1- COME RICONOSCE L’ARCINEMICA SABINA GUZZANTI, QUANDO FA LA PARODIA DI UNA PARLAMENTARE PDL: “NON ABBIAMO MAI GOVERNATO BENE COME ADESSO, SE LO SAPEVAMO PRIMA…”. A DEFINITIVA CONFERMA, BASTAVA IL TITOLO A TUTTA PAGINA SULL’UNITÀ: “AL BERLUSCONI PAPERONE LA CRISI HA FATTO BENE: PIÙ RICCO DI OTTO MILIONI” - 2- IN MOLTI HANNO SPERATO CHE IL SUO RITIRO ‘SPINTANEO’ FOSSE LA SUA FINE E INVECE DA QUANDO PUÒ DEDICARSI LIBERAMENTE AL BUNGA BUNGA, GLI VA MEGLIO DI PRIMA - 3- IL MILAN GALOPPA IN CAMPIONATO E IN CHAMPIONS, IL SALVACONDOTTO GIUDIZIARIO DI BELLA NAPOLI GLI HA TOLTO DALLE PALLE MILLS, DELL’UTRI È QUASI SALVO, I ‘SINISTRATI’ SE LE SUONANO TRA LORO, LA7 ANNASPA E I ‘NEMICI’ TELEVISIVI (GUZZANTI, DANDINI, SANTORO, FORMIGLI, MENTANA) SENZA RUBY SMUTANDATA NON SE LI FILA PIÙ NESSUNO -

Condividi questo articolo


Stefano Di Michele per "Il Foglio"

Forse un giorno tornerà. O forse non tornerà più - ché il tornare, in fondo, non pare davvero un'assoluta necessità. Anzi, anzi, anzi. Dove sia il Cav., nessuno con precisione or dire lo sa. A Lugano con Mina? In birreria col solitario Bersani? A ragionar di patristica con monsignor Fisichella? Su quel ramo del lago di Como, a rimirar tramonti primaverili, che il cor interferiscono, dal piano alto della villa dell'amico Dell'Utri, ultimo suo acquisto immobiliare?

BERLUSCONI CON FRANCESCA ROMANA IMPIGLIA A VILLA CERTOSABERLUSCONI CON FRANCESCA ROMANA IMPIGLIA A VILLA CERTOSA

Egli che sempre offriva il petto alla sorte e a Vespa e a qualche rapace beltà, ha scoperto il gusto (inedito) della mezza parola, della fugace apparizione, del niente di più dell'essenziale - è passato, il Cav., dal perenne suo barocchismo al romanico, dal fiocco allo spago, dall'ammasso alla selezione. Era Mazinga e si è fatto Coccolino.

E così, mentre con accortezza si tira nell'ombra (dopo che nell'ombra, a suon di festeggiamenti stradali e tappi di spumante saltati in aria e in diretta televisiva, fu spedito), dall'ombra inosservato osserva. E ne trae gusto e giovamento e gran piacere, da questo suo osservare del mondo e della politica e dei problemi suoi.

berlusconi impiglia OGGI Lario CHIberlusconi impiglia OGGI Lario CHI

Che niente, da anni e anni di scoppiettante e a volte persino (anzi a un certo punto: soltanto) assordante presenza scenica, così bene gli andava, tante soddisfazioni cavava, tante felicitazioni riceveva. Il non esserci per ancor meglio esserci - non il banale morettismo di non esserci per farsi ancora di più notare, piuttosto il non farsi notare per poter più concretamente operare.

Poeticamente, si potrebbe definire, quella berlusconiana - in tale avvio di primavera della sua contentezza - quale "assenza più acuta presenza". In maniera più pop, al Cav. va, come si dice, l'acqua per l'orto, senza nemmeno dover fare la fatica di annaffiare in prima persona.

Come riconosce (e quasi ne vien fuori una lode) l'arcinemica Sabina Guzzanti, quando fa la parodia di una parlamentare del centrodestra su La7, "non abbiamo mai governato bene come adesso, se lo sapevamo prima...". Forse un giorno tornerà. Magari farà come il barbiere marchigiano interpretato da Nino Manfredi in "Straziami, ma di baci saziami" - e dunque, "la rota gira, come il conte di Montecristo so' tornato ricco e spietato". O forse no, chi glielo fa fare.

berlusconi haremberlusconi harem

Sta là, volteggiando tra Palazzo Grazioli e Arcore e la sarda Costa Smeralda, e dimenticarlo nessun può - che poi, il dimenticare lui per molti suoi nemici procedere alla propria dimenticanza significherebbe, esistendo un significativo mercato dell'indotto antiberlusconiano, che a valutarlo a monete altro che Pomigliano, altro che treni montezemoliani.

