia: conoscevo e adoravo Stoya, mi sono calato nella parte di un uomo che la vuole tutta per sé.

 

Poi dal primo incontro alla fase di realizzazione sono passati tre anni di prove, scrittura, casting, così l'approccio si è fatto più pragmatico e classico e la mia fantasia di lavorare con lei si è trasformata in qualcosa di completamente diverso: ora sono fiero di aver desessualizzato il corpo di Stoya, e di averla resa un'attrice in grado di trasformarsi in un androide”.

 

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Un'esperienza non facile, come conferma Stoya: “Non ho mai avuto una preparazione da attrice. Certo, ho studiato danza e lavorando nel porno so quali sono gli effetti delle luci sul corpo, so come il corpo appare davanti alla telecamera e come mi devo muovere, ma non avevo esperienza di recitazione.

 

Mi sono completamente affidata a Lazar e molto ha giocato l'ambientazione spaziale dentro l'astronave. Il costume è parte integrante del personaggio e sono stata costretta a muovermi con un'eleganza robotica. Tutti questi fattori più la guida del mio coprotagonista (Sebastian cavazza, Ndr) mi hanno aiutato a concludere un'esperienza tra le più belle della mia vita, anche se sfibrante rispetto al cinema hard, a cui sono abituata.

 

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Alla fine, la domanda che questo film pone è: siamo sicuri che gli uomini non ripeteranno con l'intelligenza artificiale gli stessi errori che commettono verso le donne?”.

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