1- RIUSCIRà BERTONE E LOBBY LIGURE (LIN-GOTTI TEDESCHI, PROFITI E MALACALZA) A CONQUISTARE IL SAN RAFFAELE DI DON VERZè SCALZANDO COMUNIONE E FATTURAZIONE? - 2- IN VATICANO LA SUA PAROLA È LEGGE, IN CINQUE ANNI IL SUO POTERE È SENZA AVVERSARI. GLI ATTACCHI DEI NEMICI INTERNI (RUINI, SODANO, RE) RESPINTI. CHI S’È PERMESSO DI FARGLI LA FRONDA HA AVUTO LA PEGGIO. MESSO IL SIGILLO SULLA CURIA, BERTONE SI STA CONCENTRANDO SUI SETTORI STRATEGICI DEL POTERE TEMPORALE DELLA CHIESA: SANITÀ, GESTIONE DELLO IOR E CONTROLLO DELLA COMUNICAZIONE, RAI IN PRIMIS - 2- LA CONQUISTA DELL’INDEBITATISSIMO POLO DI DON VERZÈ È UN AZZARDO, MA NEL DISEGNO DI BERTONE È TASSELLO PRINCIPALE PER CREARE UN UNICO, GRANDE IMPERO SANITARIO CONTROLLATO DALLA SANTA SEDE. UN BUSINESS DA CENTINAIA DI MILIONI DI EURO - 3- ANCHE LA PARTITA PER IL CONTROLLO DEL GEMELLI È IN CORSO: PER VINCERLA, BASTA ASSICURARSI IL CONTROLLO DELLA FONDAZIONE TONIOLO (FAR FUORI TETTAMANZI) -

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Tarcisio BertoneTarcisio Bertone

Emiliano Fittipaldi per "l'Espresso" in edicola domani

Tarcisio Bertone ha un pallone di cuoio della Federazione nascosto sotto la scrivania nel suo ufficio in Vaticano. Il braccio destro di Benedetto XVI ci palleggia da solo, tra un appuntamento con un cardinale e un'omelia da correggere. I piedi sono ancora buoni, in gioventù era un ottimo terzino destro.

Ma ora Bertone preferisce la bicicletta: il segretario di Stato appena può pedala nel parco di Castel Gandolfo, o negli splendidi giardini della Santa Sede. Sembra la scena dell'ultimo film di Nanni Moretti, ma capita che Joseph Ratzinger scenda dalle sue stanze apposta per incitarlo.

«Da qualche anno in tv vede soprattutto la Formula 1: il calcio lo fa soffrire, la sua Juve non gli dà le soddisfazioni a cui era abituato», racconta chi lo conosce bene. Di soddisfazioni, però, Bertone se ne sta levando ben altre. In Vaticano la sua parola è diventata legge, e in cinque anni il suo potere sembra non avere più avversari in grado di scalfirlo.

TARCISO BERTONETARCISO BERTONE

Gli attacchi dei nemici interni (che sono molti, dal cardinale Camillo Ruini al predecessore Angelo Sodano, passando per l'arcivescovo Giovanni Battista Re) sono stati respinti, chi s'è permesso di fargli la fronda per ora ha avuto la peggio. Qualcuno è stato persino trasferito come nunzio apostolico in luoghi sperduti. Ora, dopo aver messo il suo sigillo sulla Curia, Bertone si sta concentrando sui settori strategici del potere temporale della Chiesa: ossia la sanità, la gestione dello Ior e il controllo della comunicazione.

Rai in primis. «Senza soldi non si fanno grandi progetti, senza buona stampa neppure», è solito dire ai suoi amici intimi. Amici e nemici Andiamo con ordine, e partiamo dal principio. Bertone nasce nel 1934 a Romano Canavese, tremila anime in provincia di Torino. Quinto di otto figli, genitori molto devoti (in paese il padre Pietro era l'unico abbonato all'"Osservatore Romano") si diploma in un liceo salesiano. La congregazione fondata da Giovanni Bosco diventa la sua casa: è qui che costruisce, passo dopo passo, la sua scalata ai vertici delle gerarchie ecclesiastiche.

CAMILLO RUINI SUPERSTARCAMILLO RUINI SUPERSTAR

Soprattutto, è dai salesiani che pesca il gruppo di amici e fedelissimi che porterà in Vaticano: come Angelo Amato, nominato prefetto della Congregazione della cause dei Santi nel 2008, Enrico Dal Covolo, promosso rettore dell'Università lateranense; Raffaele Farina, fatto bibliotecario di Santa Romana Chiesa, e monsignor Mario Toso, Segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, che di recente s'è distinto per aver organizzato un incontro tra politici ex Dc di destra e sinistra.