RubyRuby

E in un rapido voltare di venti e destini - tanto che nemmeno quelli del Giornale riescono a tenergli dietro, così che il "contrordine, liberali!" s'affatica a volte a godere di rapida attuazione - molto deve far godere la sorte della detestata Repubblica, che fu monolite e adesso costellazione, e veder pugnare nell'Olimpo di Largo Fochetti, come in certi romanzoni americani per lettori texani si rappresenta lo scatenamento rancoroso degli dei tra di loro, Giove contro Apollo, tuoni e saette, quanto e come e non meno di De Benedetti e Mauro contro Scalfari, con il solenne sovrastare del professore Zagrebelsky, roba da tuffarci gli occhi per il piacere di buon mattino, prima ancora di tuffare per colazione il cornetto nel cappuccino.

Ogni cosa pare filare - quando ogni cosa, negli anni in cui occupava la scena, pareva ingarbugliarsi. A maggior conferma, a definitiva conferma, bastava il titolo a tutta pagina sull'Unità di qualche giorno fa: "Al Berlusconi Paperone la crisi ha fatto bene: più ricco di otto milioni". Ecco - ratifica insospettabile, Cassazione giornalistica, per tacer del bene che il Cav. vorrebbe dire (e che saggiamente non dice) della Cassazione giudiziaria, che ha cassato la sentenza di secondo grado che condannava l'amico Marcello, ora privo del villone sul lago ma anche di non pochi pensieri che annebbiavano peggio delle nebbie lacustri.

rubyruby

E quanta consolazione - a giustizia a metà ridotta!, fu pubblico lamento, ma non vera intenzione - in quella prescrizione che, a proposito di nebbie, oltremanica ha respinto per sempre il fantasma dell'avvocato Mills, esperienza da cui almeno un doveroso insegnamento è da trarre: mogli (per il resto, ad Arcore, s'adunava una folla multietnica che manco all'assemblea dell'Onu) e avvocati dei paesi tuoi, ché quantomeno la parcella del Ghedini sarà sostanziosa, ma assolutamente spiegabile. Forse un giorno tornerà. Marescià, fossi matto!, direbbe Totò. Ma magari tornerà: se non lo spirito dello statista, certo quello del primo attore sul proscenio butta.

Ruby lapdanceRuby lapdance

Nell'icastico nascondimento di questi mesi, ha raccolto il Cav. successi del tutto inaspettati. Peraltro, ci son segni che la sorte dissemina e che solo la giusta distanza permette di vedere. Ecco, era il glorioso 1994 - quello della discesa in campo, dell'azzurra libertà, del doppiopetto per tutti gli italiani. Fu vittoria strabiliante - che culo!, che trionfo! Che culo, appunto. E non fu l'unico. Così che, a Mondiali in corso, a gol bostoniano di Baggio, ebbe modo Gene Gnocchi di elaborare quale fortunata teoria "l'apoteosi del culo di Sacchi", e a farne infine argomentato volume - "Il culo di Sacchi", appunto, ove le "analisi tecnico culacee" dell'Italia in trasferta a stelle e strisce venivano ampiamente sviluppate.

Preistoria, certo - pure se, a prestar orecchio al suono di quelle parole, "analisi tecniche culacee", nell'era dei tecnici governativi e dell'insperata fortuna berlusconiana, pare saggio intendimento. Ma in quell'anno significativo, di gloria liberale e pallonara - finendo infine magari per confondersi l'una con l'altra - due furono i culi che l'intera nazione ammirò: quello del Mister, si diceva, e quello del Cavaliere. Che vittoria tanto bella non ebbe mai più - pur se molte vittorie avrebbe avuto in seguito. E solo oggi, nell'uscire dall'arena e nell'issarsi imperiale e più che mai brianzolo sugli spalti per assistere ai trionfi del suo Milan, magari un giorno andarsene finanche in trasferta con i tifosi tutti, pullman presidenziale e passeggeri popolari, "e faccela vedè / e faccela toccà".

