1- TREMONTI MOLLA AL "CORRIERE" UNA LETTERINA VIBRANTE COME UN SEMOLINO E FLEBUCCIO DE BORTOLI LA SBATTE A PAGINA 39. PER "REPUBBLICA", INVECE, GIULIETTO TORNA TREMENDINO E SCODELLA UN'INTERVISTA BOMBASTICA CHE PROBABILMENTE INNESCHERÀ "L'INCIDENTE" DEFINITIVO COL DUPLEX CAINANO-LETTA, MAGARI ANCHE LE DIMISSIONI - 2- SIBILA TREMONTI: "LA VERITÀ È CHE, DA UN CERTO MOMENTO IN POI, IN ALBERGO O IN CASERMA NON ERO PIÙ TRANQUILLO. MI SENTIVO SPIATO, CONTROLLATO, IN QUALCHE CASO PERSINO PEDINATO... L'OSPITALITÀ DI UN AMICO, PRESSO UN'ABITAZIONE CHE NON RIPORTAVA DIRETTAMENTE AL MIO NOME, MI ERA SEMBRATA LA SOLUZIONE PER ME PIÙ SICURA" - 3- E RITORNA IN BALLO LA "MACCHINA DEL FANGO" (ORMAI è DIVENTANTA UNA SPYDER-TURBO), IL "METODO BOFFO" SUI VIZI DELLA VITA PRIVATA, LA "STRUTTURA DELTA", P3 E P4 - 4- INSOMMA, ANZICHé CHIUDERE L'AFFAIRE, MOLTIPLICA GLI INTERROGATIVI E LE CURIOSITà: CHE PRIVACY DEVE DIFENDERE IL NOSTRO MINISTRO? PERCHé NON SI SENTE SICURO TRA LE PARETI DI UNA CASERMA? DOMANDONE: PERCHé SI è TENUTO ACCANTO PER 10 ANNI L'"AMICO" MILANESE E UN SOTTOSEGRETARIO DI CASL DI PRINCIPE CHE SI CHIAMA COSENTINO? TREMONTI, UN TIPINO CHE NON SI FIDA NEMMENO DELLA SUA OMBRA, POTEVA NON SAPERE COSA COMBINASSE DI BELLO IL SUO BRACCIO MAL-DESTRO IL FILO-IRPINO MILANESE? -

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1 - TREMONTI, INTERVISTA A "REPUBBLICA": "UNA STUPIDATA QUELLA CASA CI ANDAI PERCHÉ MI SENTIVO SPIATO"
Massimo Giannini per "la Repubblica"

MILANESE E TREMONTIMILANESE E TREMONTI

"Lo riconosco. Ho fatto una stupidata. E di questo mi rammarico e mi assumo tutte le responsabilità. Ma in quella casa non ci sono andato per banale leggerezza. Il fatto è che prima ero in caserma ma non mi sentivo più tranquillo. Nel mio lavoro ero spiato, controllato, pedinato. Per questo ho accettato l'offerta di Milanese...".

La casa di via Campo Marzio dove viveva TremontiLa casa di via Campo Marzio dove viveva Tremonti

Finalmente, dopo lunghi giorni di imbarazzi e di silenzi, ecco la versione di Giulio Tremonti, al culmine di un assedio che lo vede all'angolo da un mese, e che rischia di farlo cadere da un giorno all'altro. Non una banale giustificazione "tecnica". Ma una brutale ricostruzione politica che, se autentica, tocca il cuore del sistema di potere berlusconiano.

Il "partito degli onesti" è un grumo di malaffari pubblici e di rancori privati. Un ministro dell'Economia, che ha appena imposto agli italiani una stangata da 48 miliardi di euro, si può pagare l'affitto di casa in nero? In quale altra democrazia occidentale sarebbe pensabile un simile cortocircuito etico e politico? Impensabile, insostenibile.

