1. GLI USURAI DOVE NASCONDONO I (MOLTI) SOLDI DEI LORO TRAFFICI ILLECITI? AL CIMITERO!
2. A ROMA DUE FRATELLI, GIOVANNI E DARIO ZAPPARINI DI 68 E 64 ANNI, CHE PRESTAVANO DENARO A STROZZO, NASCONDEVANO I PROVENTI DIETRO LA LAPIDE DEL PADRE MORTO 
3. LE INTERCETTAZIONI: “NOI SO QUARANTA ANNI CHE FACCIAMO STO LAVORO...DI QUESTE OPERAZIONI IO NE FACCIO TRENTA AL MESE. SIAMO UNA PICCOLA SOCIETÀ CHE PRESTA DUEMILA, TREMILA EURO AGLI AMICI…”. TRA LE VITTIME COMMERCIANTI, RISTORATORI E NEGOZI
4. QUANDO NON RIUSCIVANO A CONVINCERE CON LE MINACCE LE VITTIME A SALDARE (“FACCIO SCENDERE MIO COGNATO DALLA ROMANIA”, “TI UCCIDO CARTOLARMENTE”), I DUE FACEVANO...

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Adelaide Pierucci per “il Messaggero”

 

CIMITERO DI PRIMA PORTA CIMITERO DI PRIMA PORTA

Guadagni mensili da capogiro. E l'impossibilità di depositare il denaro in banca. Allora i soldi guadagnati coi prestiti usurai venivano sistemati nella tomba di famiglia, sotto alla lapide del padre, e dentro una fioriera. Non è bastata l' accortezza dell' occultamento dei guadagni illeciti al cimitero di Prima Porta e l' intestazione fittizia dei beni ai parenti a mettere al riparo dall' arresto due fratelli usurai del Quadraro, specializzati nel prestare denaro a strozzo ai commercianti del quartiere, in difficoltà economica.

 

USURA USURA

Giovanni e Dario Zapparini, 68 e 64 anni, ieri non hanno potuto riaprire la saracinesca del loro negozio di vini in piazza del Quadraretto, usato come copertura all' attività di microcredito a strozzo: si sono ritrovati in carcere, in due celle vicine a Regina Coeli, con le accuse di usura e esercizio abusivo del credito.

 

Il modus operandi lo ha spiegato il fratello maggiore a un cliente non sapendo di essere intercettato dalla finanza: «Noi so quaranta anni che facciamo sto lavoro...Di queste operazioni io ne faccio trenta al mese». «Noi siamo una piccola società - aveva aggiunto - che presta duemila, tremila euro agli amici». Quattordici finora le vittime accertate.

 

I CLIENTI

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Nell' elenco ci sono per lo più commercianti, ristoratori, ma anche titolari di negozi di ottica, di agenzie di viaggio, mediatori commerciali, periti, ragionieri, conducenti Ncc, e altra «gente bisognosa del quartiere», scrivono i magistrati. Romani del Quadraro, ma anche un tunisino che ha appena aperto un ristorante etnico all' Appio Claudio. Lui a fronte di 10.000 euro si è ritrovato a restituirne in meno di un anno 18.800 euro, pagando 48 rate da 400 euro a settimana. In un caso a fronte di un prestito di 100mila euro destinato ad un piccolo imprenditore, poi fallito, la vittima dopo 10 anni ha dovuto riconsegnare circa 400mila euro. Gli interessi erano superiori al 10%.

 

USURA USURA

E gli affari dei fratelli Zapparini, a dispetto della crisi, andavano a gonfie vele. Anche perché, come riporta l' ordinanza di arresto firmata dal gip Daniela Caramico D' Auria, specie Giovanni, quando non riusciva a convincere con le minacce le vittime a saldare («Faccio scendere mio cognato dalla Romania» oppure «ti uccido cartolarmente», ossia «ti mando sotto protesto»), passava ai pignoramenti di stipendi e pensioni, alle esecuzioni forzate sugli immobili.

 

Le vittime confermano davanti agli investigatori: «Volevano un garante e assegni senza nomi e cifre». Nella bottega di vini gli incassi lievitano ogni giorno. Giovanni, in cassa, parla col fratello dei soldi nascosti nella tomba di famiglia.

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Pacchetti di «trentamila euro, quaranta mila euro», imbustati e sistemati in scatole di plastica, perché «nessun metal detector la scova». I due fratelli, assistiti dagli avvocati Carlo Arnulfo e Pierpaolo Ristori, saranno interrogati domani. Ad inchiodarli il loro parlottio: «Avemo arzato la pietra di marmo, la lapide di papà, e abbiamo piazzato i soldi.

Tranquillo, non se fracicano». Soldi che i finanzieri non hanno fatto in tempo a recuperare.

 

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