PROCESSO MILLSPROCESSO MILLS

E dunque, nel sottrarsi anziché sommarsi al parapiglia quotidiano, sul suo culo torna a battere il sole della buona sorte. Insomma, è la stagione - laterale a una superficiale occhiata, centrale a un'attenta visione - che si potrebbe ben definire quale quella de "El cul del Cav.". Si è velato e si è sbiadito e si è posizionato nella mezz'ombra, come la saggezza di Gianni Letta per vent'anni ha cercato di fargli entrare in testa. Un Cav. (quasi) zen, una singolare morbidezza e lentezza da maestro del tè.

Che peraltro, iperfornito di quid in percentuali da guinness - che quid lo Cav.! - lo tiene ora attentamente a freno, parzialmente occultato, dosato con parsimonia - a non far risaltare lo scarso quid altrui (e dunque per meglio far notare il considerevole suo quid). Un fine ragionare borgesiano, di doppi e misteriose sortite dai labirinti, si è fatto quello del Cav., piuttosto che l'antico fervore aziendalista e sospetto.

Forse un giorno tornerà. Col tacco svettante da tanghero (s'intende, borgesianamente si omaggia, nel senso di ballerino di tango), a nuova seduzione elettorale, rosa rossa tra le sue labbra, brillantina sulla testa, come un Miguel Zotto, come un Mastroianni che fa Rodolfo Valentino. "Ciao, Rudy". "Ciao, Cav.".

MARCELLO DELLUTRIMARCELLO DELLUTRI SABINA GUZZANTISABINA GUZZANTI

L'orchestra ha gli strumenti accordati, ma chissà se darà mai il via alle antiche danze tribali di un Sallusti, il Cav. redento - e soprattutto attento. Che a maggior godimento di tanti sfottimenti, con giudizio offre il petto, se non più a Vespa, a difesa del comunista Napolitano - icona istituzionale davanti alla quale la sinistra inizia un po' a farsi sbuffante, causa eccessiva dotazione di babà fornita a Monti. Difenderà dunque il Cav. l'ultimo Grande comunista d'Italia? Scaverà trincee a presidio della funzione di uno storico dirigente del Pci?

Si rotola negli apparenti paradossi, e si prepara così a costringere tutti a una nuova narrazione della sua epopea, come già avvisa Enrico Mentana: "Dobbiamo sopravvivere alle nostre abitudini, alle nostre stesse regole, inventare nuove forme di narrazione". Ah già, eccola un'altra grande soddisfazione che lo fa sghignazzare dal fondo di una caverna tra i cactus di Villa Certosa: l'ammosciarsi di tutto bric-à-brac televisivo a suo disdoro. La7 che si è imbarcata tutto quello che si poteva trovare nel vasto mare che del Cav. rideva e del Cav. ogni malefatta scovava - dalla Dandini alla Guzzanti, al bravo Formigli - e se ne sta ora come un bastimento spagnolo incatenato da una grande bonaccia delle Antille, mentre il carico di spezie evapora e perde sapore.

E si vede che su quel pianeta lontano di mignotte e mafiosi e bandane - come ET che "telefono casa" - si vorrebbe disperatamente tornare, ché la battuta con i tecnici non viene: volete mettere la escort con la Bce, il sospetto di Viagra con il sottosegretario Polillo, le barzellette con il ministro Terzi di Sant'Agata - che ti viene solo voglia di sgranare due poste di rosario? E' come ritrovarsi, alla fine, con un magazzino di cose invendute - e con la certezza che neanche ai saldi si registrerà un'impennata. Si tende a scivolare sui bei giorni che furono, sul puzzone che c'era, su quel generale arrapamento che marcava la frontiera tra la buona Italia e il Malpaese.

Berlusconi mi ci pulisco il culoBerlusconi mi ci pulisco il culo

Ma è uno sghignazzo che resta appeso, non vola e non cala, a caciocavallo in perenne stagionatura, ma senza un pizzicagnolo interessato a metterlo in vendita. Pure il tiggì di Mentana - rivelazione e modello fino a poche settimane fa - soffre e cala, cala e soffre. Era il Dan Brown delle loro classifiche, il Cav. sbuffante e dichiarante e festaiolo. Ora che ha preso la porta laterale, e nemmeno per dispetto a una finestra s'affaccia - non un minimo di soddisfazione concede: un pm comunista, un oppositore coglione, un Mussolini che organizzava vacanze al confino. Niente di niente.

