VESUVIO CONFIDENTIAL - TERREMOTO ALL'UNIVERSITA' “PARTHENOPE”: LA CORTE DEI CONTI INDAGA SUI COMPENSI EXTRA (MILIONARI) DEI PROF - LA MOGLIE VEDE DE MAGISTRIS IN TV E SI EMOZIONA: “QUEST’UOMO CI FARA' VOLARE ALTO...” - MA CHE CI FANNO DUE AVVOCATI ALLA GUIDA DEL “PREMIO NAPOLI”?

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Domenico Ciruzzi Domenico Ciruzzi

Simone Di Meo per Dagospia

 

1 - LA STRANA NOMINA AL “PREMIO NAPOLI”

Ma che ci fanno due uomini di legge al vertice di un importante premio letterario?  Il presidente della Fondazione «Premio Napoli», il penalista Domenico Ciruzzi, ha da pochi giorni nominato come suo vice l'avvocato e docente di diritto amministrativo Alfredo Contieri. Del primo sono note, in città, la passione per il teatro e la letteratura. Del secondo si ignorano invece le competenze in materia culturale che dovrebbero motivarne la nomina. Il «Premio Napoli» ha avuto come presidenti, negli anni scorsi, letterari come Ermanno Rea, Silvio Perrella e Gabriele Frasca.

 

Alfredo Contieri Alfredo Contieri

Ciruzzi e Contieri hanno un lungo e consolidato rapporto di collaborazione professionale. Entrambi hanno lavorato – ad esempio – alla difesa dell'ex assessore comunale Giuseppe Gambale, indagato e prosciolto nella prima (fallimentare) inchiesta su Alfredo Romeo nel 2008. Fino a poco tempo fa, Contieri era presente, sul sito web dello studio Ciruzzi, come consulente del cassazionista. Consulente dello studio è stato anche l'avvocato Fabio Maria Ferrari, attuale capo dell'Avvocatura comunale di Napoli.

 

Ciruzzi è stato indicato con apposito decreto dal sindaco Luigi de Magistris nell'ottobre scorso dopo il tentativo fallito di farlo entrare, in quota Palazzo San Giacomo, nel consiglio di amministrazione del Teatro Mercadante.

LUIGI DE MAGISTRIS E LA MOGLIE LUIGI DE MAGISTRIS E LA MOGLIE

 

2 - GIGGINO E MARIA TERESA COME JACK E ROSE SUL TITANIC

Con una città ridotta in ginocchio, senza trasporto pubblico, senza assistenza scolastica, senza manutenzione, a rischio emergenza rifiuti perché mancano i soldi, e coi centri sociali che dettano legge, la moglie del sindaco Luigi de Magistris, Maria Teresa Dolce, si commuove guardando il consorte a «In ½ ora» sulla Rai e, col gentile «nome de plume» di Greta Fiore, scrive subito dopo su Facebook: «Ditemi quello che volete – non credo di essere di parte, perché io sono spesso anche critica – ma quest'uomo ci ha fatto ricominciare a sognare... comunque andrà, ci farà volare alto e guardare lontano».

Oggi, intanto, i pullman continuavano a non passare in città. Forse la moglie, quando scrive che «ci farà volare alto», sa che Giggino allestirà una compagnia aerea comunale al posto dei bus?

 

2 - L’UNIVERSITA’ PARTHENOPE NEL MIRINO DELLA CORTE DEI CONTI

Alessio Gemma per Repubblica Napoli

DE MAGISTRIS E LA MOGLIE MARIA TERESA DE MAGISTRIS E LA MOGLIE MARIA TERESA

 

Prosciolti nove professori, uno assolto nel merito: il gotha della università Parthenope si salva in appello. Dopo la condanna in primo grado a restituire 1,1 milione di euro all'ateneo, si abbatte la prescrizione sul danno erariale procurato dai . Neanche il tempo di tirare un sospiro di sollievo per il rettore Alberto Carotenuto, l'ex rettore Gennaro Ferrara, il professor Federico Alvino e altri sei colleghi. Perché la Corte dei conti ha già aperto un'inchiesta bis sul periodo seguente ai fatti contestati nel giudizio.

