COM’E’ ROCK CORBYN HOOD! - IL LEADER LABURISTA ACCLAMATO COME UNA STAR AL FESTIVAL MUSICALE DI GLASTONBURY: IL 68ENNE ACCENDE IL PUBBLICO CON IL SUO DISCORSO E SI CONFERMA IDOLO DEI PIU’ GIOVANI - SALE SUL PALCO, SERVE PINTE DI BIRRA, INCONTRA I FAN E LANCIA LA SFIDA A TRUMP: “COSTRUIAMO PONTI, NON MURI” - FOTO E VIDEO

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Paola De Carolis per il “Corriere della Sera”

 

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Radiohead, Liam Gallagher, Jeremy Corbyn: se serviva la riprova della crescente popolarità del leader laburista tra i giovani, il suo intervento sul palco principale del festival di Glastonbury ieri ne ha fornito gli estremi. Maschere, striscioni, folla in estasi: politico e rockstar. L' uomo che sino a pochi mesi fa non aveva l' appoggio del suo gruppo parlamentare, oggi ha numeri da Coldplay o Lady Gaga. La Jere-mania impazza, sanciscono i media britannici.

 

«Se lavoriamo insieme è possibile costruire un mondo diverso, dove tutti contano»: il messaggio è semplice e diretto, perfettamente in linea con una campagna elettorale imperniata sul motto «per i tanti, non per i pochi», ma non sono le parole l' arma di Corbyn, quanto la passione. Parla a braccio, senza uno sguardo agli appunti, modula la voce, si infervora, prima grida, poi sussurra: spazia dalla difesa dei profughi alla lotta contro il sessismo, l' omofobia e le discriminazioni di ogni tipo, dalla tutela dell' ambiente ai diritti dei minori, dall' uguaglianza all' importanza di «costruire ponti, non muri» - «un messaggio per Donald Trump» - dalla creatività alla pace come obiettivo per tutti: il pubblico va in tilt.

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L' impressione è di un uomo che, a 68 anni, ha l' energia di un ragazzino perché forte di una filosofia in cui crede e che, per la prima volta, trova un riscontro di massa. Affida, così, il suo pensiero alla scatenata e variopinta banda di Glastonbury, un festival dove da sempre musica e politica si sposano allegramente. «La politica è la vita di tutti i giorni, è quello che vogliamo, quello che ci rende ciò che siamo. La politica siamo tutti noi».

 

Non si torna indietro, assicura. «Ci sono domande che dobbiamo porci. È giusto che tante persone non abbiano una casa e dormano per strada? È giusto che, dopo la tragedia della torre Grenfell, tanti abbiano paura di abitare dove abitano? È giusto che ci sia gente che vive nella povertà quando è circondata da tanta ricchezza?». Un pensiero, anche, per i cittadini Ue del Regno Unito e le ansie da Brexit. «È giusto che gli europei che contribuiscono alla nostra società non sappiano se possono rimanere o meno?».

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È perfettamente a suo agio sul palco che dopo di lui ha ospitato l' hip hop di Run the Jewels, così come al bar del festival, dove ha servito pinte di birra e incontrato i fan. Su Twitter c' è chi scrive che una presenza di pubblico tale non si vedeva dai tempi dei Rolling Stones, nel 2013. Per Heather Cross, 33enne londinese, «quest' anno sono tutti pazzi per Jezza (soprannome di Corbyn). Ci sono musicisti stranieri che si esibiscono con la sua foto al collo, la sua campagna e la sua rivincita hanno ispirato tutti».

 

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A conferma delle credenziali da rockstar, il leader laburista ha anche una sua canzone, Ohh, Jeremy Corbyn , eseguita al ritmo di Seven Nation Army dei White Stripes: venti minuti di coro prima del suo arrivo. Un confronto con Theresa May non sarebbe giusto. Non rientrerebbe nello stile della premier comparire a Glastonbury, ma è difficile non paragonare la facilità e il calore con i quali Corbyn parla alla sua tribù con la distanza, vera o percepita, del primo ministro. È diverso il credo, è diverso il modo di comunicarlo.

 

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