E al punto siamo, come s'interroga pure Aldo Grasso sul Corriere: "La crisi di Rai 3 e La7: nostalgia di Silvio?". Così magari ad Arcore, dopo i bunga bunga degli anni passati, ora si passa ai giochi da tavolo col "Bunga Republic" ideato da un gruppo di giovani toscani - non di grande inventiva, vien da pensare, nella fantomatica Bunga Repubblic s'investiva "il denaro per pagare escort da offrire ad amici potenti" e intanto c'era da sfuggire alle "toghe rosse": praticamente tutto un copyright berlusconiano. Siamo ai coriandoli finali, al vintage rifilato, al bancarellismo quale malattia infantile dell'antiberlusconismo.

SERENA DANDINISERENA DANDINI

E perciò arrangiatevi da soli, se la ride il Cav. E da soli pare davvero difficile arrangiarsi. Forse un giorno tornerà. Ma per adesso si gode il momento così magicamente insperato. "El cul del Cav.", che si voleva flaccido (e né visione dello stesso né competenza sulla consistenza qui sono in discussione), si è politicamente rivelato di marmo, come l'homo sovieticus di Wajda, sodo e palestrato: culo da tronista, praticamente, più che da cumenda statista.

Si fa evocativo di Fortunello, lo strepitoso personaggio inventato da Ettore Petrolini, il Cav. che s'aggira e poco si vede, osserva e poco si mostra: "Sono un tipo: estetico / asmatico, sintetico / linfatico, cosmetico. / Amo la Bibbia, la Libia, la fibia / delle scarpine / delle donnine / carine cretine. / Sono disinvolto. / Raccolto. / Assolto per ‘inesistenza di reato'...".

Il Fortunello di Arcore - "sono un uomo grazioso e bello" - rimira il suo capolavoro (involontario? studiato?, che pur la fortuna in politica qualcosa da dire ce l'ha), un governo che è praticamente il suo governo ideale, ad avercene uno, compresa una Fornero che fa per settanta volte sette Sacconi e un Passera di buon passo e di buone soddisfazioni e di nome benaugurante - e infatti certi ex ministri stanno lì che rosicano, che segnano e che insegnano, un po' a Prof. dei Prof. s'atteggiano. E al levarsi del sole, sfogliando i giornali - che ora non più Paolino Bonaiuti s'affanna alla bisogna - vede la desolazione che si è lasciata dietro, avverte il comicante ravanare a vuoto, e umanamente ne gode.

MICHELE SANTOROMICHELE SANTORO

Faranno, a Repubblica, dieci domande a Monti? Sei, almeno, che siamo in giorni avari? Avrà ancora fiato l'Unità per dir qualcosa contro di lui, dovendo dire così tanto (e male) der sor Mario sparagnino ogni dì? Persino il Fatto, il glorioso Fatto di travagliesca insistenza, pare avere la carbonella bagnata - e lo stesso Travaglio sembra un po' soffrire nel prendersela con Napolitano o con Latorre o Polito, oggettivamente, e con gran rispetto, obiettivi di ripiego rispetto alla grande epica sua: infatti la prosa ardente si sfiamma, la verve ne risente, l'indignazione s'affatica: non può, la cozza pelosa, reggere il confronto con l'originale sua cozza politica - e pare il giornale della "signora mia, che momenti!", qui tutti rubano e arraffano e s'approfittano.

E hai voglia a pompare, a gridare, a titolare: senza il Cav. sembrano tutti, pure sul Fatto, fattarelli - pare il Corriere della Sera senza Pigi Battista, seppur con l'ombra di Stella & Rizzo in gran spolvero. Sì, vabbè, ma il Cav. dov'è? - "dov'è, dov'è, dov'è?", tutti come Caballero, gli antipatizzanti del Cavaliere, quando andava alla ricerca della sua Carmencita. Forse un giorno tornerà. Se la pazzia cara a Erasmo e al Cav. si muterà nella pazzia da piazza e da comizio - se Antigua, infine, sarà meno intrigante di via dell'Umiltà (pare difficile, potrebbe pure essere). Se non ammattisce, il Cav. continuerà a stare sul bordo campo, negli spogliatoi, sulle tribune.

