L’ARTE DI SCAFARTO - IL CARABINIERE INDAGATO ERA L’INVESTIGATORE ANCHE NELL’INCHIESTA SULLA COOP CONCORDIA A ISCHIA, E ANCHE Lì I SUOI ‘ERRORI’ DI TRASCRIZIONE AVEVANO GETTATO NEL FANGO UN POLITICO: IL SINDACO, INDAGATO E POI PROSCIOLTO - ANCHE A NAPOLI QUALCHE PM VUOLE RILEGGERSI LE INFORMATIVE

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1. L'UOMO DEL NOE PREFERITO DA WOODCOCK FECE "ERRORI" ANCHE SULLA COOP CONCORDIA

Francesco Grignetti per la Stampa

 

SCAFARTO SCAFARTO

Il brillante, estroverso, rampante Gianpaolo Scafarto, prima alla stazione di Scafati poi a Nocera, dove si era messo in luce per inchieste coraggiose contro i clan camorristici, da tre anni era in forza al Noe. Qui, sotto l' ala del mitico Capitano Ultimo, al secolo colonnello Sergio De Caprio, in breve tempo si era guadagnato la fiducia - ribadita anche ieri - della procura di Napoli, in particolare dei pm Henry John Woodcock, Giuseppina Loreto e Celeste Carrano.

 

Alle loro dirette dipendenze aveva sviluppato un' altra eclatante inchiesta, quella sulla metanizzazione dell' isola di Ischia ad opera della cooperativa rossa Cpl Concordia, che era partita dal sindaco del capoluogo Giuseppe "Giosy" Ferrandino ed era approdata a spiacevoli imbarazzi per Massimo D' Alema, Giulio Tremonti, e il solito Matteo Renzi. Quell' inchiesta, però, giunta a processo a Napoli, sta mostrando diverse anomalie. Un' altra brutta storia di intercettazioni travisate, nomi scambiati, conclusioni inappropriate.

 

Anche quell' inchiesta si basa su alcuni passaggi cruciali che l' informativa dà per assodati e che stanno franando al dibattimento. Qualche esempio. L' informativa riporta così una intercettazione a carico di Massimo Ferrandino, fratello del sindaco: «A detta di Giosy andiamo tutti in galera...».

 

woodcock woodcock

Ebbene, il 24 gennaio scorso, incalzato dal presidente Francesco Pellecchia, il capitano ammette che la parola «Giosy» nell' intercettazione non c' è. I trascrittori che hanno riascoltato le intercettazioni su incarico del tribunale, definiscono «incomprensibile» il nome. Invece non c' è dubbio alcuno nell' informativa che ha portato Ferrandino in carcere. Così sbigottisce il presidente Pellecchia: «C' è "incomprensibile" e lei ha chiarificato "Giosy"?».

 

C' è poi una telefonata di Francesco Deldeo, sindaco di un altro comune ischitano, Forio, a Ferrandino . Eppure l' informativa attesta che a chiamare è Ferrandino. Il grave è che aver fatto questa telefonata, secondo la prosa del capitano, vale «a riprova dell' asservimento di Ferrandino alla Cpl Concordia». Ma se a chiamare non era lui, cade un altro architrave.

Il capitano Scafarto ammetterà imbarazzato l' errore nell' udienza del 22 novembre scorso, alle domande del pubblico ministero. «Sono stato io impreciso. La telefonata è in entrata... Sì, c' è un errore.. Ho commesso io nello scrivere».

 

Giosi Ferrandino Giosi Ferrandino

E ancora. L' informativa attesta che due dirigenti della Cpl parlano tra loro di come far accelerare le varie istruttorie e si dicono tra loro: «Spingere.... Tu specialmente col sindaco.. per far approvare immediatamente i progetti prima della fine di quest' anno, capito?». Ecco, secondo l' informativa del Noe, il sindaco su cui si esercitano pressioni sarebbe stato il solito Ferrandino. Poi viene fuori che hanno contattato un altro sindaco, Carmine Monti, primo cittadino di Lacco Ameno. E così il capitano deve riconoscere, sotto la lettura della trascrizione integrale dell' intercettazione, che in effetti la storia è un po' diversa.

 

Potrebbero essere tutti errori per pressapochismo?

Forse. Certo è che l' informativa, costruita per incastrare Ferrandino e non lasciargli scampo, ruota attorno a un assunto che avrebbe dovuto saltare agli occhi anche al più sprovveduto degli investigatori: il comune di Ischia la metanizzazione l' aveva fatta nel lontano 2004 e Ferrandino all' epoca non era affatto sindaco della cittadina, essendo stato eletto nel 2007.

