VEDO NERO – ARRESTATI 11 SPACCIATORI NIGERIANI A JESOLO: ERANO ARRIVATI DA VARIE CITTÀ DEL NORD ITALIA E AVEVANO SCELTO IL LITORALE VENETO COME PUNTO DI INCONTRO PER VIA DELL’ELEVATA DOMANDA DI STUPEFACENTI – LA POLIZIA LI HA BECCATI GRAZIE A UN DRONE, MA IL GIUDICE LI HA SUBITO SCARCERATI PERCHÉ.. – VIDEO

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Alberto Zorzi per https://corrieredelveneto.corriere.it/

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L’indagine è nata a metà luglio dopo diverse «soffiate» su una banda di nigeriani accusata di rifornire di cocaina (e non solo) la «movida» di Jesolo, nella zona attorno al lungomare Mike Bongiorno.

 

E i poliziotti del commissariato di Jesolo, con l’ausilio dei colleghi della squadra mobile della Questura di Venezia, ci hanno lavorato per oltre un mese, sotto la guida del pm Alessia Tavarnesi, con l’obiettivo di ricostruire in maniera più ampia possibile la rete di spaccio, usando anche degli agenti sotto copertura che hanno fatto da «provocatori», acquistando più volte delle dosi.

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Ma i pusher, scaltri e ormai capaci di proteggersi dalle indagini, non si sono mai fatti beccare con grosse dosi di droga e quando mercoledì è scattato il blitz degli agenti che ha portato a undici arresti – visto che ormai la stagione sta volgendo verso la fine e c’era il rischio che svanissero in quel nulla da cui sono arrivati – non è stato possibile contestare altro che lo spaccio con il quinto comma, ovvero la «modica quantità».

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Processo per direttissima, pusher già scarcerati

Giovedì mattina il parcheggio della Cittadella della Giustizia di Piazzale Roma era pieno di una dozzina di volanti della Polizia. In aula, fino a sera, il giudice monocratico Michela Rizzi ha svolto il processo per direttissima, che proprio per il reato contestato si è concluso con la scarcerazione dei pusher, dopo la convalida dell’arresto: l’unica misura possibile in questo caso è stata quella del divieto di dimora, seppur esteso all’intera regione del Veneto. Il processo invece proseguirà il prossimo 22 settembre.

 

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Qualcuno di loro, in aula, ha deciso anche di dare la propria versione dei fatti, come il pusher che ha ammesso di essere un consumatore e che gli scambi erano solo tra di loro.

 

Prove per decine di consegne

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Ma la Polizia ha raccolto prove su decine di consegne, alcune anche effettuate nei confronti di agenti che si sono finti clienti e hanno acquistato la droga. Inoltre è stato fatto un notevole lavoro di pedinamento, con postazioni per fotografare i passaggi e anche con le riprese delle telecamere di videosorveglianza.

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Che la piazza di Jesolo d’estate sia una miniera d’oro per gli spacciatori è cosa nota, anche se quest’anno, con il Covid, il «mondo della notte» ha avuto alti e bassi, prima con le discoteche aperte a capienza limitata e poi con la chiusura di una dozzina di giorni fa. Il gruppo era specializzato soprattutto nella cocaina, ma aveva la disponibilità anche di altre droghe.

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La marijuana, per esempio, che però gli spacciatori spesso regalavano come omaggio agli acquirenti di «polvere bianca». Ci sarebbe poi stato anche qualche cessione di eroina, che avveniva con una modalità sempre più diffusa: uno dei pusher teneva infatti in bocca le dosi, fino a una quindicina, e usciva allo scoperto solo al momento dell’arrivo del cliente.

 

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