Obiettivo: la futuribile riunione dei cattolici sotto il tetto di un unico partito politico. Con loro quattro Bertone passa gran parte del proprio tempo libero, organizzando cene durante le quali si esibisce con la sua pianola elettrica Bontempi.

Dopo un'esperienza come arcivescovo a Vercelli (qui conosce un altro uomo-chiave della sua squadra, Paolo Ambrosini, un imprenditore che si occupa di sanità, immobiliare e rifiuti finito in varie inchieste della magistratura) Bertone viene chiamato da Ratzinger a fare il vice alla Congregazione per la dottrina della fede: il suo nome è raccomandato al futuro papa da Gianfranco Girotti, che apprezzava le qualità di giurista dell'amico Tarcisio. Bertone, arrivato a Roma, comincia a fare quello che sa far meglio: tessere relazioni.

Angelo SodanoAngelo Sodano

Il rapporto con Ratzinger è ottimo, vorrebbe rimanere a Roma, ma Giovanni Paolo II lo manda a fare l'arcivescovo a Genova. Sotto la Lanterna conosce altre due pedine oggi fondamentali nel suo sistema di potere: Giuseppe Profiti, che chiama a dirigere l'ospedale Galliera e che è oggi il vero "ministro della Salute" del Vaticano, e il giovanissimo lobbista di Sanremo Marco Simeon, che diventa il suo uomo di punta prima nella finanza (Simeon ha ottimi uffici con Cesare Geronzi, al tempo ras di Capitalia) poi dentro la Rai.

Quando Ratzinger diventa papa, rivuole Bertone al suo fianco. Ruini e la cordata dei "diplomatici di carriera" fa di tutto per evitare la sua nomina a segretario di Stato. Sodano manda persino una lettera a Bertone, sconsigliandogli di accettare la carica. Gliela dà in mano, attraverso il suo segretario, Piero Pioppo. Ma non ci fu nulla da fare. Diventato braccio destro di Benedetto XVI, Bertone fa a pezzi la vecchia struttura di Wojtyla. I nemici vengono isolati. Sarà un puro caso, ma nel 2010 Pioppo viene "promosso" nunzio apostolico in Camerun (deve viaggiare anche in Guinea equatoriale).

Giovanni Battista Re Giovanni Battista Re

Crescenzio Sepe viene defenestrato dagli incarichi romani e mandato a Napoli, il segretario del Governatorato Renato Boccardo spedito a Spoleto. Un altro vescovo molto vicino a Sodano, Antonio Guido Filipazzi, lo scorso marzo è stato invece "premiato" e inviato in Indonesia.

IL BUSINESS DEGLI OSPEDALI
Le tensioni interne sono tali che il Papa, per la prima volta nella storia, è costretto per ben tre volte a sottolineare ufficialmente, sull'"Osservatore Romano", la sua stima e fiducia per Bertone.

Che negli ultimi giorni è impegnatissimo nell'affaire del San Raffaele. Già: la conquista dell'indebitatissimo polo di Don Verzè è un azzardo, ma nel disegno di Bertone è tassello principale per creare un unico, grande impero sanitario controllato direttamente dalla Santa Sede. Un business da centinaia di milioni di euro. La Spa alla fine dovrebbe comprendere cinque strutture: il Bambin Gesù (già presieduto da Profiti), l'Idi e il Gemelli di Roma, la Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (dove Bertone ha spedito un altro suo amico, Domenico Crupi, per evitare il fallimento) e, appunto, il San Raffaele di Milano. Qui nel cda sono entrati pochi giorni fa quattro sodali di Bertone.

giovanni paologiovanni paolo

In testa il solito Profiti: nemmeno la condanna in appello (sei mesi di reclusione per concorso in turbativa d'asta per l'inchiesta sulle presunte tangenti per gli appalti alle mense di Savona) ha scalfito la fiducia di Bertone per l'uomo che, in alcune intercettazioni, viene definito «quello dell'Ave Maria». La conquista dell'ospedale d'eccellenza non s'annuncia però affatto semplice: se lo Ior dovrà sborsare in tempi record 200 milioni di euro per evitare il fallimento (il buco sarebbe di un miliardo di euro), l'inchiesta sul San Raffaele è talmente grossa che potrebbe travolgere anche i nuovi arrivati.

Indiscrezioni parlano di possibili implicazioni politiche ad alto livello: «Noi non vogliamo salvare la Fondazione di Monte Tabor e gli investimenti sballati di don Verzè, ma salvare solo le strutture ospedaliere e quelle destinate alla ricerca», spiega una fonte vicinissima al Vaticano. Come a dire: non legheremo il nostro destino a quello, traballante, del sacerdote amico di Berlusconi. Anche la partita per il controllo del Gemelli è in corso: per vincerla, basta assicurarsi il controllo della Fondazione Toniolo.

giuseppe profitigiuseppe profiti

Oggi comanda un avversario di Bertone, il cardinale Dionigi Tettamanzi. Bertone ha provato a sostituirlo con l'amico (ed ex presidente della Consulta) Giovanni Maria Flick, ma senza successo. Alla guida della fondazione dovrebbe arrivare il nuovo arcivescovo di Milano Angelo Scola, che con il segretario di Stato non ha mai avuto grande feeling: Bertone, però, grazie alla moral suasion di Ratzinger si dice sicuro che a settembre Scola rinuncerà alla presidenza del Toniolo.