Esistenzialmente, non può non essere tentato. Prende aria, coltiva rose, magari ammassa squinzie tra la generale distrazione. E non poche soddisfazioni. Non doversi mettere ancora lì a comporre ogni sei mesi nuovi inni da far svettare come capolavori assoluti "L'ape maia" e "Furia cavallo del West". E soprattutto, non aver più quell'accampamento di questuanti su per le scale di Palazzo Grazioli, tutto un entrare e un uscire come dal dentista, di uno ti liberi e due ti afferrano, tre rassicuri e cinque hanno nuove pretese.

CORRADO FORMIGLICORRADO FORMIGLI cort chicco mentana ridenscort chicco mentana ridens

E quelle telefonate la domenica mattina - c'è in diretta con noi il presidente Berlusconi! un grande applauso per il presidente Berlusconi! - a ogni fesseria di convegno, convegnucolo, congressino, congressetto, adunata festiva; e i democristiani doc e i liberali moderati e i moderati con Silvio e i massoni cattolici e i cattolici di rito arcoriano e i fascisti pentiti e i fascisti non pentiti e i liberali scalmanati e i moderati smoderati e i liberi pensatori e i pensatori con Giovanardi e quelli con Nucara e quelli con Rotondi e quelli al quadrato e quelli con Gasparri e quelli a ruota libera e quelli con le ruote sgonfie: e du' palle, tutto uno strazio una pena e un'insignificanza, che una volta al povero Cav. lo collegarono pure con una sala vuota in zona di Calabria, e lui cominciò generosamente a lodare tanto la rava quanto la fava della desertificata situazione, si erano già dati tutti, manco l'avevano aspettato, solo i tecnici che smontavano microfoni e palco, e la voce presidenziale improvvisamente dall'alto cominciò a calare - e quelli pietrificati, a bocca aperta, la chiave inglese levata a mezz'aria, piangere o ridere non si sapeva che fare. Ma era vita, quella? La scuola politica a Orvieto.

L'università liberale in Brianza. I libri di Scilipoti tra presentare in pubblico - una roba per cui il bibliofilo Dell'Utri, dopo che gli ha venduto la villa, potrebbe togliergli il saluto - e i Responsabili da ricevere in gruppo, e ministri stracci e lagnosi che gli mangiavano le olive degli aperitivi. Tutto quell'indimenticabile rottura di palle di famigli e fedeli, certi "ciaparàtt" inconcludenti del partito, capaci soprattutto di rovesciare i pentoloni della minestra e di cominciare a batterci sopra con i cucchiai, come facevano i giannizzeri quando volevano soldi e prebende dall'imperatore ottomano.

BRUNO VESPABRUNO VESPA

E le barzellette non si potevano dire (terreno scivoloso, peraltro, come è successo a Gotti Tedeschi, che è andato a presentare il saggio di Tremonti - beh, cribbio!, un po' lei se le va a cercare, direbbe il Cav. - e si è fatto scappare quella terrificante su Hitler e il modo di risolvere la disoccupazione in Germania), e smadonnare non si poteva, e pure con Pisanu occhio e pazienza... Forse tornerà.

GIORGIO NAPOLITANOGIORGIO NAPOLITANO

Per dar nuova ispirazione a Travaglio, per non lasciare la Guzzanti a guidare assemblee di teatranti occupanti, per non dispiacere a "Ballarò", per non abbandonare Vergassola alla Dandini. Per rifornire la mitraglia di Mentana. Per salvare Vespa da Avetrana e dalle diete. Davanti a un'audience che cala, il cor berlusconiano sempre patisce (e agisce). Forse tornerà. Forse no. Questione di politica. E di culo - el cul del Cav. che or si mostra.

