1- E ADESSO COSA FARÀ CULATELLO BERSANI? ADESSO CHE UN GIUDICE HA MESSO NERO SU BIANCO CHE IL SUO EX BRACCIO DESTRO FILIPPO PENATI SI È COMPORTATO COME UN “DELINQUENTE”? COSA DIRà DI BELLO ADESSO CHE LA GALERA AL SUO EX CAPO DELLA SEGRETERIA POLITICA VIENE RISPARMIATA SOLO PERCHÉ IL REATO È STATO CAMBIATO (BENEVOLMENTE, A GIUDIZIO DEL PM) DA CONCUSSIONE A CORRUZIONE? - 2- ECCO COSA SCRIVE IL GIUDICE DI MONZA: “È DESOLANTE CONSTATARE COME UN UOMO POLITICO CON IMPORTANTI INCARICHI ISTITUZIONALI PASSATI E PRESENTI (SINDACO DI SESTO SAN GIOVANNI, PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI MILANO, PORTAVOCE DEL SEGRETARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO E VICEPRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE) ADOTTI LE STESSE CAUTELE DI UN DELINQUENTE MATRICOLATO…” -


1- I PM: SI È COMPORTATO COME UN DELINQUENTE
Federico Berni - Luigi Ferrarella per Corriere della Sera

PIERO DI CATERINA

Una passeggiata di Filippo Penati. Recente, a metà maggio. Sotto la sede della Regione Lombardia. Con il costruttore Giuseppe Pasini, proprio uno dei due imprenditori che a quell'epoca lo stavano già accusando davanti ai magistrati: ecco cosa, in termini di «inquinamento probatorio», ha rischiato di costare al dirigente pd l'arresto, evitato invece solo per la differente qualificazione giuridica delle tangenti (non concussioni, ma corruzioni già prescrittesi) scelta dal giudice.

Penati

Una passeggiata che per i pm monzesi sarebbe servita a dare un messaggio a Pasini perché edulcorasse il suo interrogatorio, al punto da spingerli a una osservazione di infrequente asprezza: «È desolante constatare come un uomo politico con importanti incarichi istituzionali passati e presenti (sindaco di Sesto San Giovanni, presidente della Provincia di Milano, portavoce del segretario del Partito democratico e vicepresidente del Consiglio tegionale) adotti le stesse cautele di un delinquente matricolato».

penati bersani

Il 16 maggio Pasini racconta alla GdF di aver incontrato, a una cena sociale della Bcc di Sesto San Giovanni, «la ex moglie di Penati che mi ha detto che suo marito voleva parlarmi».

D'accordo con gli inquirenti, Pasini fissa per il giorno dopo un appuntamento. Penati non si siede con lui al bar, ma gli parla camminando (il che impedirà ai militari di registrare la conversazione): «Caro Giuseppe - sostiene Pasini d'essersi sentito dire - so che ti hanno chiamato a Monza (i magistrati, ndr) per conoscere qualche cosa della situazione e vorrei sapere che cosa hai detto e in particolare se ti hanno chiesto di me».

Poi Penati avrebbe aggiunto: «Lei, Giuseppe, sa che io non ho preso una lira, sa che io di quattrini non ne ho. Di Caterina sparla di me, ma lei sa che non è vero niente, lui ha preso i soldi per sé».

A questo punto, riferisce Pasini, «io ho ammiccato ed ho percepito che queste erano le indicazioni da tenere presente in caso di convocazione da parte dell'Autorità giudiziaria. L'incontro è durato poco, a lui interessava solo darmi il segnale su come comportarmi».

Ancor più fresche, addirittura di giugno, sono poi le intercettazioni che per il gip Magelli hanno fatto «emergere la perdurante disponibilità di Penati, anche in epoca recente, ad intervenire nell'interesse di Piero Di Caterina (l'altro imprenditore che dice di aver dato per anni soldi a Penati, ndr) per soddisfarne le richieste di un suo diretto intervento sui sindaci dei Comuni» (come Cinisello Balsamo) con i quali l'azienda di trasporti di Di Caterina aveva «difficoltà nelle concessioni del trasporto pubblico».

filippo_penati_pd

Queste intercettazioni per la gip hanno «rafforzato il già grave quadro indiziario emerso a carico di Penati, che evidentemente si sente costantemente in debito con Di Caterina e ne teme le rivelazioni».

