Gli Stati Uniti sono già in guerra nello Yemen. Ma un premio Nobel per la Pace non può dichiarare guerra al Paese più povero della penisola araba, 23 milioni di anime, la metà composta da ragazzini sotto i 15 anni? - USA E GRAN BRETAGNA CHIUDONO LE AMBASCIATE - AL QAEDA STAREBBE PIANIFICANDO UN ATTENTATO CONTRO LA SEDIE DIPLOMATICA DEGLI STATI UNITI…

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1 - YEMEN: USA E GRAN BRETAGNA CHIUDONO LE AMBASCIATE
AL QAEDA STAREBBE PIANIFICANDO UN ATTENTATO CONTRO LA SEDIE DIPLOMATICA DEGLI STATI UNITI
Corriere.it -

Al Qaeda progetta un attentato a Sanaa. Lo ha riferito alla Cnn un consigliere di Barack Obama per la Sicurezza. «Vi sono segnali di un attentato pianificato contro un obiettivo» nella capitale yemenita, ha affermato John Brennan, impegnato nell'antiterrorismo. Londra e Washington hanno deciso la chiusura delle ambasciate nello Stato arabo.

yemenyemen

I britannici hanno motivato il provvedimento con «ragioni di sicurezza» legate alla minaccia terroristica mentre ai dipendenti yemeniti della rappresentanza americana è stato detto di non presentarsi al lavoro fino a nuovo ordine. «L'ambasciata usa a Sanaa resta chiusa in risposta alla minaccia rappresentata da al-Qaeda nella Penisola arabica contro gli interessi americani nel Paese» si legge in una nota sul sito web della missione diplomatica.

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BROWN: «AGIREMO INSIEME AD USA» - L'alleanza tra Gran Bretagna e gli Stati Uniti trova, dopo le guerre i Iraq e Afghanistan, una nuovo motivo di consolidamento. «Downing Street e la Casa Bianca vogliono rafforzare la loro «azione congiunta contro il terrorismo in Yemen e in Somalia dopo il fallito attentato di Natale» sul volo Amsterdam-Detroit, si legge in un comunicato dell'ufficio del primo ministro britannico Gordon Brown.

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Tra le «iniziative -si legge nel testo- il premier ha concordato con il presidente Obama un piano britannico-americano per finanziare una speciale unità antiterrorismo della polizia yemenita» mentre in «Somalia» i due leader «ritengono che serva una forza di peacekeeping più consistente (rispetto all'attuale) e insieme sosterranno questa posizione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite».

obama, brown, sarkoobama, brown, sarko

Al momento in Somalia non ci sono caschi blu dell'Onu ma ad arginare con estrema difficoltà il caos è dispiegata la missione Amisom dell'Unione Africana, con l'imprimatur del Palazzo di Vetro. La missione è formata da 5.250 baschi verdi (2.700 dell'Uganda e 2.550 del Burundi) e dal gennaio del 2007 ha contato oltre 50 vittime.

VERTICE SICUREZZA ALLA CASA BIANCA - La minaccia Al Qaida è reale, le misure di sicurezza vanno rafforzate. Per questo Obama ha chiamato a rapporto per martedì prossimo alla Casa Bianca i responsabili di tutte le principali agenzie di sicurezza. In quel vertice intende fare il punto sull'intero arco dei controlli.

Obama Brown e signoreObama Brown e signore

2 - "IMPOSSIBILE APRIRE UN TERZO FRONTE" - GLI USA NON POSSONO AGIRE DA SOLI: AIUTI MILITARI AGLI YEMENITI - CENTINAIA DI AGENTI GIÀ INVIATI NEL PAESE DA MESI PER GUIDARE LE AZIONI DELL´ESERCITO LOCALE
angelo aquaro per La repubblica

La guerra degli Stati Uniti nello Yemen è già cominciata. Ma il Pentagono non ha dovuto aspettare l´attentato fallito di Natale. Centinaia di operativi sono sbarcati meno di un anno fa. Uomini della Cia incaricati di quelle operazioni «paramilitari» in cui si sono specializzati sfidando la vendetta kamikaze in Afghanistan. Commandos del gruppo "Operazioni Speciali" catapultati nel deserto del sud. Operazioni certificate al livello più alto.

