1- TOH! NEL 2004 ROBERTO SAVIANO FIRMÒ UN APPELLO IN FAVORE DI BATTISTI: \"UOMO ONESTO, ARGUTO, PROFONDO, ANTICONFORMISTA, IN UNA PAROLA UN INTELLETTUALE VERO\". POI SI È DISSOCIATO, MA SULL’ESTRADIZIONE RESTA VAGO: “NON NE SO ABBASTANZA” - 2- SAVIANO IN BUONA COMPAGNIA: LA SINISTRA RADICAL CHIC PARIGINA DI BERNARD-HENRI LÉVY E DI FRED VARGAS ESULTA PER LA MANCATA ESTRADIZIONE: “DOBBIAMO SALUTARE L’ECCEZIONALE SAGACIA DEL PRESIDENTE LULA. COSÌ HA VINTO LA DEMOCRAZIA” - 3- IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA DEL BRASILE INSISTE: \"GIUSTO IL NO DI LULA ALL’ESTRADIZIONE\" - 4- PRESSING ITALIANO SU DILMA ROUSSEFF: \"A RISCHIO LE RELAZIONI COMMERCIALI\" -


1- IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA DEL BRASILE INSISTE: \"GIUSTO IL NO DI LULA ALL\'ESTRADIZIONE\" - FRATTINI: \"FAREMO RICORSO ALL\'AJA\" - PRESSING ITALIANO SULLA ROUSSEFF: \"A RISCHIO RELAZIONI COMMERCIALI\"
La Stampa.it

L\'Italia non intende lasciare nulla di intentato per ottenere l\'estradizione di Cesare Battisti ed è pronta anche a ricorrere alla Corte Internazionale dell\'Aja. Ma dal nuovo esecutivo brasiliano arriva puntuale una secca precisazione: giusta e consona al diritto brasiliano la scelta di Lula, ha precisato in serata il nuovo ministro della Giustizia Josè Cardozo.

BERLUSCONI LULA
Battisti Segnaletica

Poco prima il ministro degli Esteri Franco Frattini, che ha giudicato il no di Lula un «precedente gravissimo», aveva ribadito che la partita sul caso dell\'ex terrorista rosso è tutt\'altro che chiusa. «Non lasceremo niente di intentato per riportare Battisti in una prigione italiana, non ci fermeremo di fronte a nessuna difficoltà», ha assicurato. Resta alta quindi la tensione tra le due sponde dell\'Atlantico: da Brasilia sono giunti quindi messaggi contraddittori ma che fanno capire che il nuovo esecutivo è schierato sulla linea di Lula.

Parole distensive dal nuovo ministro degli Esteri Antonio Patriota che ha apprezzato la presenza dell\'ambasciatore italiano (attualmente in Italia per consultazioni) alla cerimonia di insediamento di Dilma Rousseff: «La presenza dell\'ambasciatore è stata una manifestazione di desiderio dei due paesi per proseguire i propri rapporti ed enfatizzare le convergenze e un\'agenda costruttiva», ha spiegato il neoministro.

Battisti
lula e dilma sulla piattaforma petrolifera

Parole di chiusura da parte del nuovo ministro della giustizia brasiliano, Josè Cardozo, che oggi ha detto di «non aver alcun dubbio» sul fatto che il \"no\" all\'estradizione di Battisti deciso dall\'ex presidente Lula sia stata una decisione «corretta». Alle quali si aggiungono quelle dell\'autorevole consigliere presidenziale di Lula (oggi confermato dalla Rousseff), Marco Aurelio: il governo brasiliano «non teme» l\'eventuale ricorso dell\'Italia alla Corte Internazionale di Giustizia dell\'Aja, ipotizzato oggi dal ministro degli Esteri Franco Frattini.

dilma roussef e chavez

Se il primo passo, come già preannunciato, sarà il ricorso al Tribunale supremo brasiliano da parte del governo italiano, la vicenda potrebbe quindi finire all\'Aja, anche per evitare che «dopo la dottrina Mitterrand, si diffonda l\'idea che esiste una dottrina Lula», ha spiegato Frattini.

