1- ROMANO SPARA UN CETRIOLO A TRE PUNTE AL SEDERINO DI MARIO: “MONTI LO CONOSCO DA MOLTO TEMPO, SIAMO AMICI, NON SOLO COLLEGHI, È UNA GARANZIA IMPORTANTE PER IL MONDO FINANZIARIO, MA DETTO QUESTO UN GOVERNO TECNICO È UNA SCONFITTA PER LA POLITICA PERCHÉ METTE A RISCHIO IL BIPOLARISMO. NON È INCORAGGIANTE VEDERE I PARTITI PERDERE IL LORO RUOLO GUIDA ALL’INTERNO DELLA DEMOCRAZIA” - 2- “SONO CONVINTO CHE TRA METTERE IL DESTINO DI UN PAESE NELLE MANI DEI CITTADINI E METTERLO NELLE MANI DELLE NUOVE TECNOCRAZIE SIA SEMPRE PREFERIBILE LA PRIMA IPOTESI” - 3- SOTTO LA DICHIARAZIONE, BRUCIA IL ROSICAMENTO DI PRODI PER IL TRIONFO GLOBALE DI TONTO DEI MONTI. SA BENISSIMO CHE DOPO L’EVENTUALE SALVATAGGIO ITALICO, IL BOCCONIANO AVRÀ DUE STRADE: O DIVENTARE CANDIDATO DEL CENTROSINISTRA O SALIRE AL QUIRINALE. E PER MORTADELLA, MONTI È LA FINE DEI SOGNI DI GLORIA -

Condividi questo articolo


Claudio Cerasa per "Il Foglio"

monti berlusconi prodimonti berlusconi prodi

Non riuscivamo a crederci e quindi alla fine lo abbiamo chiamato. Drindrin. Pronto professor Romano Prodi, ci scusi, ma davvero l'altro giorno lei ha detto, a una radio svizzera, che il governo tecnico "è una sconfitta per la politica"? Prodi fa una lunga pausa e poi gentilmente risponde alla domanda. "Proprio così", dice Prodi. "Lo sapete: Mario Monti lo conosco da molto tempo, siamo amici, non solo colleghi, è una persona di cui l'Italia si può fidare, è una garanzia importante per i mercati, è un punto di riferimento fondamentale per il mondo finanziario, ma detto questo un governo tecnico resta un governo tecnico; e un governo tecnico per la politica come la intendo io resta comunque una sconfitta per la politica".

Ma sconfitta in che senso, professore? "Nel senso che in una società moderna come la nostra, in cui finalmente il bipolarismo ha cominciato a scorrere in modo fluido nel sangue della politica, non è incoraggiante vedere i partiti perdere il loro ruolo guida all'interno della democrazia. Per carità: una soluzione per l'Italia è importante che venga trovata in modo urgente, e il nostro paese non può continuare a essere utilizzato all'estero come se fosse il capro espiatorio di tutti i mali del mondo, ma una persona come me, che ha fatto del bipolarismo un suo tratto distintivo, non può che essere preoccupata dall'idea che una sconfitta della politica possa tradursi anche in una sconfitta del bipolarismo. Questo no. Questo farei fatica ad accettarlo".

ROMANO PRODIROMANO PRODI

Eccolo dunque il ragionamento del professor Prodi. Ed è un ragionamento che pesa non soltanto perché a farlo è il predecessore di Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi ma perché a farlo è un personaggio che ha fatto anche dello slogan della "serietà al governo" il suo cavallo di battaglia. Uno si chiede: ma Monti in fondo non è il simbolo di una nuova forma di "serietà al governo"? La risposta, secca, era sul Financial Times di ieri: "Leaders needed not just managers", nel senso che i manager saranno molto bravi e molto preparati e molto autorevoli e molto seri ma per essere governati davvero i paesi hanno bisogno di leader, di leader veri.

Lo pensa il Financial Times. Lo pensa Prodi. Lo pensano anche tutti i bipolaristi a cui in queste ore, per utilizzare una metafora berlusconiana, gronda sangue dal cuore guardando dal buco della serratura quel governissimo in fieri che magari sarà pronto a sfidare i mercati ma che potrebbe tagliare le gambe al bipolarismo italiano.