A quel punto, potrà mettere un suo fedelissimo. «Non Flick, ma un laico, esperto di finanza ed economia», chiosano dalla Santa Sede. «Se le cose vanno come devono andare, il grande polo cattolico sarà una realtà entro fine anno». Tra Ior, Rai e politica Anche Ettore Gotti Tedeschi sembra avere i giorni contati. Il presidente dello Ior era stato voluto da Bertone in persona nel 2009, al posto di Angelo Caloia dimissionato - insieme al direttore generale Lelio Scaletti - prima della scadenza.

CESARE GERONZICESARE GERONZI

Don Tarcisio pare non avesse apprezzato la decisione dei vertici della Banca di cedere parte del patrimonio immobiliare a prezzi considerati troppo bassi. Ora Gotti Tedeschi, buon amico di Giulio Tremonti, rischia pure lui di essere spostato ad altro incarico. La sua colpa: essersi fatto volutamente interrogare (poteva decidere di non andare, la legge glielo consente) dai magistrati di Roma, in seguito a un'inchiesta su presunte violazioni delle norme anti-riciclaggio che ha coinvolto lui e il neodirettore Paolo Cipriani.

La Santa Sede non avrebbe apprezzato le chiacchierate con i pm, né le allusioni ad alcuni conti cifrati segreti. Se Gotti Tedeschi rischia molto, Cipriani resterà ben saldo sulla sua poltrona: Bertone, di lui, si fida ciecamente. Anche il nuovo direttore generale della Rai Lorenza Lei deve tutto all'amico. Il salesiano (che suona soprattutto Giuseppe Verdi, ma se è in vena può cantare anche "Io vagabondo" dei Nomadi) sa che il controllo dell'informazione è decisivo.

Marco SimeonMarco Simeon

Non è un caso che Giovanni Maria Vian, anche lui della squadra, diriga l'"Osservatore Romano", né che un ruiniano come Dino Boffo sia stato fatto fuori (attraverso l'aiuto indiretto di Vittorio Feltri) dal giornale della Cei "Avvenire". Il riposizionamento della Rai, fin da subito, è stato però il vero pallino di Bertone. Conservatore di nascita, fan dei valori tradizionali, schierato "senza se e senza ma" per il centrodestra di Silvio Berlusconi (non è un caso che un arcivescovo d'area prodiana come Giuseppe Betori invece di diventare cardinale sia stato mandato nella diocesi di Firenze), Tarcisio è lo stratega del piano che ha riportato il servizio pubblico nell'orbita della Chiesa.

Simeon, suo pupillo diventato direttore delle relazioni istituzionali nel 2009, è stato il suo cavallo di Troia, l'uomo che ha tessuto la ragnatela relazionale pro-Vaticano. Poi il lungo braccio di ferro per far saltare Masi. Nel marzo 2010 durante una cena per festeggiare la vittoria del neogovernatore sardo Ugo Cappellacci, Bertone pone un aut aut al Cavaliere: la Lei deve diventare la dg entro un anno, «sennò» gli dice «l'appoggio al governo sarà a rischio».

Don Verze' e Mario CalDon Verze' e Mario Cal

Detto fatto: Lorenza diventa prima vicedirettore, e a maggio di quest'anno sostituisce Masi. «Bertone non vuole preti su tutti i canali né messe cantate mattina e sera: vuole una Rai che s'ispiri ai valori cattolici e che eviti volgarità e contenuti di basso profilo», si giustificano i suoi. Sarà: la prossima stagione televisiva chiarirà meglio i progetti dei devoti capi di Viale Mazzini.

San_RaffaeleSan_Raffaele

E la politica? Gianni Letta, coinvolto nello scandalo Bisignani, è ancora il referente principale del segretario di Stato, che tifa per un centrodestra de-berlusconizzato. Sul terzo polo cattolico, finché Casini sarà leader dell'Udc, Bertone non vuole investire un euro: Pier Ferdinando è stato iscritto nella black list nel 2010, quando ha deciso di sostenere nella corsa alla presidenza della Regione Liguria un ex comunista come Claudio Burlando, invece del pidiellino Sandro Biasotti.

Non è un caso che all'incontro tra politici cattolici e gerarchie ecclesiastiche ci fosse solo Cesa: Bertone ha memoria lunga, e ha ordinato ai suoi di non invitarlo.

 

 

 

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