LA VIOLENZA DELL’ISIS IN LIBIA ATTRAVERSO LA PROPAGANDA – “VI ATTACCHEREMO CON MACCHINE MINATE” – VIDEO E FOTOGRAMMI DI TERRORISMO QUOTIDIANO – SADISMO SUI PRIGIONIERI: MANDATI A MORTE DEI CAMPI DISSEMINATI DI BOMBE – CECCHINI CON BERSAGLI UMANI

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Fausto Biloslavo per  Occhi della guerra – il Giornale

 

Da Misurata. Teste mozzate, prigionieri giustiziati senza pietà, incredibili scene di battaglia, minacce di attacchi devastanti in Europa, proclami delle bandiere nere dall’Afghanistan all’Algeria, cecchini che si addestrano sparando su bersagli umani, ma anche la vita quotidiana nel defunto Califfato libico regolata dalla più rigorosa sharia, la dura legge del Corano.

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Diversi video risultano inediti e tutti sono stati trovati fra le macerie della battaglia di Sirte, l’ex capitale dello Stato islamico in Libia liberata in dicembre. I seguaci del Califfo avevano un vero e proprio centro di comunicazione e propaganda alle porte della città, dove stampavano Al Naba, il settimanale delle bandiere nere. E soprattutto sfornavano o ricevevano dalla Siria e dall’Iraq video di ottima qualità montati con stile hollywoodiano per dimostrare la potenza del Califfato e spargere il seme del terrore via internet.

 

Per settimane abbiamo cercato i miliziani anti Califfo, che erano entrati per primi nel centro “stampa” delle bandiere nere a Sirte portando via computer e dvd fino a quando è arrivata una telefonata per un misterioso appuntamento in un caffè di Misurata. Un salafita con il barbone d’ordinanza, rigorosamente senza baffi, si è presentato con una piccola memoria portatile. “Anche noi siamo per la sharia, ma questa gente è pazza. Basta guardare i loro video” esordisce il messaggero senza nome consegnando al Giornale tutte le immagini dello Stato islamico sequestrate a Sirte.

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“VI ATTACCHEREMO CON LE MACCHINE MINATE”

Un seguace del Califfo vestito di nero, che imbraccia un fucile mitragliatore, si fa riprendere, come un consumato attore, davanti ad un elicottero abbattuto in Iraq con l’immancabile bandiera nera, che gli sventola alle spalle in segno di vittoria. Il mujahed di bella presenza parla in inglese. “Un messaggio al mondo materialista – esordisce – che combatte sotto l’America ed ai loro “cani” arabi o non arabi che si autoproclamano musulmani. Noi vinceremo e apriremo tutto il mondo all’Islam. Allah ci appoggia”.

 

In altri spezzoni si vede una fila di poveri prigionieri legati e bendati costretti a sedersi in mezzo ad un prato tutti allineati. E subito dopo la telecamera riprende un’immane esplosione, che li polverizza. I prigionieri sono stati giustiziati facendoli accomodare su delle mine.

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A Sirte erano arrivati anche i video con i proclami delle costole dello Stato islamico in Algeria e dei talebani che sventolano le bandiere nere in Afghanistan. Sequenze d’altri tempi con i mujaheddin a cavallo e gli stendardi al vento. Poi il barbuto emiro Hafez Said Khan, con qualche chilo di troppo, giura con i suoi tagliagole fedeltà al Califfo in nome dello Stato del Khorasan.  Così le truppe di Allah chiamano l’Afghanistan inglobando parte delle confinanti ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale. Il titolo del video non lascia dubbi: “Omaggio degli jihadisti al Califfo – Dio lo abbia in gloria”.

 

 

propaganda isis propaganda isis

Da far tremare i polsi le minacce di due giovani volontari della guerra santa, che parlano francese e si rivolgono direttamente al presidente François Hollande. “I soldati dello Stato islamico sono dappertutto” esordisce quello a destra nel video. I due sono i mimetica da combattimento ed armati fino ai denti. Il più esagitato è il terrorista a sinistra che annuncia “vi colpiremo con questo” mostrando un coltellaccio “e con questo” brandendo il mitragliatore “e con i giubbotti esplosivi”.

