LO SCHIAFFO DI ANAGNI – ASTRAZENECA ASSICURA CHE LE DOSI STOCCATE NELLO STABILIMENTO DELLA “CATALENT” NON SONO DESTINATE AL REGNO UNITO, CHE SONO STATE PRODOTTE FUORI DALL’UE E PORTATE NEL LAZIO PER ESSERE INFIALATE - MA LA COMMISSIONE EUROPEA ORMAI HA DECISO DI ANDARE ALLA GUERRA ED È PRONTA A INTRAPRENDERE AZIONI LEGALI...

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Francesca Angeli per “il Giornale”

 

Le dosi di vaccino stoccate nello stabilimento di Anagni non sono destinate a Londra.

Parola di Astrazeneca che con un comunicato ufficiale «corregge» le ricostruzioni sui 29 milioni di fiale conservate nello stabilimento della Catalent e cerca di smontare la tesi dell' Unione europea sulla destinazione dell' enorme quantitativo fuori dall' Europa mentre l' azienda non mantiene gli impegni sulle forniture presi con la Commissione. Ma la versione dell' azienda non convince.

 

E la tensione tra Bruxelles e Downing street sale di nuovo alle stelle. L' azienda anglo svedese è indietro nelle consegne destinate all' Europa di circa 100 milioni di dosi.

La big pharma spiega che «attualmente non sono previste esportazioni se non verso i paesi Covax», ovvero i Paesi che non possono permettersi né di fabbricare né di comprare vaccini per i quali è stato attivato il programma internazionale.

 

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Dunque 13 milioni di dosi sarebbero destinate «ai Paesi a basso reddito». Non soltanto.

Astrazeneca assicura che il vaccino è stato prodotto «al di fuori dell' Unione europea e portato nello stabilimento di Anagni per essere riempito in fiale».

i numeri e le rotte di astrazeneca i numeri e le rotte di astrazeneca

 

Una precisazione importante perché le dosi prodotte al di fuori della Ue in stabilimenti non certificati non possono essere distribuite all' interno dell' Europa. Aggiunge Astrazeneca: «Ci sono altri 16 milioni di dosi in attesa che il rilascio del controllo di qualità venga spedito in Europa. Circa 10 milioni di dosi saranno consegnate nei paesi Ue durante l' ultima settimana di marzo e il saldo sarà consegnato in aprile, poiché le dosi sono approvate per il rilascio dopo il controllo di qualità».

 

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Spiegazioni però che non sembrano aver convinto la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, pronta a intraprendere azioni legali, pur avendo confermato, alla fine del Consiglio europeo di ieri, che la sostanza usata per l' infialamento delle dosi ad Anagni «proveniva da Corea del Sud e Cina», come previsto «per la produzione dei vaccini Covax».

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Nei giorni scorsi Bruxelles ha inviato una lettera ad Astrazeneca per risolvere la disputa sui ritardi nelle consegne. Procedura prevista dal contratto Ue-AstraZeneca per un primo confronto informale che però, se non si trovasse un accordo, potrebbe trasformarsi nel primo passo per un' azione legale.

 

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E certamente non contribuiscono a rasserenare il clima le parole del il ministro britannico della Salute, Matt Hancock secondo cui il contratto stipulato tra Regno Unito e AstraZeneca obbliga l' azienda a rispettare gli impegni con Londra mentre quello siglato con la Ue fa acqua. Il Regno Unito ha con AstraZeneca un contratto «di esclusiva», mentre la Ue ne ha stipulato uno che si basa sui «migliori sforzi» da parte della casa farmaceutica.

 

Per questo, gli accordi stipulati da Londra prevarrebbero su quelli europei. Se la Ue dovesse bloccare tutto l' export dei vaccini l' Inghilterra però si troverebbe in difficoltà: non ha riserve per le seconde dosi.

 

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Ieri AstraZeneca ha anche presentato gli studi definitivi di Fase 3 agli Usa: un' efficacia media confermata al 76 per cento che sale all' 85 per gli over 65.

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