 

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

FLASH! - ALLA FACCIA DI CHI LO VOLEVA MORTO! L’AUTOBIOGRAFIA DI PAPA BERGOGLIO, “LIFE”, SCRITTA DA PAPA FRANCESCO CON IL VATICANISTA DI MEDIASET, FABIO MARCHESE RAGONA, A UNA SETTIMANA DALL’USCITA NEGLI USA HA GIÀ CONQUISTATO UN POSTO NELLA PRESTIGIOSISSIMA CLASSIFICA DEI BEST SELLER DEL “NEW YORK TIMES”. LO STESSO IN GERMANIA, CON LA CLASSIFICA DELLO “SPIEGEL”. E IN ITALIA? I RITI VODOO E I MALOCCHI DEGLI ANTI-BERGOGLIANI NON SAREBBERO SERVITI A NIENTE: PARE CHE IL LIBRO SIA PRIMO IN TUTTE LE CLASSIFICHE LIBRARIE. SEGNO CHE LA GENTE, AL CONTRARIO DI TANTI SUOI COLLABORATORI, AMA BERGOGLIO. AMEN!

ARCORE MORMORA, MILANO CONFERMA: MARTA FASCINA SI È FIDANZATA! A RUBARE IL CUORE DELLA FU VEDOVA INCONSOLABILE DI SILVIO BERLUSCONI NON SAREBBE UN POLITICO, NÉ UN PERSONAGGIO PUBBLICO - LA FAMIGLIA BERLUSCONI, CHE NON VEDE L’ORA DI SBULLONARLA DA VILLA SAN MARTINO, AVREBBE PERSINO PRESO UN APPARTAMENTO A MILANO PER LEI E IL SUO NUOVO AMORE. SI VOCIFERA CHE IN QUESTI GIORNI SI STIA LAVORANDO ALL’ARREDAMENTO… - MARTA FASCINA: "LA NOTIZIA È TOTALMENTE INFONDATA. QUANTO ALL'ACQUISTO DI UN NUOVO APPARTAMENTO, SI TRATTA SEMPLICEMENTE DI UNA VALUTAZIONE CHE STO FACENDO PER UN MEMBRO DELLA MIA FAMIGLIA..."

DAGOREPORT – “SANTA” E VOLUBILE: LE MILLE VERSIONI DELLA  SANTADECHÈ SULLE SUE DIMISSIONI DA MINISTRO IN CASO DI RINVIO A GIUDIZIO. ALL’INIZIO SI È DIFESA SENZA ESITAZIONI, POI HA IPOTIZZATO UN PASSO INDIETRO (“FARÒ UNA SERIA E COSCIENTE VALUTAZIONE”) E OGGI, DI NUOVO, CAMBIA SPARTITO: “NESSUNO MI HA CHIESTO DI DIMETTERMI” - PERCHÉ ONDEGGIA COSÌ TANTO? QUALI ASSI NELLA MANICA È CONVINTA DI AVERE? – NESSUN COMMENTO DALLA MELONA CHE SA BENE CHE FDI NON VEDE L'ORA DI RISPEDIRLA A CUNEO (A PARTE IL SODALE LA RUSSA) - NEL CASO IN CUI LA PITONESSA NON SI RASSEGNASSE A DIMETTERSI, E' GIA' PRONTO UN RIMPASTO DI GOVERNO DOPO LE EUROPEE: DATI IN USCITA ANCHE DELMASTRO E ZANGRILLO…- VIDEO 

DAGOREPORT – PER NON PERDERE LA FACCIA CON I RUSSI, PUTIN ACCUSA L’UCRAINA PER LA STRAGE DI MOSCA, MA LA TRATTATIVA CON LA CIA PER EVITARE L’ESCALATION VA AVANTI - LO SCHEMA È “DUE PASSI IN AVANTI E UNO INDIETRO”: I RUSSI AVANZERANNO, KIEV ACCETTERA' UNA TREGUA E LE NUOVE CONQUISTE SARANNO “OFFERTE” SUL TAVOLO DEL NEGOZIATO – ALLA FINE SI TORNEREBBE INDIETRO DI 10 ANNI, AGLI ACCORDI DI MINSK CHE PREVEDEVANO UN’AUTONOMIA SPECIALE PER LE REPUBBLICHE DI DONETSK E LUGANSK E L’ASSICURAZIONE CHE L’UCRAINA NON ENTRERÀ MAI NELLA NATO – IL MESSAGGIO DI BIDEN A ZELENSKY: RESISTI FINO ALLO SBLOCCO DEI 60 MILIARDI DI AIUTI DAL CONGRESSO MA NON SOFFIARE SUL FUOCO ORA CHE NELLA PARTITA SI SONO INFILATI ANCHE I JIHADISTI (MONITORATI DALLA CIA)...