COME TI RIGIRO LA FRITTATA DINO BOFFO - I SOSPETTI, NEANCHE TROPPO VELATI, LANCIATI VIA 'IL FOGLIO' (L’HOUSE ORGAN DEI CIELLINI IN SALSA MENEGHINA, QUELLI DI COMUNIONE E FATTURAZIONE), AL DIRETTORE DI 'L’OSSERVATORE ROMANO', GIAN MARIA VIAN, DI ESSERE STATO L’ARTEFICE MAXIMO DELLE DISGRAZIE BOFFIANE - CEI RUMORS! LA RENTRÉE DI BOFFO DOVREBBE CONSUMARSI A SPESE DI 'LA REPUBBLICA' - QUANDO FELTRI DIEDE FUOCO ALLE POLVERI, LE CARTE CHE INFAMAVANO L’ALLORA DIRETTORE DI AVVENIRE STAVANO NEI CASSETTI DI QUASI TUTTE LE SACRESTIE ITALIANE - CHE CI FACEVANO ATTOVAGLIATI OGGI A COLAZIONE DA "BERTI" A MILANO, FELTRI, IL FIDO FARINA E NIENTEMENO CHE DINO BOFFO L'EX DIRETTORE DI "AVVENIRE" COSTRETTO ALLE DIMISSIONI PROPRIO A CAUSA DELLA CAMPAGNA GIORNALISTICA LANCIATA DAL DIRETTORE DEL QUOTIDIANO DI PROPRIETÀ DI PAOLINO BERLUSCONI?

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1 - IL TRIO MERAVIGLIAO
Che ci facevano attovagliati oggi a colazione da "Berti", noto ristorante milanese, il direttore del "Giornale" Vittorio Feltri, il fido Renato Farina e nientemeno che Dino Boffo l'ex direttore di "Avvenire" costretto alle dimissioni proprio a causa della campagna giornalistica lanciata dal direttore del quotidiano di proprietà di Paolo Berlusconi?

BOFFO  SIGNORINIBOFFO SIGNORINI

L'incontro, avvenuto dopo le pubbliche scuse di Feltri a Boffo qualche settimana fa, è stato coronato da risotto e cotoletta alla milanese, un pranzo tipico nel ristorante con giardino che dista qualche centinaio di metri dalla sede del quotidiano cattolico.

Boffo, attentissimo, dava le spalle alla sala e così nessuno l'ha riconosciuto: né il candidato della sinistra alla Regione che sfida Roberto Formigoni, Filippo Penati, che pure ha salutato Feltri con calore. E nemmeno Stefania Craxi, sulla cui fronte Farina ha posato un bacio affettuoso.


2 - LA RENTRÉE DI BOFFO, SECONDO LE MALELINGUE DELLA CEI, DOVREBBE CONSUMARSI A SPESE DI 'LA REPUBBLICA'
Giosa Fat per Dagospia

boffoboffo

Quando Feltri diede fuoco alle polveri del "caso Boffo", le carte che infamavano l'allora direttore di Avvenire stavano nei cassetti di quasi tutte le sacrestie italiane. Vi erano giunte parecchi mesi prima, accompagnate da uno scritto che sarebbe dovuto doveva apparire agli occhi dei più sprovveduti come una "minuta" con la quale un ecclesiastico di rango inferiore riferiva della spinosa questione a una non meglio precisata "Eccellenza", presumibilmente un presule in carica di una segreteria di stato vaticana dove i minutanti con l'italiano sciancato sono ormai maggioranza.

RENATO FARINA_resizeRENATO FARINA_resize

Il fatto poi che il caso fosse scoppiato subito dopo il Meeting di Rimini ha fatto credere a molti, se non proprio a tutti, che l'unico che avesse bevuto l'invitante pozione fosse un vescovo ciellino noto soprattutto per la facilità con la quale si presta a consegnare amene riflessioni ai suoi compagni ciellini, soprattutto a quelli che stanno a Il Giornale (e prima ancora a Libero) per fare i killer a pagamento.

Stefania CraxiStefania Craxi

La seconda puntata della saga dei baciapile è lanciata da Feltri quando, nella sua lettera-rettifica ha lasciato intendere che, se qualcuno continuava a spazientirlo, avrebbe anche potuto rivelare la "fonte qualificata" che gli aveva passato le carte. La terza puntata è di questi giorni, con i neanche troppo velati sospetti, lanciati via Il Foglio (l'house organ dei ciellini in salsa meneghina, quelli di Comunione e Fatturazione), al direttore di L'Osservatore Romano, Gian Maria Vian, di essere stato l'artefice maximo delle disgrazie boffiane.

FELTRIFELTRI

In realtà, Feltri non fa nomi. A Gian Maria Vian fa invece esplicito riferimento Sandro Magister, il vaticanista di L'Espresso che si è da qualche anno attribuito la molto possibile mission di tutelate l'eredità ruiniana (dimenticando l'epoca in cui firmava articoli ferocemente di segno opposto) e di propagandare la teologia ratzingeriana (facendo finta di non ricordare quello che per anni ha rovesciato addosso all'allora prefetto della dottrina della fede), da mesi ormai dedicato ad arditi cimenti contro il direttore della cappella musicale papale e contro quello del giornale della Santa Sede.

Sembra una battaglia per forti ideali ma, alla fine, appare sempre di più una lotta di poveri di spirito per ricchi mezzi. Ruini ha tenuto stretto i cordoni della borsa, il network radiotelevisivo della Cei non è stato ridotto a spezzatino (e Gianfranco Fabi, dopo aver portato ai minimi storici gli ascolti di Radio24, non ha potuto far fare la stessa fine ai media episcopali), 'Avvenire' è stato lasciato saldamente in mano a coloro che vi hanno sudato per anni (e Andrea Tornielli, che credeva di poter diventare direttore grazie alla sua amicizia con le cuoche del Papa si è dovuto rassegnare a continuare a mangiare nel piatto berlusconiano di 'Il Giornale') e Dino Boffo è di nuovo pronto per il gran finale.

VITTORIO FELTRIVITTORIO FELTRI

La sua rentrée, secondo le malelingue della Cei, dovrebbe consumarsi a spese di La Repubblica. Il quotidiano di largo Fochetti è in cerca di una penna che riporti la pagina della vaticanistica ai livelli di sempre. L'uscita per età pensionabile di Marco Politi è stata momentaneamente tamponata con l'innesto dell'anziano e coltissimo Giancarlo Zizola, mentre per la quotidianità e le faccende di scarso spessore l'ottimo Orazio La Rocca è stato affiancato da una penna tanto improvvisata da rasentare il ridicolo.

Mons Luigi Negri San MarinoMons Luigi Negri San Marino

Nel frattempo, i cacciatori di teste del quotidiano diretto da Ezio Mauro hanno dovuto valutare le autocandidature di Aldo Maria Valli (da sempre, presentato come "martiniano" di provata fede) e Franca Giansoldati (che ama far sapere a tutti, anche a quelli disinteressati, che tra lei e l'Opus Dei esiste un feeling veramente speciale), la cui presenza a Il Messaggero è da tempo esente da ogni entusiasmo.

GIAN MARIA VIANGIAN MARIA VIAN

Con Repubblica ha già un contratto di collaborazione Joaquìn Navarro Valls, ma le sue analisi -quelle che possono essere definite farina del suo sacco- non hanno finora lasciato alcun segno. Dino Boffo è di tutta altra tempra giornalistica. Ed è facile prevedere che ogni suo evantuale analisi, anche a causa della pubblicità feltriana, è destinata ad avere una grande risonanza.

 

 

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