VITA ORDINARIA DI UN JIHADISTA PER CASO - KHALID MASOOD ERA UN PADRE DI FAMIGLIA CINQUANTADUENNE, CON TRE FIGLI E UNA MOGLIE CHE LO ASPETTANO DA QUALCHE PARTE NEL KENT - A BIRMINGHAM SI DISTRICAVA TRA PALESTRE, PREGHIERE E TRUFFE - NEL 1983, A 19 ANNI, FU CONDANNATO PER RAPINA A MANO ARMATA

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Marco Imarisio per il "Corriere della Sera"

 

KHALID MASOOD KHALID MASOOD

«Adesso tocca a loro». La faccia segnata da tanti anni di boxe e il pitbull al guinzaglio che ringhia non permettono di capire se a Chris Boyce dispiaccia oppure se in fondo è contento. L' ex pugile irlandese, ormai cinquantenne, ciabatte e lattina di birra in mano, assiste allo spettacolo di un ometto grande la metà di lui che spiega, arranca, gesticola, si giustifica davanti a telecamere e microfoni giunti da tutto il mondo. Si chiama Farahad Makanvahd, fuggito dal suo Paese nel 1979. Ha fatto fortuna come ristoratore qui a Birmingham, arrivando a comprare anche l' appartamento accanto allo Shiraz, il suo locale. «Non lo conosco, non sapevo neppure chi fosse».

 

UCCISIONE DI KHALID MASOOD UCCISIONE DI KHALID MASOOD

L' ultimo inquilino del signor Farahad si chiamava Khalid Masood, anche se aveva almeno un' altra decina di nomi a disposizione con i quali negli anni ha mascherato se stesso e la sua famiglia. Ai vicini della villetta in mattoni rossi di Quayside 4 dove ha abitato fino a dicembre aveva raccontato di avere origini giamaicane.

 

Ci viveva con una donna di origine asiatica. Prima di diventare l'ennesimo lupo solitario o presunto tale, prima che come agli altri gli scattasse dentro qualcosa, l' uomo che ha dato l'assalto al Parlamento inglese era un padre di famiglia cinquantaduenne, con tre figli e una moglie che lo aspettano da qualche parte nel Kent, dove era nato. Non ci tornava da molto tempo.

UCCISIONE DI KHALID MASOOD UCCISIONE DI KHALID MASOOD

 

Il presunto Masood non era certo un modello di virtù. Dicono che abbia insegnato inglese ai figli degli immigrati pachistani, lui stesso si è definito insegnante con l' addetto che gli ha noleggiato la Hyundai 4x4 alla filiale Enterprise di Birmingham North. Ma non ha mai esercitato in scuole pubbliche inglesi.

 

Viveva di espedienti, di piccoli crimini, e i suoi numerosi alias stanno rendendo complicato a Scotland Yard il compito di quantificare i suoi reati. Sotto questo nome figurano la prima condanna, nel 1983, aveva 19 anni, per rapina a mano armata, e l' ultima, nel 2003, per detenzione di un coltello da guerra. Ma non è neppure sicuro che sia quello di nascita. In mezzo, risse, truffe, riciclaggio di materiale rubato. Religioso, uomo di moschea. Una indagine di tanti anni fa per «estremismo violento», caduta nel nulla.

UCCISIONE DI KHALID MASOOD UCCISIONE DI KHALID MASOOD

 

«Viveva ai margini della zona grigia» è scritto nel comunicato ufficiale della polizia inglese.

La moglie e le altre sue donne portano il velo, i suoi figli vestono secondo la tradizione araba. Lui pregava, così sostengono i vicini. Ma ascoltava gruppi rock occidentali, frequentava discoteche dove talvolta lavorava come buttafuori.

 

Era ossessionato dal proprio corpo, a ogni cambio di indirizzo corrisponde l' iscrizione a palestre di body building. I suoi ultimi domicili conosciuti tracciano una mappa precisa dei luoghi considerati culle dell' islamismo più radicale e delle maggiori tensioni sociali, i posti dove si nasconde «il nemico interno», per dirla con i titoli dei tabloid popolari di ieri mattina. Ha vissuto nelle zone di Dagenham e Havering, le polveriere londinesi.

LA CASA IN CUI VIVEVA KHALID MASOOD LA CASA IN CUI VIVEVA KHALID MASOOD

Ha trascorso lunghi periodi a Luton, la città con il più alto tasso pro capite di aspiranti martiri del jihad.

 

«Qui siamo tutti emigrati, non troverai un vero inglese neanche a pagarlo». Ai tempi degli attentati dell' Ira, che a Birmingham fece più volte strage, gli irlandesi come Boyce divennero ospiti non graditi. La casa dove Masood ha vissuto le sue ultime sei settimane si affaccia sul marciapiede di Hangley road. Alla sinistra dell' ingresso c' è un ristorante indiano e quello di cucina persiana del signor Makanvahd. A destra un Sicilian pizza gestito però da Saed Raeisi, un ragazzo iraniano. «Veniva qui ogni sera a prendere da mangiare. Gentile, affabile. Si guardava sempre intorno. Aveva paura, oppure fuggiva da qualcosa».

 

LA CASA IN CUI VIVEVA KHALID MASOOD LA CASA IN CUI VIVEVA KHALID MASOOD

Ladywood, il sobborgo di Birmingham che contiene i quartieri a maggiore densità islamica, era il nascondiglio ideale. La città delle Midlands si porta come una croce sulle spalle il soprannome di «piccolo califfato», frutto della battuta infelice di una presentatrice di Fox news che fece però il giro del mondo. Ci sono aree, proprio come questa, dove 8 abitanti su 10 sono di religione islamica. È la città che ha accolto e curato Malala, il premio Nobel per la Pace del 2014, la ragazza pachistana sopravvissuta alle violenze dei talebani.

 

Ma è anche il posto dove pochi mesi fa è stato scoperto un complotto per islamizzare le scuole pubbliche a colpi di predicatori salafiti. I due estremisti condannati per aver finanziato Mohamed Abrini, l' uomo con il cappello che il 22 marzo 2016 si fece esplodere a Bruxelles, abitavano a due isolati di distanza dall' appartamento del ristoratore iraniano.

 

«In questi posti abbiamo perso la bussola» dice il serafico ex pugile irlandese prima di rientrare a casa. Chissà cosa è davvero successo a Masood. Nel pomeriggio di martedì ha ritirato la Hyundai. Due ore dopo ha richiamato dicendo che non ne aveva più bisogno. Lo aspettavano, non è mai arrivato. Invece ha guidato fino al ponte di Westminster, dove ha ucciso e si è fatto uccidere. Si può raccontare il contesto, descrivere i luoghi. Ma ci sono cose dell' animo umano che non capiremo mai.

 

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