 

Ad un certo punto alza il livello delle minacce: “Utilizzeremo le macchine minate (pronuncia la parola in arabo, mufakaha) a Parigi  e Bruxelles”. Si tratterebbe di Lotfi Aoumeur, un volontario belga, che in seguito si è fatto saltare in aria a Qayara per fermare l’esercito iracheno che sta avanzano a Mosul, la capitale irachena del Califfato.

 

LA CAPITALE LIBICA DEL CALIFFO

miliziani Isis miliziani Isis

La “velajat di Tarabulus”, provincia libica del Califfato, prima di soccombere a Sirte aveva montato in alta definizione una serie di video sul controllo del territorio da parte delle bandiere nere. Le scene più cruente sono la crocifissione di una presunta spia con la classica tuta arancione e la sua eliminazione a raffica di mitra. Oltre allo sgozzamento di un gruppo di cristiani copti arrivati dall’Egitto per lavorare o imbarcarsi verso l’Italia. Le decapitazioni avvengono sulla spiaggia così il sangue che sgorga dalle gole tagliate si mescola con la risacca del mar Mediterraneo. Un terribile messaggio simbolico, come le immagini trionfalistiche dei seguaci del Califfo che conquistano delle cisterne di petrolio nel momento di loro massima espansione nel bacino di Sirte ricco di oro nero.

 

Un intero video è dedicato alla polizia religiosa della defunta capitale dello Stato islamico in Libia. Una sfilza allineata di combattenti locali e stranieri con tuniche e pantaloni a sbuffo grigi, kalashnikov e volto mascherato. Gli “agenti” che garantiscono l’ordine dettato dall’Islam estremista vengono ripresi mentre organizzato posti di blocco a Sirte oppure controllano che la barba tagliata non sia inferiore ad un palmo. Le guardie religiose danno fuoco ai simboli del peccato occidentale come bottiglie di alcolici, stecche di sigarette e addirittura innocui tamburi, chitarre e altri strumenti perché la musica è proibita. Ancora più grave la distruzioni a colpi di mazza delle innocue tombe dei sufi, la setta moderata dell’Islam.

ISIS IN LIBIA ISIS IN LIBIA

 

CECCHINI ADDESTRATI CON BERSAGLI UMANI

La cineteca delle bandiere nere a Sirte contava un’ampia serie di filmati di addestramento. I più impressionanti, montati da professionisti con tanto di effetti speciali, riprendono il corso per aspiranti cecchini. Un istruttore anziano rigorosamente mascherato spiega come imbracciare il fucile con telescopio a giovani volontari con la mimetica da deserto, come un’unità regolare, a loro volta con il volto coperto.

 

Fino a questo punto niente di speciale, ma poi le reclute vanno a sparare su bersagli umani sul fronte iracheno. Dietro una trincea di sacchetti di sabbia un ignaro soldatino stende dei panni quando viene colpito in pieno. Sullo schermo la grafica ha rappresentato un grande mirino che punta alle vittime. Dei giovani che si nascondono tra le sterpaglie vengono individuati e finiti con un tiro alla testa. Il tutto documentato dal video per preparare meglio i cecchini dello Stato islamico.

 

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I seguaci del Califfo scaricano a piene mani dalla rete qualsiasi filmato utile per fini militari. Un video in arabo di un sito turistico spiega come individuare città, vie, hotel con Google Earth. I terroristi possono fare lo stesso per trovare bersagli nel deserto o in Occidente.