"Per noi ultrà del bipolarismo - dice al Foglio Arturo Parisi - il governo tecnico può essere un doppio problema. Da una parte è una sconfitta della politica per il suo esito: perché se siamo arrivati a questo punto significa che i partiti non di maggioranza non sono stati in grado di far funzionare la macchina della politica in modo naturale: con una coalizione che fallisce e con un'altra che prende il suo posto.

MARIO MONTIMARIO MONTI

Dall'altra parte però il governo tecnico potrebbe, sì, far rilassare i mercati; ma potrebbe anche trasformarsi in un sonnifero letale per il nostro bipolarismo. Io non voglio cadere nel giochino delle elezioni sì o elezioni no, anche se sono convinto che le elezioni non siano il male assoluto. Ma allo stesso tempo sono convinto che tra mettere il destino di un paese nelle mani dei cittadini e metterlo nelle mani delle nuove tecnocrazie sia sempre preferibile la prima ipotesi".

Nelle parole dell'iperbipolarista prodiano Parisi, così come in quelle di Prodi, non è difficile decodificare anche l'altra preoccupazione che tormenta in queste ore i principi del bipolarismo italiano. Quella, sì: mettere in mano l'Italia alle tecnocrazie europee.

SARKOZY MERKELSARKOZY MERKEL

Un'espressione, questa, che però non deve trarre in inganno. Perché qui non si tratta di avere paura di far partire dalla pancia dell'Italia un cordone ombelicale in grado di far arrivare dall'Europa gli stimoli giusti per alimentare l'economia del nostro paese. Qui il problema è di carattere diverso: è un problema legato a coloro che tra una risata e un'altra in questo momento hanno deciso di intestarsi la guida dell'Europa.

Perché la serietà al governo andrà pure bene, ok, ma pensare che dall'altra parte del cordone l'Italia si debba trovare a fare i conti con (i virgolettati sono tutti di Romano Prodi) i "diabolici Merkel e Sarkozy", con quei leader "pazzescamente abituati a trasformare i vertici in occasioni in cui uno detta le regole e l'altro fa una conferenza stampa" e con quei presidenti la Sarkozy che "provano a raffigurare il nostro sistema bancario in modo distorto quando sono le loro banche che sono messe peggio delle nostre e che con i loro titoli pubblici e altre cartacce hanno creato la crisi", no, questo sinceramente no.

FINANCIAL TIMESFINANCIAL TIMES

"Io - dice Stefano Esposito, quarantenne deputato bersaniano del Pd - credo che il rischio che oggi corriamo, quando parliamo di governo tecnico, è che ci sfugga di mano la situazione una volta dato il là a questo nuovo esecutivo. Mi spiego. Oggi questo governo nasce come reazione a un commissariamento avvenuto nel nostro paese, e un nuovo governo dovrebbe porre un freno a questa limitazione di sovranità. Per questo dico che a un vero democratico non può che mettere i brividi la sola idea che un nuovo governo invece che rendersi indipendente da un'Europa guidata dal direttorio franco-tedesco sia ancora più legato a questo direttorio. E allora mi chiedo: è davvero questo quello di cui ha bisogno l'Italia?".

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

MADONNA? EVITA-LA! – QUELLA VOLTA CHE MADONNA VENNE A ROMA PER LA PRIMA DI “EVITA’’ E SI INCAZZÒ FACENDO ASPETTARE IL PUBBLICO PER UN’ORA E MEZZO - IL PATTO ERA CHE SUA FIGLIA, LOURDES, VENISSE BATTEZZATA NEGLI STESSI GIORNI DAL PAPA ALLA PRESENZA DEL PADRE, CHE SI CHIAMAVA JESUS - IL PRODUTTORE VITTORIO CECCHI GORI CONOSCEVA UN CARDINALE: “PRONTO, AVREI MADONNA, L’ATTRICE, CHE VORREBBE BATTEZZARE LA FIGLIA, LOURDES, COL PADRE, JESUS… E SE FOSSE DISPONIBILE IL PAPA…” – VIDEO

