2015, ODISSEA NELL’IGNAZIO – LA BRILLANTE USCITA DI MARINO SUI FASCISTI CHE “DEVONO TORNARE NELLE FOGNE” SCATENA LA RISSA – PER LA MELONI “È UN UOMO DISPERATO, SCARICATO DA TUTTI” E ALFANO PARLA DI “OFFESE ATAVICHE, RAPPRESENTATIVE DEL NULLA”


1.MELONI, DA MARINO PAROLE DISPERATE, SI DIMETTA

IGNAZIO MARINO

 (ANSA) - "Le dichiarazioni di Marino sono quelle di un uomo disperato, scaricato da tutti, anche dal suo stesso partito. A Marino dico: siamo già nelle fogne come ogni romano, grazie alla tua gestione della Capitale. Dimettiti invece di dire cretinate". È quanto scrive su Facebook il presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni.

 

2. AUGELLO, DA MARINO SQUALLORE E MISERIA UMANA

 (ANSA) - "Ieri sera, alla Festa dell'Unità, il Sindaco ha tenuto il suo volgare spettacolino, dimenticando il tributo pagato dalla Capitale negli anni settanta alla guerra civile strisciante e al terrorismo. Davanti ad una rumorosa claque di amici, parenti, membri di staff e segreteria, ha sfidato Renzi, la città, l'opposizione e persino la decenza. L'instancabile nominatore di indagati ed arrestati di ogni genere, il surreale incapace che ha messo in ginocchio Roma, ha rispolverato un lugubre slogan degli 'anni di piombo', auspicando che la destra ritorni nelle fogne.

giorgia meloni

 

C'è, in quelle parole, un tratto di squallore e di miseria umana, un carico di odio tipico di chi non sa accettare né i propri fallimenti, né il fatto di essere finalmente riconosciuto per ciò che davvero rappresenta, né il dovere e l'onere di chiedere scusa alla città e fare un passo indietro. Solo un disperato, divorato dalla rabbia e privo di senso delle Istituzioni, può esprimere un'esplicita istigazione alla cittadinanza a considerare i suoi avversari alla stregua di topi di fogna, privandoli di ogni dignità umana, prima ancora che politica". Lo dichiara il senatore di Area popolare Ncd-Udc, Andrea Augello

 

3. ALFANO: DA MARINO PAROLE DI CUI SI DOVREBBE VERGOGNARE

Andrea Augello

 (ANSA) - "Ritengo che il sindaco di una città, che è anche la Capitale d'Italia, debba tenersi lontano dagli echi di un passato che rifiutiamo con forza, dove a prevalere era la violenza e dove l'antagonismo politico si era trasformato in una lotta senza quartiere che ha causato tante vittime, dall'una e dall'altra parte". Lo scrive in una nota il presidente del Nuovo Centrodestra, Angelino Alfano. "Credo - prosegue - in una politica che rifugga da tristi slogan di periodi bui e confido che espressioni, come quelle usate dal sindaco Marino, cadano nel vuoto e - conclude Alfano - restino isolate perché non rappresentative di nulla se non di offese ataviche senza senso di cui ci si dovrebbe vergognare e che l'Italia si è lasciata per sempre alle spalle".

 

angelino alfano

 

4. MARINO PERDE LA TESTA E ACCUSA LA DESTRA: TORNI NELLE FOGNE

Laura Cesaretti per “il Giornale

 

Sedici slide, un elenco di progetti; un piano per riparare i crateri che rendono le strade di Roma altrettante piste di rally; centrale unica per gli appalti. Dopo una lunga visita pomeridiana a Giorgio Napolitano, il sindaco di Roma Ignazio Marino ha provato ieri sera, dalla Festa dell'Unità capitolina, a rilanciare il suo governo della città. Ma alla fine gli saltano i nervi: «La destra torni nelle fogne da dove è venuta invece di dare lezioni di democrazia».

 

Marino fa sapere al governo che terrà duro: «Non farò un passo indietro neanche di un millimetro perché sono stato eletto dai cittadini e andremo avanti fino al 2023». E sull'ex sindaco Alemanno affonda: «Voleva raccomandarmi due nomi (mi disse: “Non te ne ha parlato il Pd?”), i dipendenti Ama assunti illegalmente da lui vanno licenziati». Alemanno replica: «falsità», e annuncia querela.


Nel Pd si dà per scontato che il count down sia inesorabilmente partito. Sembra esserne ormai convinto anche Matteo Orfini, il presidente Pd e commissario romano che si è scontrato nei giorni scorsi con il premier proprio sul destino del sindaco: ormai le divergenze tra i due si limitano solo alla tempistica, che un Matteo (Renzi) vorrebbe più accelerata e l'altro più cauta, garantendo al primo cittadino l'onore delle armi.

IGNAZIO MARINO

 

Ma con una deadline precisa: «Insieme abbiamo deciso di darci un punto di svolta dopo la relazione del prefetto, lì si dirà se il Comune va sciolto o no, e a quel punto discuteremo di come costruire una svolta e di come produrre un salto di qualità», ha spiegato ieri Orfini al Corriere della Sera.

 

E dal governo gli fa eco Maria Elena Boschi: «Ci auguriamo che gli esiti della relazione non comportino lo scioglimento. Ma se emergeranno elementi il governo si prenderà la sua responsabilità».


Ma la situazione potrebbe sfuggire di mano prima: l'assessore alla Mobilità Guido Improta ha annunciato le proprie dimissioni per fine mese, dopo l'inaugurazione delle nuove fermate della Metro C. E l'assessore al Bilancio Silvia Scozzese è sulla stessa linea, dopo lo scontro con il sindaco sullo sfondamento del Patto di stabilità, e scioglierà la riserva a inizio settimana. Orfini si sta adoperando per frenare la caduta, visto che la giunta non resisterebbe un attimo se perdesse i titolari di due assessorati cruciali come quelli. Nel frattempo martedì si terrà il Consiglio dei ministri, e il decreto per commissariare il Giubileo potrebbe tornare sul tavolo.

ignazio marino munge la mucca

 

Ieri del caso Roma ha parlato il ministro Boschi, elogiando «l'onestà» di Marino, qualità «indispensabile per chi si occupa della cosa pubblica», ma ribadendo che l'onestà da sola non basta: «I cittadini romani chiedono anche che sia gestita bene la città». E Marino «deve essere all'altezza di questa sfida - ha sottolineato Boschi - e deve essere abbastanza autorevole anche da gestire un passaggio così complicato».

 

Solo lui, ha concluso, «può sapere se se la sente di andare avanti». Toni morbidi ma inequivocabili, che servono a offrire al sindaco la via di uscita di una scelta fatta da lui e non imposta dall'alto. Sullo sfondo intanto impazza la polemica contro la «lista di proscrizione» del Pd romano compilata dall'ex ministro Fabrizio Barca.

er cecato ignazio marino

 

Che è finito nel mirino dei renziani della Capitale per il retrogusto ideologico della sua analisi, pervasa dalla nostalgia per il vecchio partito-chiesa berlingueriano e dalla diffidenza per l'idea di «partito leggero» sul modello anglosassone che Renzi ha in testa. «A furia di cercare voti, voti, voti il partito ha aperto anche alla destra Dc», si è lasciato sfuggire l'ex Pci Barca (che, ricordano i renziani, non condivise neppure la svolta di Occhetto, tanto da non iscriversi ai Ds, e che sostenne Civati contro Renzi). Suscitando l'indignazione degli ex Margherita confluiti nel Pd.