STUPROPOLI! UN’OPERATRICE 26ENNE PICCHIATA E VIOLENTATA NEL CENTRO DI ACCOGLIENZA DA UN RICHIEDENTE ASILO: LA SALVANO DUE MIGRANTI – LA FUGA DELL’AGGRESSORE NELLE CAMPAGNE E’ DURATA APPENA 10 MINUTI…

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Massimo Pisa per la Repubblica

 

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Grida di donna, grida di aiuto. Colpi sordi, di spallate e di calci contro una porta chiusa a chiave, che resiste un paio di minuti prima di farsi scardinare dall'ennesima botta. Il tonfo di un salto, un paio di metri dal davanzale della finestra all' asfalto e alla fuga nella campagna, che dura meno di dieci minuti.

 

Finché il ragazzo, un 27enne della Sierra Leone richiedente asilo, non incontra la mole di un maresciallo dai modi spicci che lo placca, lo mette a terra, lo ammanetta e lo comprime senza troppi complimenti sui sedili della gazzella.

 

Al comandante della stazione dei carabinieri di Calcio, il giovane non dice nulla, e non c' è molto bisogno di parole. Parlano già i lividi e lo sgomento di una operatrice culturale 26enne, pestata e violentata nel bagno della comunità prima che le sue invocazioni venissero accolte da altri due richiedenti asilo, un ragazzo del Senegal e uno del Mali, traiettorie simili a quelle dell'aggressore. Non si voltano dall' altra parte, danno l' allarme ai responsabili della struttura, corrono verso la porta, la sfondano, quasi afferrano il violentatore prima del volo dalla finestra e della corsa. Dura meno di dieci minuti.

 

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Violenza brutale che si abbatte sulla giovane, aggredita alle spalle e gettata a terra senza pietà. E squassa i ritmi sonnolenti e bucolici della Cascina Fenatica, territorio di Fontanella, quaranta chilometri a sud di Bergamo. Le capre e le oche nei recinti, la veranda con le sedie in legno e i ceppi già tagliati per l' inverno, i campi della Bassa intorno, incastonati tra l' Oglio e il Serio. Terra Promessa è il nome ottimistico che si è data questa cascina in mezzo al nulla, ci si viene a mangiare in capo alla gita fuori porta e si fanno lavori socialmente utili, soprattutto s' aspettano carte bollate.

 

Le aspettano gli ospiti, una ventina di richiedenti asilo, qui da quando la Cooperativa sociale fondata (assieme agli altri centri del circuito Oasi 7) da un religioso assai popolare da queste parti, don Antonio Zanotti, si è convenzionata con la prefettura per farne un centro di accoglienza di profughi dall' Africa equatoriale. E mai, fino a ieri - anche se voci maligne raccontano di una rapina di paese commessa a maggio e attribuita a uno degli ospiti della cascina - si erano registrate aggressioni, tensioni, chiamate al 112, nulla. Nemmeno aveva mai destato allarmi il comportamento del 27enne della Sierra Leone, nella Terra Promessa da un anno dopo il viaggio della disperazione attraverso Maghreb e Mediterraneo, e mai sopra le righe.

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Almeno fino alle 10.20 di ieri mattina. L' operatrice era arrivata da poco al lavoro e stava andando al bagno per il personale, vicino alle stanze occupate dai profughi. Tre-quattro minuti in balia dell' aggressore, fino alla liberazione da parte dei due migranti che l' hanno trovata in terra svenuta e col volto tumefatto.

 

Al pronto soccorso dell' ospedale di Treviglio le sono stati dati trenta giorni di prognosi. Ai carabinieri del comando provinciale, guidati dal colonnello Biagio Storniolo, dopo gli esami clinici e il primo colloquio con le psicologhe è riuscita a pronunciare poche e sconvolte parole. Il 27enne è finito in carcere a Bergamo con un fermo per violenza sessuale e lesioni aggravate firmato dal pubblico ministero Valeria Palmieri. «Il fatto è grave - puntualizza il procuratore capo di Bergamo, Walter Mapelli - consumato in una struttura che però non era conosciuta come focolaio di comportamenti criminali, non c' era una situazione di evidente pericolo. È di certo una tragedia, consumata da un richiedente asilo. Al tempo stesso altri due richiedenti asilo non sono stati né complici, né conniventi né denuncianti. Si sono comportati come vorremmo che ci comportassimo noi quando qualcuno è nei guai».

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