SILVIO BERLUSCONISILVIO BERLUSCONI

E infatti Tremonti è nell'occhio del ciclone. Non solo le rivelazioni che si inseguono ogni giorno, dalle carte dell'inchiesta sulla P4 e sull'Enav. Non solo le opposizioni che chiedono conto, rimpallando sul centrodestra una "questione morale" che si vorrebbe invece intestata al solo centrosinistra. Ma anche il "fuoco amico" del Pdl, con Berlusconi che non risparmia i veleni, i suoi "volenterosi carnefici" che si prodigano a mescolarli e i giornali di famiglia che non smettono di inocularli nel circuito politico-mediatico.

TORINO Via XX Settembre - Ex sede della CAriTorinoTORINO Via XX Settembre - Ex sede della CAriTorino

Da settimane sulla graticola, Tremonti tenta ora di passare al contrattacco. Di cose da chiarire ce ne sono tante. Basta rileggere le ordinanze dei giudici e dei pm. Tra il ministro e il deputato del Pdl "c'è uno stretto e attuale rapporto fiduciario che prescinde dal ruolo istituzionale rivestito da Milanese": lo scrive il pm di Napoli Vincenzo Piscitelli.

"Assolutamente poco chiari i rapporti finanziari tra Tremonti e Milanese": lo scrive il gip di Napoli, Amelia Primavera. E dunque: perché il ministro decise di andare ad abitare nella casa per la quale Milanese versava al Pio Sodalizio un canone d'affitto di 8.500 euro al mese? E perché Tremonti, su questo canone mensile, ha pagato una quota di 4 mila euro, in contanti?

"La cosa più giusta è quella che ha detto Bossi - osserva adesso il ministro, chiuso nel suo ufficio di Via XX Settembre - ho fatto una stupidata, e di questo mi assumo la responsabilità di fronte agli italiani". È stata dunque una "leggerezza", aver accettato la proposta di un suo collaboratore: usare il suo appartamento per le trasferte nella Capitale. Tremonti rimanda al suo comunicato del 7 luglio, quando provò a troncare sul nascere l'ennesimo "ballo del mattone" che fa vacillare il Pdl, dallo scandalo Scajola in poi.

umberto bossiumberto bossi milanese-tremontimilanese-tremonti

"La mia unica abitazione è a Pavia. Mai avuto casa a Roma. Per le tre sere a settimana che da più di 15 anni trascorro a Roma, ho sempre avuto soluzioni temporanee, in albergo o in caserma. Poi ho accettato l'offerta dell'onorevole Milanese. Da stasera, per ovvi motivi di opportunità, cambierò sistemazione". Questo diceva Tremonti, un mese fa. Ora ha cambiato sistemazione, appunto. Ma resta sulla sua coscienza la consapevolezza di aver commesso, appunto, "una stupidata". Comunque grave.

Gravissima per un ministro. Nonostante questo, Tremonti non accetta di passare per un disonesto o un evasore fiscale. "Chi parla di evasione fiscale è in malafede. Questa accusa non la posso accettare. Sono in grado di dimostrare in modo tecnicamente e legalmente indiscutibile l'assoluta regolarità del mio comportamento, e del mio contributo alle spese di quell'affitto".

MANUELA BRAVI E TREMONTIMANUELA BRAVI E TREMONTI GENERALE MICHELE ADINOLFIGENERALE MICHELE ADINOLFI

Non lo toccano le nuove carte uscite dall'inchiesta Enav, né la ricostruzione dell'imprenditore Tommaso Di Lernia, secondo il quale l'affitto della casa non lo pagava Milanese, ma un altro imprenditore, Angelo Proietti, che in cambio otteneva sub-appalti. "È una storia di cui non so nulla - commenta il ministro - non conosco quell'imprenditore indagato, non so nulla del contesto nel quale ha raccontato quei fatti".

Ma la novità clamorosa, che emerge dallo sfogo di Tremonti sull'intera vicenda, non riguarda tanto le spiegazioni "formali" sulla quota d'affitto versata a Milanese, quanto piuttosto le ragioni "sostanziali" che lo spinsero ad accettare il "trasloco". Tra le righe, il ministro accenna qualcosa, proprio nel primo comunicato del 7 luglio. "Per le tre sere a settimana che da più di 15 anni trascorro a Roma, ho sempre avuto soluzioni temporanee, in albergo o in caserma. Poi ho accettato l'offerta dell'onorevole Milanese...".

