SI PUÒ VIVERE CON 15 OGGETTI? SECONDO L’AMERICANO JAMES ALTUCHER E’ POSSIBILE: BASTANO UN TABLET, IL PC, POCHI ABITI E UNA BUSTA CON I SOLDI - E’ LA FILOSOFIA DEL NUOVO GURU DELL’AUTOSUFFICIENZA CHE PER DUE VOLTE HA GUADAGNATO E POI PERSO MILIONI DI DOLLARI: “NÉ COLLEGE, NÉ CASA, PUNTATE SOLO SU DI VOI"

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Matteo Persivale per il “Corriere della Sera”

 

Un computer portatile, un iPad, tre paia di pantaloni, tre t-shirt, una busta di plastica con 4 mila dollari in biglietti da due dollari, due paia di mutande, di calze e di scarpe. Quindici oggetti e nient' altro, tutta una vita che può stare dentro una borsa di tela, a prova di crisi finanziarie, terrorismo, catastrofi naturali.

 

JAMES ALTUCHER JAMES ALTUCHER

L'americano James Altucher, 48 anni, per due volte nella sua vita ha guadagnato milioni e li ha persi in investimenti sbagliati e ha imparato una cosa fondamentale. Per decenni il consiglio più sensato per avere successo era quello di studiare, prendere una laurea con la quale trovare un buon lavoro per comprare casa, risparmiare, investire in attesa di una serena pensione per sé e di un futuro di speranza per i propri figli. «Ma nel 2016 non ha più senso. È meglio puntare solo su se stessi», dice Altucher.

 

JAMES ALTUCHER JAMES ALTUCHER

Il titolo del suo libro più famoso (ne ha scritti 16) è proprio «Choose Yourself», arrangiarsi perché né lo Stato né la società hanno più nulla da offrire. Evitare di indebitarsi per il college: meglio creare un'attività propria. Vivere in affitto (o come fa lui, tra case di amici e affitti a tempo con Airbnb) e evitare di comprare una casa per poi trovarsi, come è successo a lui dopo la crisi del 2001 e quella del 2008, a vendere in perdita una casa che non ci si può più permettere.

 

La sua scelta di vita radicale ha affascinato il New York Times che gli ha dedicato un lungo articolo non nelle pagine di economia ma in quelle di moda: vendere o regalare tutti i suoi averi, tranne 15 cose. Un po' guru finanziario - o meglio non-finanziario visto che è contrario agli investimenti - e un po' frate francescano, conferenziere, autore di video molto cliccati e podcast molto scaricati.

JAMES ALTUCHER JAMES ALTUCHER

 

Ammette sereno, senza nessuna perplessità jettatoria, che il suo sito è cliccato da persone che su Google cercano la frase «voglio morire»: la sua ricetta per chi ha perso tutto è quella di predicare l'anti-consumismo, l'autosufficienza che non è una novità ma è profondamente radicata nello spirito americano, nel 1841 il filosofo Ralph Waldo Emerson intitolò proprio «Self-Reliance» un saggio che ancora oggi, nel 2016 di Donald Trump autore dell'«Arte di fare affari» lanciato verso la Casa Bianca, è illuminante. Altucher è nella filosofia e nel look l'anti Trump. «La mia ambizione - scrive - è di non avere ambizione».

 

Un minimalismo dei mezzi - e dei fini - con comandamenti del tipo «l'industria dei mutui è una fregatura», predicando diffidenza e invitando piuttosto a imparare a programmare per inventare una app, un gioco, fare il designer di siti. Alternando banalità sconcertanti - i consigli sull'andare a letto presto e fare una dieta equilibrata - a una lista dettagliata di quaranta alternative al college, quaranta modi per evitare di contrarre i 200 mila dollari di debiti che i laureati degli atenei americani si ritrovano sulla schiena al momento della laurea (anche un ex professore universitario di Diritto costituzionale poi diventato famoso, Barack Obama, si liberò degli ultimi debiti contratti per pagare le tasse universitarie quando diventò senatore e scrisse un libro best-seller su suo padre).

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Le librerie americane sono piene di scaffali sui quali pesano migliaia di libri dedicati a come diventare ricchi, a come trovare il successo, a come investire: Altucher invita a non diventare ricchi, a non avere successo, a non investire, a trovare la felicità nel sottrarsi a quella che vede come schiavitù, il possesso di cose e lo sforzo di assicurarsene altre ancora.

 

Insegna a «essere meno stupidi», non più intelligenti, fa l'elogio della mediocrità costruendo un monumento a quella che vent'anni fa il non ancora premio Nobel per l'Economia Paul Krugman definì nel titolo di un libro «L'era delle aspettative ridotte». Le aspettative di Altucher non sono ridotte, sono inesistenti. Stanno tutte in una sacca di tela nera con qualche ricambio di biancheria e una busta di banconote di piccolo taglio.

 

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