DAGOREPORT - CON AMADEUS, DISCOVERY RISCHIA: NON È UN PERSONAGGIO-FORMAT ALLA STREGUA DI CROZZA E FAZIO. È SOLO UN BRAVISSIMO CONDUTTORE MA SENZA UN FORMAT FORTE CHE L’ACCOMPAGNI, SARÀ DURISSIMA FAR DIGITARE IL TASTO 9. NELLA TV DI OGGI I PRODUTTORI DI CONTENUTI VENDONO CHIAVI IN MANO IL PACCHETTO FORMAT+CONDUTTORE ALLE EMITTENTI - ALLA CRESCITA DI DISCOVERY ITALIA, NEL 2025 SEGUIRA' ''MAX'', LA PIATTAFORMA STREAMING DI WARNER BROS-HBO CHE PORTERÀ A UNA RIVOLUZIONE DEL MERCATO, A PARTIRE DALLA TORTA PUBBLICITARIA. E LE RIPERCUSSIONI RIMBALZERANNO SUI DIVIDENDI DI MEDIASET E LA7 - A DIFFERENZA DI RAI E IN PARTE DI MEDIASET, DISCOVERY HA UNA STRUTTURA SNELLA, SENZA STUDI DI REGISTRAZIONE, SENZA OBBLIGHI DI ASSUNZIONI CLIENTELARI NÉ DI FAR TALK POLITICI - LIBERI DI FARE UN CANALE5 PIÙ GIOVANE E UN’ITALIA1 PIÙ MODERNA, IL PROSSIMO 9 GIUGNO DOVRANNO DECIDERE SE FARE O MENO UNO SPAZIO INFORMATIVO. NEL CASO IN CUI PREVARRA' IL SÌ, SARÀ UN TG MOLTO LEGGERO, UNA SORTA DI ANSA ILLUSTRATA (E QUI RICICCIA L'OPZIONE ENRICO MENTANA)    

DAGOREPORT L’INTELLIGENCE DI USA E IRAN HANNO UN PROBLEMA: NETANYAHU - L'OPERAZIONE “TERRORISTICA” CON CUI IL MOSSAD HA ELIMINATO IL GENERALE DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE IRANIANE NELL'AMBASCIATA IRANIANA A DAMASCO E LA SUCCESSIVA TENSIONE CON TEHERAN NON È SPUNTATA PER CASO: È SERVITA AL PREMIER ISRAELIANO A "OSCURARE" TEMPORANEAMENTE LA MATTANZA NELLA STRISCIA DI GAZA, CHE TANTO HA DANNEGGIATO L'IMMAGINE DI ISRAELE IN MEZZO MONDO - NETANYAHU HA UN FUTURO POLITICO (ED EVITA LA GALERA) SOLO FINCHÉ LA GUERRA E LO STATO D'ALLARME PROSEGUONO...

DAGOREPORT – BIDEN HA DATO ORDINE ALL'INTELLIGENCE DELLA CIA CHE LA GUERRA IN UCRAINA DEVE FINIRE ENTRO AGOSTO, DI SICURO PRIMA DEL 5 NOVEMBRE, DATA DEL VOTO PRESIDENZIALE AMERICANO - LO SCENARIO E' QUESTO: L’ARMATA RUSSA AVANZERÀ ULTERIORMENTE IN TERRITORIO UCRAINO, IL CONGRESSO USA APPROVERÀ GLI AIUTI MILITARI A KIEV, QUINDI PUTIN IMPORRÀ DI FARE UN PASSO INDIETRO. APPARECCHIATA LA TREGUA, FUORI ZELENSKY CON NUOVE ELEZIONI (PUTIN NON LO VUOLE AL TAVOLO DELLA PACE), RESTERA' DA SCIOGLIERE IL NODO DELL'UCRAINA NELLA NATO, INACCETTABILE PER MOSCA – NON SOLO 55 MILA MORTI E CRISI ECONOMICA: PUTIN VUOLE CHIUDERE PRESTO IL CONFLITTO, PER NON DIVENTARE UN VASSALLO DI XI JINPING...