BERLUSCONI BOLLITO, PARTITO ALLO SBANDO: "IL PDL? DOPO IL VOTO SI AZZERA TUTTO" - Prima Tremonti che minaccia per l’ennesima volta le dimissioni ("finiremo come la Grecia"), poi Cosentino che dichiara guerra a Bocchino - FUORI L'"AFFARISTA" VERDINI, COORDINATORE UNICO BONDI, VICE IL FINIANO DOC BOCCHINO - BONAIUTI MINISTRO DELLA CULTURA (CARFAGNA, PORTAVOCE PERPLESSA) - SANTADECHÈ SOTTOSEGRETARIA DI ROTONDI AL MINISTERO PER L’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA...

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1 - FUORI L'"AFFARISTA" VERDINI, COORDINATORE UNICO BONDI, CON UN VICE CHE SARÀ IL FINIANO DOC ITALO BOCCHINO - BONAIUTI MINISTRRO DELLA CULTURA (CARFAGNA PORTAVOCE) - SANTANCHÈ SARÀ INVECE LA SOTTOSEGRETARIA DI GIANFRANCO ROTONDI AL MINISTERO PER L'ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA
Amedeo La Mattina per La Stampa

BERLUSCONI E CARFAGNA - PANSECABERLUSCONI E CARFAGNA - PANSECA

Silvio Berlusconi c'è rimasto male, molto male nel leggere le intercettazioni che riguardano Denis Verdini. Nulla di penalmente rilevante, almeno a leggere le carte pubblicate dei giornali, ma al premier non è piaciuto il modo di gestire i rapporti con certi imprenditori, quell'uso che Denis ha fatto del ruolo di coordinatore nazionale del Pdl.

GELMINI-CARFAGNA-BRAMBILLAGELMINI-CARFAGNA-BRAMBILLA

Il Cavaliere ha avuto la sensazione netta che Verdini abbia utilizzato anche il suo nome per accreditare questo o quell'amico. Ciò per lui è intollerabile. E poi chi amministra le città deve essere adamantino. Insomma, sui problemi giudiziari altrui Berlusconi non ammette deroghe e se scopre che anche i più stretti collaboratori aiutano a combinare affari, allora si innervosisce.

E infatti chi lo ha sentito parlare ieri dopo il Consiglio dei ministri lo ha descritto turbato, teso, arrabbiato. Ha difeso Gianni Letta e Guido Bertolaso, ma su Verdini era una furia. Sembra che la sua sorte sia segnata. L'unico coordinatore che salva è Sandro Bondi. «Sandro è l'unico che mi vuole veramente bene e di cui mi fido ciecamente».

Laura RAVETTOLaura RAVETTOLAURA RAVETTO ERMINIA MAZZONI PAOLA PELINO - copyright PizziLAURA RAVETTO ERMINIA MAZZONI PAOLA PELINO - copyright Pizzi

Il presidente del Consiglio ha in mente di cambiare la tolda di comando a via dell'Umiltà. Coordinatore unico Bondi, con un vice che sarà il finiano doc Italo Bocchino. Ma tutto questo avverrà dopo le elezioni regionali.

Bondi lascerà il ministero della Cultura per occuparsi a tempo pieno del partito. Al suo posto dovrebbe andare Paolo Bonaiuti, che a quel dicastero puntava già al momento della formazione del governo. Berlusconi avrebbe chiesto a Mara Carfagna di prendere il posto di Bonaiuti come portavoce del premier e responsabile dell'editoria. Ma sembra che Mara resista, non abbia voglia di assumere questo incarico. Vuole rimanere alle Pari Opportunità per portare a termine il lavoro che ha iniziato.

BOCCHINO E FINI, ALLEANZA REAZIONALE DI Emiliano Carli per _Il Riformista_BOCCHINO E FINI, ALLEANZA REAZIONALE DI Emiliano Carli per _Il Riformista_

C'è chi dice invece che non vuole misurarsi con una competenza molto rischiosa. «Chi dice questo sono delle malelingue, degli invidiosi», sostengono gli amici della Carfagna, che ancora non ha detto un no definitivo a Berlusconi. Si profila comunque un rimpasto di governo dopo le regionali.

daniela santanchedaniela santanche

E intanto ieri al Consiglio dei ministri è stato deciso che la prossima settimana verranno nominati quattro nuovi sottosegretari. Laura Ravetto andrà all'Istruzione accanto a Maria Stella Gelmini. Il finiano Andrea Augello è destinato al Welfare. Guido Viceconte andrà a lavorare con Elio Vito ai Rapporti con il Parlamento. Daniela Santanchè sarà invece la sottosegretaria di Gianfranco Rotondi al ministero per l'Attuazione del programma. Ieri il presidente del Consiglio Berlusconi ha nominato Francesco Belsito sottosegretario per la Semplificazione normativa, in sostituzione di Maurizio Balocchi, recentemente scomparso.

Insomma, c'è grande movimento dentro il governo e il Pdl. Il Cavaliere è teso anche per il risultato delle Regionali, ma ieri al Consiglio dei ministri è apparso anche molto determinato. E' intenzionato a scendere nell'agone della campagna elettorale, ha promesso ai parlamentari campani alcune puntate nella loro regione. Ora che le dimissioni di Nicola Cosentino sono rientrate, e grazie all'accordo con l'Udc, Berlusconi è convinto che in Campania ci sono tutte le condizioni e i numeri per vincere. Ma ha chiarito a tutti che è necessaria una forte operazione liste pulite e andare avanti presto con il ddl anticorruzione.