La gip Magelli, al pari di quelle di Pasini, non le prende per oro colato ma, pur tarandole del «possibile malanimo», le valorizza solo quando i riscontri d'indagine «dimostrano l'esistenza di numerosi e gravissimi fatti di corruzione posti in essere da Penati e Giordano Vimercati», suo ex capo di gabinetto.

Su questi parametri il gip ritiene ad esempio «provato che per approvare il piano di riqualificazione dell'area ex Falck ne abbiano subordinato la concreta fattibilità al pagamento di un contributo alla politica e all'ingresso delle cooperative emiliane nell'affare», e «abbiano chiesto a Pasini il pagamento di una tangente di 20 miliardi di lire in tranche da 4», di cui la prima pagata.

GIORDANO VIMERCATI E FILIPPO PENATI

Solidi appaiono al gip anche gli indizi sulle somme (stimate da Di Caterina nell'equivalente di «1,5 milioni di euro dal 1994 al 1998, e poi 2,5 milioni sino al 2002/2003») che l'imprenditore «nel tempo ha prestato a Penati e a Vimercati» per cercarne la protezione nei suoi contenziosi milionari con l'Atm, e «delle quali ha chiesto la restituzione».

Di Caterina, infatti, negli anni ha «sostanzialmente anticipato a Penati e a Vimercati le tangenti che successivamente Pasini avrebbe pagato loro», come i 2 milioni consegnati in Lussemburgo dieci anni fa da Pasini a Di Caterina; o che in seguito Penati avrebbe fatto ripagare a Di Caterina da altri imprenditori.

Giordano Vimercati

È il caso dell'apparente caparra di 2 milioni di euro che nel 2008 l'imprenditore Bruno Binasco (top manager del gruppo Gavio) lascia incamerare a Di Caterina (non esercitando poi entro il 2010 l'opzione di acquisto di un suo immobile) sotto forma di assegno recapitato da un architetto (Renato Sarno) molto vicino a Penati.

La gip Magelli concorda con i pm sulla «macroscopica anomalia» di questa vicenda, ma dissente rispetto alla qualificazione giuridica di finanziamento illecito di Binasco al Partito democratico di Penati.

PENATI

Essa, infatti, le appare «incentrata su un solo elemento obiettivo, il pagamento dei 2 milioni, che tuttavia non è certo sufficiente a far ritenere che questo denaro, pagato a Di Caterina in restituzione di precedenti finanziamenti erogati a Penati, riguardasse somme effettivamente confluite nella casse del Partito democratico», come per il gip «al più» Di Caterina ha solo saputo «supporre e ipotizzare».

Costui, nei suoi nuovi verbali depositati, pieni anche di rettifiche e di accenni poco chiari (come a «soggiorni, ristoranti e locali notturni pagati in viaggi» nell'Est europeo e «in nottate in Svizzera») rievoca anche l'inizio del suo rapporto con Penati, che all'epoca della sua prima elezione a sindaco di Sesto San Giovanni gli avrebbe detto: «Dammi una mano che poi dopo li recuperi, dopo te li farò riguadagnare, te li darò indietro. (...) Io gli diedi dei soldi, poca roba.

PASQUALINO DI LEVA

Il rapporto con Penati si è intensificato. (...) Mi ha fatto più volte richieste dell'ordine di 10/20 milioni di lire dicendomi che ne aveva bisogno per la sua carriera politica». Ho consegnato del denaro, sempre in contanti e in buste, anche a Vimercati». Così, «in 15 anni ho elargito in contanti a favore di Penati circa 1 milione di euro. Le modalità variavano, nel periodo elettorale queste richieste aumentavano sia per frequenza che per entità».

FILIPPO PENATI QUANDO ERA SINDACO DI SESTO SAN GIOVANNI

«Alle volte Penati stesso si recava presso il mio ufficio dove gli consegnavo il denaro contante in busta», che la segretaria di Di Caterina ha confermato di preparare. «Le richieste di Penati erano frequentissime, ma nell'ordine di qualche decina di migliaia di euro a volta». Fino a non molto tempo fa, aggiunge Di Caterina. Con una parola che però i magistrati, da sola, evidentemente non hanno ritenuto di valorizzare: «Le ultime dazioni di denaro, per circa 50.000 mila euro, risalgono alla campagna elettorale per la candidatura alla Presidenza della Regione», persa nel 2009 da Penati contro Formigoni.

