ALL'AMERICA NON PIACE VEDERE I CINESI SALIRE IN CATTEDRA DI FRONTE AL LORO PRESIDENTE - IL POLITOLOGO LARRY SABATO, SIMPATIZZANTE DI OBAMA, GIUSTIFICA LA SUA REAL POLITIK - “PECHINO è IL PRIMO CREDITORE DEGLI STATI UNITI (900 MILIARDI $) E HA IL COLTELLO DALLA PARTE DEL MANICO. E POSSONO METTERE BOCCA NELLA NOSTRA POLITICA INTERNA - "IL NOSTRO DEBITO PUBBLICO HA SUPERATO I 12MILA MILIARDI $, UNA CIFRA INAUDITA" -

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(Adnkronos) - "Per gli americani e' stato un vero e proprio shock vedere i cinesi salire in cattedra di fronte al presidente degli Stati Uniti". Ma il fatto che la Cina possegga un enorme fetta dello stratosferico debito pubblico americano ha trasformato i rapporti di forza, all'interno delle relazioni tra Washington e Pechino.

Obama Hu Jintao e Hillary Clinton alla Cena di StatoObama Hu Jintao e Hillary Clinton alla Cena di Stato

E' questa la lucida e certo non ottimista analisi che Larry Sabato, il politilogo americano che non nasconde la sua simpatia per Barack Obama, fa della missione cinese che il presidente ha concluso oggi senza aver ottenuto poco o nulla da una leadership che si e' mostrata "disposta molto di piu' a dire no agli Stati Uniti", come scrive oggi il New York Times.

"La nostra relazione con la Cina negli anni e' stata a volte positiva e a volte travagliata - spiega ancora il professore universitario, ma anche noto commentatore politico televisivo, che ha partecipato al Centro Studi americani di Roma ad un seminario sul primo anno di presidenza Obama - ma mai prima d'ora la Cina ha avuto dalla sua cosi' tante carte in mano".

ObamaObama

Il modo rigido e fermo con cui i cinesi hanno accolto Obama ha infatti bruscamente risvegliato gli americani davanti alla realta' dei fatti e delle cifre: "I cinesi sono tra i principali investitori, se non il principale, nei nostri titoli del nostro debito pubblico, che ha appena superato i 12mila miliardi di dollari, una cifra inaudita".

E questo da' alla Cina non solo la possibilita' di respingere le richieste americane, come ha fatto per quanto riguarda il rafforzamento dello yuan, ma anche di "avere una tremenda influenza anche nella politica interna - sostiene Sabato - hanno interrogato Obama sui dettagli della riforma della sanita', chiesto rassicurazioni sul valore dei loro titoli".

E poi c'e' il capitolo dei diritti umani, anche questo difficile da digerire per gli americani: "A differenza degli altri presidenti, Obama e' esitante nel sollevare la questione, lo ha fatto in modo indiretto, ma non con forza: quando e' venuto il Dalai Lama non ha trovato il tempo per incontrarlo - ha ricordato - ma avrebbe potuto offendere i cinesi, e avrebbero potuto cancellare questo viaggio, o parte".

Insomma, ribadisce Sabato, questo viaggio e' stato uno shock per gli americani che devono fare i conti con un nuovo "bilanciamento dei poteri all'interno della relazione" con Pechino, in un nuovo rapporto di forza che "se non sara' permamente, sara' di lungo termine, almeno fino a quando gli Stati Uniti non riusciranno a mettere in ordine il loro debito pubblico".

Hu JintaoHu Jintao

Le difficolta' che Obama sta incontrando nella relazione con la Cina si inseriscono in un primo anno di presidenza che Sabato definisce, nonostante o forse proprio per le enormi aspettative ed entusiasmo suscitate dall'elezione di Obama, "difficile". Difficile per la crisi economica, difficile per le due guerre ereditate dalla precedente amministrazione, difficile perche' il passaggio, "essenziale per la sua intera agenda politica", della riforma sanitaria segnera' la "morte della tradizione bipartisan", perche' riuscira' alla fine ad ottenere il sostegno "di quattro, forse meno, repubblicani in entrambe le Camere".

Se sull'Iraq l'exit strategy sembra avere funzionato, con la decisione tanto attesa sull'Afghanistan Obama potrebbe giocarsi "il futuro politico a lungo termine". Per questo il presidente si sta comportando con estrema cautela e, secondo Sabato con, preoccupazione.

"Questo potrebbe diventare il suo Vietnam - aggiunge il politologo - e per questo sta studiando la lezione di Lyndon Johnson, un presidente democratico con un'ampia agenda sociale che ha rovinato la sua presidenza mandando mezzo milione di truppe in Vietnam e questo ha rovinato l'economia". "Guns and butter non vanno d'accordo", chiosa Sabato, riferendosi al modello macroeconomico con cui si studiano le relazioni tra gli investimenti militari e quelli per il bene pubblico.

Tornando alle relazioni con la Cina, ed ai timori europei di un G2 ormai operativo sul fronte del clima, Sabato afferma che "ormai e' ovvio a tutti che a Copenaghen non si potra' fare molto, perche' gli Stati Uniti non passeranno una legge sui cambiamenti climatici quest'anno e non lo passeranno il prossimo anno" o solo in forma molto "annacquata".

Hu JintaoHu Jintao

Una posizione che li accomuna alla Cina in particolare, ma anche a paesi come l'India: d'altro canto, aggiunge, i Paesi europei "hanno tutto il diritto di essere preoccupati e chiedersi se gli Stati Uniti si dimostreranno all'altezza degli ideali espressi da presidente Obama sul clima".

Insomma nella sua relazione, e rispondendo alle domande dei giornalisti, il politologo tratteggia uno scenario non molto positivo, almeno a breve termine, per Obama ed i democratici. Come hanno dimostrato le elezioni in Virginia e New Jersey, i repubblicani potranno a trarre vantaggio dal fatto che su "Obama ed i democratici pesa l'accusa di over spending, per tutti i pacchetti di salvataggio economico e finanziario".

Una tendenza che potra' anche portare nel 2010, quando si votera' per rinnovare la Camera ed un terzo del Senato, ad una "maggioranza diminuita" per i democratici, ma non ad una riconquista repubblicana, predice Sabato che anima il blog "Sabato's Crystal Ball", una palla di vetro per azzeccare tutti i risultati elettorali.

Ma questo sara' un vantaggio solo a breve termine, perche' a lungo termine le previsioni, e la demografia, sono tutte a favore dei democratici. Obama, ha spiegato Sabato, ha vinto con l'apporto determinante delle minoranze, non solo afroamericani, ma ispanici, 'asian', e dei giovani che hanno votato in percentuali record.

Mentre il Gop sta invece restringendo la sua base elettorale, perdendo progressivamente il tradizionale sostegno che aveva tra i laureati - "maggiore istruzione significa piu' soldi, e quindi posizione no tax" - poco entusiasti di un'agenda sempre piu' dettata dalla destra religiosa.

 

 

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