David PetraeusDavid Petraeus

Laggiù s´è precipitato il comandante generale delle forze Usa nella regione, David Petraeus. Ma a trattare è sceso anche lo zar anti-terrorismo John Brennan. La guerra agli eredi di Bin Laden si combatte con armi americane. I blitz aerei sono ispirati dall´intelligence Usa. Gli Stati Uniti sono già in guerra. E allora cosa aspettano a dichiararla?

CIACIA

All´indomani dell´attacco fallito, l´America sa di aver trovato un nemico in più, la «succursale yemenita di Al Qaeda» di cui per la prima volta parla Barack Obama, quell´AQAP - Al Qaeda nella Penisola Arabica - comandata da Nasser al-Wuhayshi di cui gli stessi Usa portano il peccato originale, formata com´è dagli ex detenuti della prigione di Guantamano. Ma per il resto grande è la confusione nei luoghi in cui in queste ore si sta decidendo la risposta: compresi i quartieri generali di Cia, Fbi, Nsi e Nctc, dove gli uomini che non hanno saputo fermare un giovane nigeriano con l´esplosivo nelle mutande ora temono la punizione della Casa Bianca. Che potrebbe arrivare già nel meeting anti-terrore di martedì.

Così il "terzo fronte" divide gli esperti: davvero dopo Iraq e Afghanistan gli Usa sono pronti a colpire nello Yemen con quella V flotta che naviga davanti al Bahrein? Davvero i 2mila uomini della base di Gibuti potrebbero essere spediti sul terreno del nuovo nemico? Domande che si incrociano a tre ipotesi e insieme costituiscono il puzzle che Washington sta provando a risolvere.

Il nodo numero uno: la più grande potenza del mondo non può affidare a un governo corrotto e inefficiente come quello yemenita, peraltro già impegnato in due guerre civili, la caccia ai mandanti dell´attentato.

Il nodo numero due: Barack Obama non può permettersi di bissare il fallimento di Bill Clinton dopo la strage del cacciatorpediniere Uss Cole e rispondere con una inutile pioggia di Cruise - «punturine», come le definì il generale Tommy Franks - destinati a perdersi nel deserto.

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Il nodo numero tre: un premio Nobel per la Pace non può dichiarare guerra al Paese più povero della penisola araba, 23 milioni di anime, la metà composta da ragazzini sotto i 15 anni, l´unica ricchezza - il petrolio - destinata a prosciugarsi fino a livello zero da qui al 2017.

AL QAEDA AL QAEDA

Barbara Bodine, che nello Yemen è stata ambasciatrice degli Stati Uniti, dice senza mezzi termini che il pericolo è l´effetto boomerang: «Una dichiarazione di guerra ci si rivolterebbe contro». E hanno ragione anche quelle cassandre del Center of New American Security. «La notizia non sarà benvenuta otto anni dopo l´11 settembre e con due guerre ancora in corso, ma lo Yemen richiede un´azione immediata»: così scrivevano Andrew M. Exum e Richard Fontaine già un mese fa.

la coppia italiana sequestrata da al qaedala coppia italiana sequestrata da al qaeda

La verità è che quando si dice che è stato il governo di Ali Abdullah Saleh a condurre i bombardamenti di Al Qaeda che hanno fatto più di 60 morti prima di Natale ci si nasconde dietro un dito. «Gli Usa non vogliono che nel mondo musulmano si percepisca l´apertura di un terzo fronte: ma questa scelta ha un limite» dice Steve Emerson, l´autore di American Jihad. Qui lo stesso governo è diviso - ancora più che quello pachistano - tra lealtà agli Usa e politiche anti-americane».

Aggiungeteci che il presidente al potere da 30 anni ha avuto proprio da Al Qaeda un aiutino contro i ribelli sciiti del nord (armati da Teheran) e il pasticcio è completo. E quindi? «Bisogna fare da soli: ma il governo Obama potrà mai accettarlo?».

Nell´attesa di nuovi ordini, l´esercito "fantasma" a stelle e strisce continua a combattere la sua guerra segreta mischiato ai reparti yemeniti più fidati. Come quello d´elite composto - sorpresa - da sole donne: finora l´unico vero oltraggio ai fanatici di Al Qaeda.

 

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