 

Soltanto nel 2013 il ministero delle Infrastrutture aveva finanziato il completamento della metanizzazione dell' isola e la Cpl era sbarcata nell' isola. E Ferrandino? Il politico veniva tirato dentro perché la coop nel 2014 ha stipulato una convenzione con l' hotel di famiglia.

 

L' errore è talmente macroscopico che una prima imputazione per corruzione è presto caduta per manifesta impossibilità.

Ecco, ora che Scafarto è finito nei guai con la procura di Roma, anche a Napoli hanno drizzato le orecchie. Ove cadesse la credibilità del principale investigatore e accusatore di quest' inchiesta, sarebbe la fine per tutta la storia. Un parallelismo evidente con quello che potrebbe accadere con l' inchiesta Consip.

Giosi Ferrandino Giosi Ferrandino

 

Non che il legame tra le due inchieste sia così azzardato. Metanizzazione di Ischia e appalti Consip sono le due principali inchieste che portano la firma di Scafarto. Il quale, peraltro, al momento risulta solo indagato e resta al suo posto per un ovvio atteggiamento garantista dell' Arma. E in fondo non c' è da stupirsi: la Cpl Concordia è una diretta concorrente di Alfredo Romeo in tutt' Italia, proprio ad Ischia la coop aveva scalzato l' imprenditore napoletano.

 

 

2. QUELL' AUDIO AGGIUSTATO SUL SINDACO DI ISCHIA

Fabio Tonacci per la Repubblica

 

Non è la prima volta. Il capitano Giampaolo Scafarto è già incappato in una intercettazione che, alla prova dell' ascolto, è risultata diversa da come lui l' aveva riportata ai magistrati. Una parola che i periti nominati dal Tribunale hanno indicato come "incomprensibile" è diventata nelle informative "Giosy", il soprannome dell' allora sindaco di Ischia Giuseppe Ferrandino. Inserita in una frase in cui si parla di «andare tutti in galera», fa la sua bella differenza.

 

SCAFARTO SCAFARTO

L' inchiesta è quella sulla Cpl Concordia, la cooperativa modenese vincitrice degli appalti per la metanizzazione di Ischia e Procida, accusata di aver messo in piedi un sistema di corruzione. Tra i pm napoletani che nel 2015 chiesero, e ottennero, l' arresto di undici persone tra cui Ferrandino c' era Henry John Woodcock, lo stesso magistrato dell' indagine Consip. Allora come oggi, Woodcock aveva incaricato un reparto investigativo che per vocazione solitamente non si occupa di questi reati: il Nucleo operativo ecologico dei carabinieri.

 

A Napoli è tuttora in corso il processo. Il 24 gennaio scorso il capitano Scafarto, 43 anni, siede davanti ai giudici del Tribunale. È al Noe dal 2013 e quello è il giorno del controesame: in qualità di testimone investigatore dovrà rispondere alle domande dei legali dell' imputato Ferrandino, Alfonso Forgiuele e Roberto Guida. Scafarto si è portato in udienza il computer, su cui conserva tutti i brogliacci delle intercettazioni telefoniche e ambientali della sua indagine. Ci sono anche le famose conversazioni pubblicate dal Fatto tra il comandante della Finanza Michele Adinolfi e Matteo Renzi.

 

E dunque, dopo un paio di domande preliminari, Forgiuele incalza l' ufficiale su un argomento apparentemente innocuo. «Lei ha detto che in questa conversazione Massimo Ferrandino (fratello del sindaco, ndr) avrebbe affermato: "a detta di Giosy andiamo tutti quanti in galera"». Non è un' intercettazione qualsiasi. I pm vi hanno poggiato una parte robusta dell' accusa, e infatti si trova nelle informative dei carabinieri e nell' ordinanza di custodia. Scafarto controlla il suo computer, dice sì.

 

cpl concordia cpl concordia

Ed è la risposta che l' avvocato Forgiuele aspettava. «Io però ho la pagina 89 del verbale di trascrizione e non si fa nome di Giosy. Le parole sono: "a detta di (parola incomprensibile), andiamo tutti quanti in galera". Perché lei una parola incomprensibile la riferisce come Giosy?». Interviene anche il presidente del Tribunale: «Lei l' ha sostituita con Giosy?». Il capitano balbetta. «Sì, dopo poi...più volte è scritto nella perizia...».

 

Ma nella perizia, che è la trascrizione integrale degli audio fatta da un soggetto terzo incaricato dai giudici e non dagli inquirenti, il nome "Giosy" non c' è. Nessuno l' ha mai pronunciato, secondo il perito. «Il mio computer contiene il testo nostro... », abbozza il capitano. Il "testo nostro", cioè i brogliacci. Che in un' aula di Tribunale non valgono.

 

 

 

 

 

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