2015, ODISSEA NELL’IGNAZIO – FERMI TUTTI! IL PREMIER SPACCONE COSTRETTO A CAMBIARE IDEA SU MARINO: IL PD FA MURO, TROPPO PERICOLOSE LE ELEZIONI, SE VUOLE RESTARE CHE RESTI – IL GRANDE ASSIST DI PIGNATONE, CHE HA ESCLUSO INFILTRAZIONI MAFIOSE CON IL SINDACO MARZIANO (A ROMA ABBIAMO ANCHE LA MAFIA A TEMPO!)

I sondaggi sfavorevoli e la difficoltà di far digerire la cacciata di Marino a tutto il partito, Orfini per primo, hanno fatto cambiare idea a Renzi. A questo punto, per il premier stesso era necessario schivare lo scioglimento per mafia di Roma… -

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IGNAZIO MARINO E MATTEO RENZI IGNAZIO MARINO E MATTEO RENZI

 

“Marino lasciamolo stare, meglio evitare elezioni in questo periodo”. La decisione di Matteo Renzi di allentare l’assedio nei confronti del primo cittadino di Roma è di dieci giorni fa, quando ha visto gli ultimi sondaggi, assai negativi per sé e per il partito democratico.

 

Certo il premier ha fatto di tutto perché Sotto-Marino si dimettesse, ma la spallata non gli è riuscita per una serie di motivi. Il primo è che Marino non controlla il Comune ma ha la testa dura e non si farebbe da parte neppure con le cannonate. Il secondo è che il sindaco ha insospettabili appoggi in Vaticano. Il terzo è che mezzo Pd gli ha dato una mano, a cominciare da Matteo Orfini e dai Giovani Turchi, e che Renzi ha già i suoi problemi interni sulla riforma del Senato (che gli sta più a cuore).

 

IGNAZIO MARINO E MATTEO RENZI AI FORI ROMANI IGNAZIO MARINO E MATTEO RENZI AI FORI ROMANI

Una volta deciso di non affondare il colpo sul sindaco, per Renzi il problema era disinnescare la bomba a orologeria dello scioglimento per mafia. Il premier ha fatto capire al prefetto Franco Gabrielli, con il quale si sente quasi tutti i giorni, che uno scioglimento del Comune sarebbe stata una iattura e Gabrielli ha compreso perfettamente. Il Comune non verrà sciolto, ma ci sarà un commissariamento di fatto di Marino attraverso l’inserimento di una serie di figure di garanzia in alcuni posti chiavi dell’amministrazione.

 

IGNAZIO MARINO E MATTEO RENZI IN CAMPIDOGLIO IGNAZIO MARINO E MATTEO RENZI IN CAMPIDOGLIO

Ma chi ha sparigliato davvero i giochi, facendo un grandissimo favore a Renzi, è stato il procuratore capo Giuseppe Pignatone, titolare dell’inchiesta che ha terremotato la città. La chiave di volta è stata la scorsa settimana, quando Pignatone è andato in Antimafia per riferire sull’indagine. L’alto magistrato, riferiscono alcuni senatori, è stato impietoso nei confronti di Gianni Alemanno, riferendo vari esempi di infiltrazione mafiosa durante la sua amministrazione. E non è un caso che l’ex sindaco di An sia indagato per mafia.

giuseppe pignatone (2) giuseppe pignatone (2)

 

Invece con Marino non sono emersi contatti diretti di Massimo Carminati, un personaggio che probabilmente Marino non sapeva manco chi fosse. Non solo, ma Pignatone ha anche spiegato che per fare affari in Comune, Carminati era dovuto passare da Salvatore Buzzi, il quale era a sua volta transitato dal Pd romano. Insomma, ai tempi di Marino, per restare alle spiegazioni di Pignatone, infiltrato non era il Comune ma il Pd.

 

franco gabrielli (2) franco gabrielli (2)

Palazzo Chigi è rimasto molto sorpreso dall’onestà intellettuale di Pignatone, che come pm avrebbe avuto tutto l’interesse a pestare giù duro e a perorare lo scioglimento del Campidoglio, in modo da avvalorare la propria impostazione sul carattere mafioso dell’organizzazione di Carminati. Invece niente. Pignatone ha scavato un fossato tra Alemanno e Marino. Proprio quello di cui aveva bisogno Renzi2, che a differenza di Renzi1 non vuole più la testa del sindaco. 

 

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