TERRORISTA O SEMPLICE IMMIGRATO? – CI SONO MOLTE COSE CHE NON TORNANO NELL’ARRESTO DI TOUIL ABDELMAJID, ACCUSATO DALLA POLIZIA TUNISINA PER LA STRAGE DEL 18 MARZO – I PARENTI A MILANO: “ERA CON NOI” – E LA SUA PROFESSORESSA DI ITALIANO L’AVREBBE VISTO A SCUOLA

La polizia italiana si è limitata a eseguire un mandato di cattura internazionale, ma ora sta facendo le sue verifiche. La mamma e la cognata escludono che il ragazzo si sia mosso da Gaggiano nei giorni della strage. A insospettire però c’è un suo breve passaggio a Tunisi, a febbraio, prima di andare in Libia per imbarcarsi…

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Paolo Colonnello per “la Stampa

 

FRATELLO DI ABDELMAJID FRATELLO DI ABDELMAJID

Chi è davvero il ventiduenne Touil Abdelmajid? Un pericoloso terrorista marocchino dell’Isis che ha partecipato al sanguinoso attentato del 18 marzo a Tunisi, come sostengono i servizi segreti e i magistrati tunisini, o piuttosto la vittima di un tragico errore di persona come sostengono la madre, la cognata, il fratello e gli amici di Gaggiano, paesino sul Naviglio Grande alle porte di Milano?
Riassume una vicina di casa: «Un terrorista internazionale che vive a Gaggiano, in casa con madre, fratelli e nipotino, che va a scuola e mangia alla Caritas...Io non me lo vedo, mi sembra strano».


Il dubbio è venuto persino agli inquirenti milanesi che, dopo aver eseguito l’altra mattina un ordine di cattura internazionale su richiesta della magistratura di Tunisi - richiesta ineludibile da parte degli inquirenti italiani - hanno cominciato a svolgere una serie di verifiche definite «doverose» per appurare la storia e gli spostamenti di Touil nei giorni attorno al 18 marzo scorso.

ABDELMAJID ABDELMAJID


«Dal suo arrivo in Italia, in febbraio, mio figlio non si è mai mosso da qua. Era seduto con me davanti alla televisione a guardare le immagini dell’attentato a Tunisi, quel giorno di marzo», giura la madre Fatima, una bella signora di 44 anni che alle 5 del pomeriggio esce di casa con un velo bordeaux leggero sul capo e inforca la sua bici per andare a lavorare come badante. Sicura di sé anche la cognata di Touil: «Me lo ricordo bene: il 18 marzo mio cognato era qui, a Gaggiano. Lui va a scuola il lunedì e il giovedì. Non è possibile che sia andato a Tunisi a sparare».


Uno dei due fratelli del ragazzo, con qualche precedente penale, ripete semplicemente che «mio fratello non c’entra, era qui in quei giorni». Lo sostiene anche Taofik, un operaio egiziano, amico di famiglia. Non può giurare che proprio il 18 marzo Touil fosse in casa, ma sostiene di averlo sempre visto in giro in paese negli ultimi tre mesi: «E’ un ragazzo simpatico e gentile, non è possibile che lui sia stato in Tunisia».

 

ABDELMAJID ABDELMAJID

 Pare poi che la presenza in Italia del giovane marocchino accusato di una delle peggiori stragi degli ultimi anni, sia stata confermata anche dalla sua insegnante della scuola per stranieri a Trezzano. Infine, in casa di Touil, dove vive con la madre, due fratelli maggiori e un nipotino (tutti regolari), non è stato trovato nulla di compromettente, tanto meno delle armi, anche se bisognerà verificare le pen drive e il cellulare sequestrati.

 

Un abbaglio della magistratura tunisina? Di certo, la notizia della cattura del ragazzo è stata data ieri pomeriggio alle 14 dalla radio di Tunisi senza troppa enfasi e descrivendolo come coinvolto nella «logistica» dell’attentato. Ma non direttamente sul campo. Per ora la magistratura italiana dispone soltanto di una richiesta d’arresto in cui vengono indicati il numero del procedimento penale tunisino e l’elenco dei presunti reati, nessun’altra circostanza o prova.

JABEUR KHACHNAOUI - YASSINE LAABDI - I DUE ATTENTATORI DELLA STRAGE DI TUNISI JABEUR KHACHNAOUI - YASSINE LAABDI - I DUE ATTENTATORI DELLA STRAGE DI TUNISI

 

L’unico aspetto di qualche rilevanza per avvalorare sospetti sul ragazzo, paradossalmente è stato fornito ieri da sua madre che ha raccontato come il figlio fosse arrivato in Italia il 17 febbraio con «un barcone». «Era partito da Bellil in Marocco ben prima: all’inizio è stato tre giorni a Tunisi in un albergo per cercare lavoro, poi non trovandolo, è andato in Libia due settimane ma non ha trovato lavoro nemmeno lì. Quindi è salito su un barcone ed è arrivato in Italia». Con almeno altri 60 disperati, sbarcati sulle spiagge di Porto Empedocle, identificati il giorno dopo e muniti di un provvedimento di «espulsione».

 

attacco al museo del bardo a tunisi, strage di turisti attacco al museo del bardo a tunisi, strage di turisti

attacco al museo del bardo a tunisi, strage di turisti 9ec05c attacco al museo del bardo a tunisi, strage di turisti 9ec05c

Secondo la donna, proprio sulla spiaggia siciliana il figlio avrebbe «bagnato e rovinato» il passaporto, di cui però ha denunciato lo smarrimento soltanto in aprile, un mese dopo l’attentato di Tunisi. Viene da chiedersi perché mai un giovane marocchino vada per appena tre giorni a Tunisi a cercare lavoro e poi si trasferisca in Libia, meta di terroristi, sempre per cercare lavoro e non piuttosto un ingaggio. «A mio figlio la Jihad non piace per niente. Vi state sbagliando». 
 

 

 

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