Dall\'Italia intanto Adriano Sabbadin, figlio di Lino Sabbadin, il macellaio ucciso il 16 febbraio 1979 a Santa Maria di Sala (Venezia), ha scritto una lettera indirizzata alla neo-presidente Rousseff con la quale ripete che chiede «solo giustizia».

dilma-roussef e l\'arresto per terrorismo

Ma il fronte, oltre che politico e giuridico, è economico. Con il no all\'estradizione, ha sottolineato il ministro della Difesa Ignazio La Russa in un\'intervista a La Stampa, tra Italia e Brasile si è creato un clima che mette a rischio «le relazioni commerciali». D\'accordo il titolare della Farnesina che, però, realisticamente ha spiegato che «un governo sovrano e forte come quello brasiliano non è condizionabile da azioni di ritorsione».

Su questo aspetto spinge anche il capogruppo alla Camera di Futuro e Liberta Italo Bocchino secondo il quale sul caso Battisti «servirebbe adesso un passo ulteriore a tutela della nostra dignità nazionale da parte del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che farebbe bene a recarsi immediatamente a Brasilia per incontrare la Rousseff comunicandogli l\'interruzione di tutti i rapporti commerciali».

LULA E MARCHIONNE

Mentre in Italia continuano le prese di posizione bipartisan contro la decisione di Lula, a Brasilia la nuova presidente Dilma Rousseff - ex guerrigliera di 63 anni con un passato in carcere durante la dittatura - si trova già impegnata in una girandola di incontri internazionali. Ma è chiaro che su di lei grava ora il peso della decisione del suo predecessore. Sul nuovo presidente infatti si stanno concentrando le pressioni dell\'Italia che continua a sperare che possa avere un ruolo nella vicenda e ribaltare il diniego di Lula.

2- È ORA CHE SAVIANO RINNEGHI LA DIFESA DI QUEL CRIMINALE. NEL 2004 LO SCRITTORE FIRMÒ UN APPELLO IN FAVORE DI BATTISTI: UOMO ONESTO. POI SI È DISSOCIATO, MA SULL\'ESTRADIZIONE RESTA VAGO: \"NON NE SO ABBASTANZA\"
Giuseppe Cruciani per Libero

maroni-saviano

È ora che Roberto Saviano venga allo scoperto sul caso Battisti. È arrivato il momento di essere chiari, di non cincischiare, di non essere vaghi. Voi direte: cosa c\'entra lo scrittore napoletano col terrorista rosso che Lula ha deciso di non consegnare all\'Italia? C\'entra, eccome se c\'entra.

Il nome di Saviano compare infatti nella famosa \"lista della vergogna\" di oltre duemila persone che nel 2004 fecero un appello delirante a favore di Battisti quando fu arrestato a Parigi dalle autorità francesi. Un documento in cui, tanto per capire che razza di idee sostengono questi signori, l\'assassino dei Pac diventato romanziere viene presentato come \"un uomo onesto, arguto, profondo, anticonformista, in una parola un intellettuale vero\".

DILMA ROUSSEF

Battisti viene dipinto come un perseguitato dai neofascisti \"degli anni Settanta, da militanti della P2 e di Gladio....e dal governo italiano attuale\". Dunque \"sarebbe un delitto\" riconsegnarlo all\'Italia. Saviano, all\'epoca un giovane studente e scrittore ancora sconosciuto, mette la sua firma sotto questa paccottiglia ideologica di basso livello.

D\'altra parte i principali sostenitori di Battisti sono tutti amici suoi, persone con cui Saviano è cresciuto in ambito letterario: Valerio Evangelisti, Tiziano Scarpa, Giuseppe Genna e altri ancora. Molti si raccolgono intorno al sito \"culturale\" Carmilla. Per la verità, quando tre anni dopo la storia viene a galla, all\'inizio Saviano nega pure di aver firmato quell\'appello.