Questo è il punto cruciale. Per molti anni, e per l'intera legislatura 2001-2006 in cui è ministro, Tremonti dorme "in albergo o in caserma". Ma a un certo punto, dal febbraio 2009, decide di "accettare l'offerta dell'onorevole Milanese". Cosa lo spinge a farlo? Non il risparmio. Anzi, l'appartamento di Via Campo Marzio gli costa, mentre l'albergo lo paga il ministero, e la caserma la paga la Guardia di Finanza. E allora? Perché Tremonti decide di traslocare?

TREMONTI-VINCINOTREMONTI-VINCINOLA CASA DI VIA DI CAMPO MARZIO A ROMA DOVE ALLOGGIAVA TREMONTILA CASA DI VIA DI CAMPO MARZIO A ROMA DOVE ALLOGGIAVA TREMONTI

"La verità è che, da un certo momento in poi, in albergo o in caserma non ero più tranquillo. Mi sentivo spiato, controllato, in qualche caso persino pedinato...". Eccolo, il "movente" che il ministro alla fine rende pubblico, dopo oltre un mese di tiro al bersaglio contro di lui. Ecco la "bomba", che Tremonti fa esplodere nel nucleo di uno scandalo che non è suo (o almeno non solo suo) ma semmai dell'intero sistema di potere berlusconiano.

L'aveva fatto capire lui stesso, il 17 giugno scorso, nel colloquio con il pm Piscitelli che lo aveva ascoltato come testimone. In quell'occasione Piscitelli fa sentire al ministro un'intercettazione telefonica (registrata nell'inchiesta sulla P4 di Bisignani) tra Berlusconi e il Capo di Stato Maggiore Michele Adinolfi. Ed è allora che - come si legge nell'ordinanza - "il ministro riferisce dell'esistenza di "cordate" nella Guardia di Finanza, che si sono costituite in vista della nomina del prossimo Comandante Generale, precisa come alcuni rappresentanti di quel Corpo siano in stretto contatto con il presidente del Consiglio".

SpazianteSpaziante

Dunque, nella guerra per bande dentro la GdF, Tremonti sa da tempo di essere nel mirino di una "banda". In particolare, di quella che riferisce direttamente al premier. Lo dice lui stesso a Berlusconi, in un colloquio di cui parla proprio il generale Adinolfi, a sua volta interrogato da Piscitelli il 21 giugno (quattro giorni dopo il ministro). "Berlusconi - racconta il generale - mi mandò a chiamare, dicendomi che Tremonti gli aveva fatto una "strana battuta" allusiva, paventando che tramassi ai danni del ministro. Chiamò Tremonti davanti a me e lo rassicurò".

ALFONSO PAPAALFONSO PAPA

Evidentemente quelle rassicurazioni non servono a nulla. "Vittima" di questa guerra per bande fin dal 2009, quando cominciano i primi dissapori interni alla maggioranza e il Cavaliere comincia a sospettare degli "inciuci" tremontiani con la Lega e delle sue mire successorie dentro il Pdl, il ministro dell'Economia non si sente "tranquillo". Al contrario, si sente "spiato".

E ora lo dice, apertamente: "In tutta franchezza, non me la sentivo più di tornare in caserma. Per questo, a un certo punto, ho accettato l'offerta di Milanese. L'ospitalità di un amico, presso un'abitazione che non riportava direttamente al mio nome, mi era sembrata la soluzione per me più sicura".

BISIGNANIBISIGNANI

Una scusa estrema, e tardiva, di un uomo disperato? Difficile giudicare. Ma questa è la ricostruzione di Tremonti. Se è vera, siamo al nocciolo duro del "metodo di governo" berlusconiano, che incrocia le P3 e le P4, la Struttura Delta e la "macchina del fango", gli apparati dello Stato e il malaffare economico. "Non accetterò che si usi contro di me il metodo Boffo", ha detto il ministro al Cavaliere, in un drammatico faccia a faccia dei primi di giugno, quando gli apparati del premier lo lavoravano ai fianchi, per convincerlo a dimettersi. Forse siamo ancora dentro quel film. Se è così, è più brutto e più serio della pur imperdonabile "stupidata" di Tremonti.