 

Non mancano i filmati sul tiro di precisione americani e russi oltre a video game che simulano come ci si muove e si spara in battaglia. Lo “scambio” è usuale: a Sirte i miliziani jihadisti usavano per addestrarsi video di Hamas i fondamentalisti palestinesi della striscia di Gaza e pure dell’Esercito siriano libero, i ribelli “moderati” in  Siria, che appoggiamo. I filmati sulle tecniche di irruzione negli edifici o cattura del nemico non sono stati girati in zone di guerra. Probabilmente si tratta di appositi installazioni a disposizione dei ribelli siriani “moderati” nei paesi limitrofi come Turchia e Giordania.

 

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Altrettanto curioso il video di un’artigianale arma ad aria compressa, che spara palline di plastica ad altissima velocità capaci di ammazzare un uomo. Più serie le istruzioni giunte dalla Siria su come lanciare un missile terra aria a spalla o anti tank. Per invogliare i volontari giunti dall’Europa alla guerra santa i professionisti del Califfo hanno montato dei filmati che fanno invidia ad Hollywood. Particolarmente suggestivo il razzo Rpg che piomba in mezzo ai combattenti jihadisti, ma esplode su un mucchio di terra lasciandoli illesi. La velocità della ripresa del razzo viene rallentata facendo vedere la scia rossastra ed il tonfo dell’esplosione amplificato da far invidia agli effetti speciali di Steven Spielberg.

 

“PUTIN VI STERMINEREMO. IL CALIFFO È TORNATO”

I seguaci del Califfo a Sirte avevano ore di filmati che inneggiano ai “martiri” jihadisti, i kamikaze che si fanno esplodere in Siria, Iraq e Libia. Il sistema è sempre lo stesso: un blindato rafforzato artigianalmente con delle corazze per sopportare i colpi di bazooka, zeppo di esplosivo. Al volante il volontario suicida, che si fa riprendere nella preparazione e prima di partire per la missione senza ritorno.

esecuzione di massa isis esecuzione di massa isis

 

Il ragazzino minorenne, che è talmente piccolo da avere difficoltà a salire nell’abitacolo del “mostro” minato stringe il cuore. I combat camera dello Stato islamico filmano il mezzo usato come ariete fino a quando si fa saltare in aria sul posto di blocco, all’ingresso della base o per aprire un varco nelle trincee nemiche. I montaggi migliori prevedono che dal fumo dell’enorme esplosione salti fuori il volto sorridente del kamikaze finito in mille pezzi.

Isis - libia Isis - libia

 

Nei video trovati a Sirte non mancano gli inviti ai musulmani che vivono in Europa a raggiungere lo Stato islamico. “Vi ho visto senza dignità davanti alle moschee in Francia – annuncia un miliziano mascherato – Solo nella terra del Califfo troverete la dignità della guerra santa”.

 

Le immagini girate dai droni che riprendono obiettivi colpiti si mescolano alle croci delle chiese abbattute, anche se poi vengono mostrate scene idilliache di cristiani che vivono tranquillamente sotto le bandiere nere a patto che paghino la tassa di protezione prevista dal profeta Maometto.

 

I più decisi sono i volontari jihadisti giunti dalla Russia e dalla Cecenia. Durante le riprese di aspri combattimenti in Iraq un combattente ceceno spara e minaccia: “Putin, se Allah vorrà vi stermineremo”. Non a caso uno dei video più impressionisti e ben montati è commentato in russo con i sotto titoli in inglese. Il ritornello è tutto un programma: “Presto, molto presto il sangue scorrerà…”.

Isis - libia Isis - libia

 

L’obiettivo è dimostrare la forza delle bandiere nere annunciando che “giorno dopo giorno faremo diventare le vostre donne concubine ed i vostri ragazzi schiavi”. La conclusione con le immagini degli attentati di Parigi non lascia dubbi. “L’Europa sta tremando e la Russia morendo – ripete lo speaker nella cantilena martellante – Presto, molto presto il Cremlino sarà nostro. Il Califfato è tornato”. E l’immagine sfuma sulla bandiera nera che sventola dall’altissimo pennone che domina Raqqa, la capitale dello Stato islamico.

 

 

 

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