Roberto Saviano

Poi dice di non ricordare come gli era arrivato: \"forse una catena di Sant\'Antonio\". Quindi ritira la sua firma perchè \"questa causa non mi appartiene, non ne so abbastanza e per rispetto di tutte le vittime\".

savIANO big

Un anno fa il sottoscritto ha posto via mail una domanda semplice semplice all\'uomo diventato nel frattempo l\'icona della giustizia nel nostro Paese: ma lei è favorevole o no all\'estradizione di Battisti? La risposta è stata sconcertante. La riporto qui testualmente: \"La vicenda Battisti ha molte contraddizioni processuali e ambiguità. Va risolta attraverso il diritto\". Il che non vuol dire assolutamente niente. Fuffa allo stato puro.

Insomma, nessuna parola chiara, anzi qualche sponda agli amici del terrorista. Siamo certi però che dopo tanto titubare il Saviano nazionale, l\'uomo che è ormai diventato il simbolo della lotta alla criminalità e un mito per tante persone, vorrà spendere nei prossimi giorni qualche minuto del suo tempo per comunicare urbi et orbi come la pensa sul criminale Battisti. Senza se e senza ma.

giuseppe cruciani

Uno come lui non può che sostenere le ragioni della giustizia italiana e delle vittime. Dica ad alta voce che Battisti deve essere estradato, se la prenda un pò con Lula, mito della sinistra mondiale che ora appoggia un killer che ammazzava i commercianti solo perchè li considerava \"porci\" al servizio del capitalismo.

DILMA ROUSSEF

Risponda almeno ad Adriano Sabbadin, figlio del macellaio di Caltana massacrato a colpi di pistola da un commando con in testa Battisti nel febbraio \'79, che tempo fa gli chiedeva invano: \"Davvero ha firmato quella roba lì? E se lo ha fatto, mi può spiegare perché? E soprattutto, oggi che è diventato, giustamente, un punto di riferimento per tanti giovani, può spendere una parola anche contro il terrorismo? Se lo ritiene opportuno». E, sempre se ne ha voglia, lo faccia magari insieme a Fabio Fazio in televisione. Non c\'è solo Berlusconi da mettere nel mirino.

3- BATTISTI E LA SINISTRA RADICAL CHIC
Gennaro Sangiuliano per Il Giornale

la casta dei RADICAL CHIC cover

«Gauche caviar» è la sintetica espressione francese che traduciamo in «sinistra al caviale», capace di indicare quel variegato mondo, uniforme nel suo stile di vita e nelle presunzioni morali, fatto di intellettuali e imprenditori accomunati dalla ricchezza e dalle idee progressiste.

Geronzi Gennaro Sangiuliano

Tom Wolfe, in un memorabile articolo pubblicato nel 1970 dal New York Times, li definì radical chic, indicando l\'abitudine delle ricche signore di Manhattan d\'invitare ai party esponenti del gruppo terroristico delle Pantere Nere, profondendo champagne e tartine al caviale. «Champagne left», si dice in Gran Bretagna per indicare i laburisti con lussuose residenze in Toscana e Costa Azzurra.

La «gauche caviar», in queste ore, festeggia la mancata concessione dell\'estradizione di Cesare Battisti in Italia. L\'Internazionale delle giacche di velluto, delle sciarpette multicolori, degli appelli impegnati e degli appartamenti lussuosi in centro solidarizza con il pluriomicida italiano.

«Dobbiamo salutare l\'eccezionale sagacia del presidente Luis Ignacio Lula, che ha saputo elevarsi al di sopra di questo clima passionale per pronunciare la non estradizione di Cesare Battisti, basandosi su elementi fattuali, giuridici e umani», ha annotato la scrittrice francese Fred Vargas. Il suo messaggio è apparso, guarda caso, sul sito della rivista \"La regle du jeu\" diretto dal filosofo Bernard Henri Levy, da sempre l\'icona dei radical chic europei, esponente di punta della Nouvelle Philosophie.

BERNARD HENRY LEVY CON JOANNA ARBIB - Copyright Pizzi
Fred Vargas

In tutti questi anni della sua lunga latitanza, più o meno nascosta, Cesare Battisti ha potuto contare su una vasta rete di complicità che lo ha sorretto materialmente e politicamente. Le latitanze costano e qualcuno ha pagato. E fatto più grave, i suoi ricchi amici hanno unito al sostegno concreto una sorta di condivisione morale delle sue nefandezze. Sono loro, forti di un\'egemonia nei media, ad aver abilmente orchestrato, prima in Francia e poi in Brasile, una campagna tesa ad accreditare l\'immagine del perseguitato politico, colpevolizzato per le sue idee di sinistra.