2 - LETTERA AL CORRIERE DELLA SERA: "HO COMMESSO ILLECITI? SICURAMENTE NO, HO FATTO ERRORI? CERTAMENTE SÌ"
Lettera di Giulio Tremonti al "Corriere della Sera"

COSENTINOCOSENTINO

Signor direttore,
Ambasciatore Romano, rispondo in questo modo anche ad una legittima pubblica richiesta di chiarimento.

"LA VOCE DELLE VOCI" - TREMONTI-MILANESE

Per cominciare confermo quanto ho comunicato la sera del 7 luglio scorso: "La mia unica abitazione è a Pavia. Non ho mai avuto casa a Roma. Per le tre sere a settimana che normalmente - da più di quindici anni - trascorro a Roma, ho sempre avuto soluzioni temporanee, prevalentemente in albergo e come ministro anche in caserma. Poi ho accettato l'offerta fattami dall'on. Milanese, per l'utilizzo temporaneo di parte dell'immobile nella sua piena disponibilità ed utilizzo. Apprese oggi le notizie giudiziarie relative all'immobile, già da stasera per ovvi motivi di opportunità cambierò sistemazione». Aggiungo ora quanto segue.

È vero quanto ufficialmente in atti: in contropartita della disponibilità di cui sopra, basata su di un accordo verbale revocabile a richiesta, come appunto poi è stato, ho convenuto lo specifico conteggio di una somma a titolo di contributo, pagata via via per ciascuna settimana e calcolata in base alla mia tariffa giornaliera di ospitalità alberghiera. Come facevo prima e come ora appunto faccio ogni settimana in albergo.

ALTAN-TREMONTIALTAN-TREMONTI I PM WOODCOCK E PISCITELLII PM WOODCOCK E PISCITELLI

Aggiungo solo che all'inizio avevo pensato ad un diverso contratto, che ho poi subito escluso, per ragioni personali. Mi ritorna ora nella forma di una paradossale ironia, ma la ragione del tutto non era di convenienza economica, ma di «privacy»!

Comunque nessun «nero» e nessuna «irregolarità». Trattandosi di questo tipo di rapporto tra privati cittadini non era infatti dovuta l'emissione di fattura o vietata la forma di pagamento.

Come settimanalmente disponevo del «contante»? Dal 2001 prima, e poi dal 2008, ricevo in contanti, in modo perfettamente lecito ed ufficialmente registrato, il mio compenso da ministro, pari a circa 2.390 euro al mese. Rispetto ai «circa 4.000 euro» mensili, la differenza risulta così pari a circa 400 euro a settimana, a circa 1.600 euro al mese. Inspiegabile, impossibile, come facevo a disporne? Nel 2008, sul 2007, ho dichiarato, tanto al fisco quanto in Parlamento, un reddito annuale molto elevato. Come nei tanti anni precedenti.

inciucio tremonti lettainciucio tremonti letta piscitellipiscitelli

È così che, pur avendo ora interrotto l'attività professionale, ho accumulato titolarità di altri redditi. È tutto tracciato e tracciabile. Anche per questo e per onestà e stile di vita non ho mai avuto bisogno di cercare ed avere benefici impropri di nessun tipo. Anche per questo ogni anno posso fare in modo di dare o devolvere in beneficenza l'equivalente di quanto mi viene corrisposto come indennità parlamentare.

letta lepore demagistrisletta lepore demagistris

Come chiudere? Ho commesso illeciti? Per quanto mi riguarda, sicuramente no. Ho fatto errori? Sì, certamente. In primo luogo, se qualcosa posso rimproverarmi, vi è il fatto di non aver lasciato prima l'immobile. L'ho fatto in buona fede, ma sarebbe stato senza dubbio più opportuno, dato che proprio questo è ora causa di speculazioni che avrei potuto e dovuto evitare. Con il «senno di poi», ripeto, ho sbagliato. Come scusante, rispetto a quelli che Sergio Romano definisce «un errore di giudizio» od «un peccato di distrazione», posso solo portare l'impegno durissimo in questi anni non facili, su tanti fronti. Chi fa il ministro ha il dovere di rispondere alle domande che gli vengono rivolte. Credo di averlo così fatto.

 

 

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