 

DE MAGISTRIS E MOGLIE DE MAGISTRIS E MOGLIE

Nuova indagine condotta dal viceprocuratore Marco Catalano, stesso filone investigativo: gli incarichi professionali cumulati dai professori come attività libero professionali, ma non compatibili con il ruolo di docente a tempo pieno. Partita riaperta? In effetti, la stessa sentenza depositata in appello non mette al riparo del tutto le tasche degli accademici. Che potrebbe essere costretti a restituire le somme indebitamente percepite, nonostante la prescrizione. Il motivo?

 

È descritto nel dispositivo depositata il 2 marzo: «L'esito assolutorio non impedisce all'ateneo di esercitare nei confronti dei docenti prosciolti un'azione» volta a «ottenere la restituzione di somme ricevute senza averne titolo». Un'azione - continua la sentenza - «che può essere attivata a prescindere dalla sussistenza dell'elemento psicologico di dolo o colpa e in presenza della sola oggettiva erogazione dei compensi non dovuti per prestazioni extra professionali incompatibili».

 

UNIVERSITA PARTHENOPE UNIVERSITA PARTHENOPE

Si tratta di attività, accertata dalla Guardia di finanza, svolte dai dieci professori in aggiunta all'impegno in cattedra: consulenze aziendali, nomine in cda di società private, incarichi professionali di vario tipo. Insomma, quei docenti andavano a percepire altri emolumenti che non sono compatibili con l'impegno «a tempo pieno» scelto con l'università. I fatti contestati risalivano al quinquiennio 2003/2007, furono segnalati già in un esposto anonimo del 2004, con richieste di risarcimento scattate nel 2012. Oltre a Ferrara, Carotenuto, Alvino, coinvolti anche Roberto De Cicco, Stefano Aversa, Claudio Porzio, Vincenzo Sanguigni, Guido Benassai, Lino Cinquini, Rodolfo Napoli.

 

La sentenza di primo grado accolse la tesi del vice procuratore Catalano. A poco sono valse anche le autorizzazioni richieste dagli stessi docenti all'ateneo per svolgere quelle attività extra. Perché come ribadito nel giudizio di appello «il dovere di esclusività del docente trova la sua ratio nella esigenza di evitare conflitti di interesse quando l'attività pubblica che dovrebbe essere esclusi va è, come nella specie, un'attività didattica. In secondo luogo il precetto mira a impedire di trarre utilità, dirette o indirette, da tale attività didattica».

UNIVERSITA PARTHENOPE UNIVERSITA PARTHENOPE

 

Per questo al docente viene chiesto un risarcimento pari alla «differenza tra lo stipendio percepito come professore a tempo pieno rispetto a quanto spettante come docente a tempo definito». La sentenza di appello riforma il giudizio di primo grado, nella misura in cui attesta che è intervenuta la prescrizione per nove docenti e assolve nel merito Sanguigni per «colpa semplice e non grave».

 

C'è da dire che la Procura aveva provato a far slittare in avanti i termini di prescrizione, facendoli partire dal momento in cui si erano scoperti i fatti contestati, e non dal momento in cui erano iniziati. Un'impostazione respinta dal collegio romano presieduto da Enzo Rotolo che ha evidenziato come sia «infondato affermare la mancata conoscenza dell'università», dal momento che venivano richieste le autorizzazioni dai docenti.

 

Anzi, continua la sezione di appello, "l'università ben avrebbe potuto valutare le richieste di autorizzazione e adottare misure idonee a evitare un danno erariale, data l'incompatibilità assoluta di talune attività con il regime di tempo pieno prescelto» dai docenti. Nel frattempo si è espresso sul caso anche il Consiglio di Stato, il massimo tribunale amministrativo, che ha affermato il principio della restituzione delle somme non dovute all'ateneo da parte dei docenti. Ma soprattutto sono in corso i nuovi accertamenti della Procura contabile sul periodo successivo al 2007. Nel mirino ci sarebbero già quattro professori.

 

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