I decenni passano le abitudini restano, i «gauche caviar» parigini sono i parenti di quegli intellettuali che in Italia, dagli appartamenti del centro di Milano e dalle terrazze romane, teorizzavano che non bisognava «stare né con lo Stato né con le Br». Coloro che possedendo grandi giornali ignorarono volutamente il rapporto del prefetto milanese Libero Mazza che diagnosticava con impressionante lucidità l\'evoluzione della contestazione in terrorismo. Gli stessi che fecero il vuoto attorno a Walter Tobagi lasciandolo solo con le sue coraggiose idee.

tom wolfe

Non molto tempo fa, a molti italiani vennero i brividi nel leggere l\'intervista rilasciata dall\'attrice Fanny Ardant che affermava testualmente: «Ho sempre considerato il fenomeno Brigate Rosse molto coinvolgente e passionale....quella era un\'epoca in cui si sceglieva un campo...».

BERNARD HENRY LEVY ARIELLE DONSBALE - Copyright Pizzi

Ben oltre la conclusione materiale della vicenda Battisti occorrerà riflettere su tutto ciò, sulle scorie del leninismo e sulle presunzioni morali di un\'opulenta sinistra accomunata dallo stesso tipo antropologico. Ci sono le colpe di Battisti, consacrate dalle sentenze dei tribunali, ci sono quelle dei suoi complici a questo punto non solo morali. Vivere tra Place des Vosges e i giardini del Lussemburgo, nel perimetro più caro al mondo, dove si concentrano gran parte dei firmatari degli appelli pro Battisti, è bello oltre che comodo. Il caso Battisti è anche questo un concentrato delle ipocrisie della sinistra globale.

4- LA VARGAS APPLAUDE «COSÌ HA VINTO LA DEMOCRAZIA»
Lorenzo Cremonesi per il Corriere della Sera

Coerente sino in fondo, si felicita e brinda alla «saggezza» di Luis Ignacio Lula la Francia che ha sempre visto in Cesare Battisti l\'emulo dei fratelli Rosselli e della democrazia perseguitata. Non servono le proteste del governo italiano, i nuovi appelli alla ragione, a non confondere lucciole per lanterne.

Per anni e anni, tra i tanti intellettuali della rive gauche, la scrittrice Fred Vargas aveva difeso Battisti come fosse sangue del suo sangue. Durante il periodo francese del latitante, dal 1990 al 2004, gli aveva dato aiuto e conforto, compreso sostegno finanziario e persino scritto un libro su di lui: «La Vérité sur Cesare Battisti», mai pubblicato in Italia.

Battisti

È inevitabile che ora torni a far sentire la sua voce, nonostante le distrazioni delle feste per il Capodanno. «Dobbiamo salutare l\'eccezionale sagacia del presidente Lula, che ha saputo elevarsi al di sopra di questo clima passionale per pronunciare la sua opposizione all\'estradizione di Battisti, basandosi su elementi fattuali, giuridici e umani» , scrive dunque in un messaggio pubblicato sul sito della rivista dal filosofo Bernard-Henri Lévy.

CESARE BATTISTI

Il maître à penser, da parte sua, appare meno focoso. «Mi rallegro con la saggezza del presidente Lula» , annota stringato. Ma il senso è comunque lo stesso: è stata evitata un\'ingiustizia. Continua invece prolissa la Vargas: «Il caso è stato reso particolarmente difficile dalla stravagante propaganda mediatica condotta per quasi sette anni dai media francesi, italiani e poi brasiliani» .

Battisti Manifesto

A cui, secondo lei, ha fatto da contrappeso il «senso reale della giustizia» di Lula, forte della sua «chiaroveggenza» e della «tradizione umanitaria del Brasile». Anche Eric Turcon, uno degli avvocati francesi dell\'italiano, ha brevemente interrotto le feste per commentare: «Si tratta di una decisione giusta. Non si può mettere in carcere una persona dopo 30 anni, senza che abbia avuto la possibilità di difendersi».