2- ONOREVOLE SEGRETARIO: CI ILLUMINI
Massimo De' Manzoni per "Libero"

E adesso che farà il signor segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani? Adesso che un giudice ha messo nero su bianco che il suo ex braccio destro Filippo Penati si è reso responsabile di «numerosi gravissimi fatti di corruzione», tali da giustificare «la custodia cautelare». Adesso che la galera al suo ex capo della segreteria politica viene risparmiata solo perché il reato è stato cambiato (benevolmente, a giudizio del pm, che insisteva per la concussione), facendo così scattare i termini di prescrizione.

Adesso che le tangenti girate nella Stalingrado d'Italia hanno assunto una consistenza minacciosa, apparentemente ben al di là della pura ipotesi di reato. Ecco, adesso che farà e che dirà Bersani? Continuerà a sottrarsi alle domande sulla questione morale esplosa nel Pd che da un mese, in perfetta solitudine, gli pone Libero?

AREA FALCK SESTO SAN GIOVANNI

Ci minaccerà con una nuova class action di tutti gli iscritti al partito, una collettiva azione giudiziaria che ci chiuda la bocca, possibilmente per sempre? Confiderà che la sua buona stella gli porti in dono qualche altro clamoroso crollo di Borsa, con il conseguente polverone mediatico nel quale occultare ancora una volta lo scandalo?

O adotterà invece la surreale linea difensiva del suo uomo, il quale ieri esultava: «Oggi si sgretola e va ulteriormente in pezzi la credibilità dei miei accusatori. Infatti le loro dichiarazioni relative alla concussione si sono rivelate non attendibili».

Giuseppe Pasini

Cos'è, una nuova variante del codice penale: per tutti gli esponenti del Pd, e più in generale per chiunque abbia militato nel Pci-Pds-Ds, la corruzione non è più un reato? Non ci sarebbe poi da meravigliarsi troppo, visto il precedente storico dell'aprile 1990, quando, alla vigilia di Mani Pulite, una quanto mai opportuna amnistia calò una cappa di piombo sui reati di illecito finanziamento ai partiti commessi fino all'anno precedente, rendendo impossibile qualunque indagine sui soldi versati al Pci dall'Unione Sovietica. Siamo in Italia, siamo uomini di mondo e quindi siamo pronti a tutto.

Però di questa legislazione speciale ci piacerebbe avere ragguagli dalla viva voce di Bersani. Se così non fosse, se cioè la pretesa superiorità morale degli uomini di sinistra non si fosse ancora sustanziata in un provvedimento in grado di esentarli dalla legge, ci piacerebbe sapere che cosa pensa il segretario del Pd delle parole dell'uomo che lui ha chiamato da Milano a Roma perché lo aiutasse a guidare il partito.

Le condivide? Le fa sue? Ne prende le distanze? E allargando un po'l'orizzonte: quelle frasi del giudice per le indagini preliminari sui«numerosi e gravissimi fatti di corruzione« dicono niente? Provocano qual- che fremito nel partito dell'indi - gnazione permanente effettiva? E le nottate calde di Penati così ben descritte nell'ordinanza del gip?

MARCO MAGNI
BRUNO BINASCO BRACCIO DESTRO DI GAVIO

Quei tour in ristoranti, alberghi locali notturni di Ucraina, Romania, Russia, Lituania, Svizzera pagati dall'imprenditore Di Caterina che cosa suscitano in chi si è pasciuto per mesi di BungaBunga e D'Addario, facendone il solo tema "politico"sul quale esercitare l'opposizione? Vivaddio: almeno il Cavaliere le serate allegre se le pagava coni suoi soldi, non con quelli di imprenditori desiderosi di ottenere in cambio appalti pubblici.

Ecco, di tutto questo ci piacerebbe sentire che cosa pensa Bersani. E non vorremmo attendere (invano) un altro mese. Certo, lo sappiamo: smacchiare giaguari è impegno quanto mai gravoso. Ma ci risulta che la specie è quasi in via di estinzione e a questo punto di esemplari da trattare ne saranno rimasti pochini. Suvvia, segretario: torni un po' tra noi. E ci illumini.