Berlusconi stringe la mano a Denis Verdini coordinatore del PDLBerlusconi stringe la mano a Denis Verdini coordinatore del PDL

C'è poi un altro capitolo che deve essere presto aperto, quello delle riforme. Ieri al Cdm ha detto che il 2010 sarà «l'anno delle riforme». Quantomeno dovranno essere messe in cantiere quella della giustizia e le riforme costituzionali per l'elezione diretta del capo dello Stato, del federalismo e la riduzione del numero dei parlamentari.

Denis Verdini a destra alla sua destra Leonardo BenvenutiDenis Verdini a destra alla sua destra Leonardo Benvenuti


2 - BERLUSCONI: "IL PDL? DOPO IL VOTO SI AZZERA TUTTO"
Adalberto Signore per Il Giornale

La seconda giornata consecutiva di «confessionale» fa vacillare persino il Cavaliere. Che si presenta alla Camera per il voto sul decreto Emergenza e passa quasi due ore a ricevere uno dietro l'altro deputati d'ogni dove, tutti con le loro doglianze sulla gestione del partito, delle candidature e di questo inizio di campagna elettorale.

Un assaggio Berlusconi l'aveva avuto giovedì, quando si era limitato a una ventina di minuti nell'anticamera che porta in Aula, a stringere mani e scambiare poche battute con i parlamentari del Pdl. Ma ieri ha deciso di dedicarsi al problema a tempo pieno, tanto che davanti alla sala del governo era un via vai di deputati che entravano e uscivano.

TremontiTremonti

Un susseguirsi di lamentele e recriminazioni, una sequela di problemi da risolvere che certo non contribuiscono al buon umore del premier. Che già non era dei migliori, visto che di prima mattina il Consiglio dei ministri si è aperto con l'ennesima minaccia di dimissioni di Tremonti.

Nicola  Cosentino - Sottosegretario all'EconomiaNicola Cosentino - Sottosegretario all'Economia

«Questa volta lascio, lascio davvero», sono state le parole del titolare dell'Economia dopo un lungo braccio di ferro con Brunetta che avrebbe voluto mettere all'ordine del giorno la digitalizzazione della pubblica amministrazione. Una minaccia alla quale il Cavaliere si è limitato a rispondere con uno sguardo che i presenti definiscono «fulminante». Tanto che più tardi Tremonti s'è lasciato sfuggire un «finiremo come la Grecia».

Così, quando nella sala del governo di Montecitorio si presentano più gruppi di parlamentari campani la situazione non può che precipitare. Prima il dimissionario Cosentino, poi la Mussolini, la De Girolamo, Labocetta, Landolfi, Di Caterina e via andare. Quasi tutti - la Mussolini in prima fila - a lamentarsi della «gestione Bocchino», che non contento di aver ottenuto la candidatura di Caldoro, vorrebbe «dettare legge» su tutto e tutti.

È anche per questo, dicono i presenti, che Caldoro è calato nei sondaggi da +10 a +6, perché mentre De Luca incontra gli operai «noi stiamo a farci la guerra e a discutere dell'alleanza con l'Udc». E Cosentino, è stato il senso del ragionamento, ha le sue buone ragioni se Bocchino formalizza l'accordo con l'Udc in Campania durante il pranzo tra Berlusconi e Fini. Ci sta, insomma, che si sia dimesso da coordinatore.

CALDORO STEFANOCALDORO STEFANO

Berlusconi ascolta e il durissimo j'accuse nei confronti di Bocchino lo colpisce al punto che un'ora dopo, parlando d'altro con Stracquadanio e la Biancofiore, interrompe la conversazione con il seguente interrogativo: «Ma com'è davvero questo Bocchino?».

SCARONI FORMIGONISCARONI FORMIGONI

D'altra parte, è di pochi giorni fa la querelle sul decreto Emergenza. Con il presidente dei deputati Pdl Cicchitto che in capigruppo ipotizza la fiducia e il suo vice Bocchino che nella riunione successiva dice esattamente il contrario. Non è un caso, dunque, che a Palazzo Grazioli siano in molti a dubitare che alla fine Berlusconi spingerà davvero per ridisegnare i vertici del partito affidando il Pdl al tandem Bondi-Bocchino. Perché, è il ragionamento, finirebbe per ripresentarsi la stessa dicotomia che c'è alla Camera.

Sul caso Campania, il Cavaliere torna nel pomeriggio. Quando incontra Cosentino a via del Plebiscito e lo convince finalmente a ritirare le dimissioni sia da coordinatore che da sottosegretario. «Nicola, ora pensiamo a vincere - dice il premier - e poi sistemeremo le cose. Me ne occuperò di persona».

Una giornata di full immersion per Berlusconi, che insieme ai coordinatori La Russa e Verdini prende in mano anche le liste elettorali. E blocca quelle di tre regioni, tra cui la Lombardia. Perché, ipotizza qualcuno, i rumors su un'imminente inchiesta a carico di un assessore della giunta Formigoni sono sempre più forti.

GIULIO TREMONTI FABRIZIO CICCHITTOGIULIO TREMONTI FABRIZIO CICCHITTO FABRIZIO CICCHITTO BEATRICE LORENZINFABRIZIO CICCHITTO BEATRICE LORENZIN

Una due giorni sfiancante, insomma. Anche perché, confida Berlusconi durante le sue tante conversazioni private, «troppi dirigenti pensano a difendere il loro piccolo orticello più che l'interesse generale del Pdl». Anche, aggiunge, a costo di perdere regioni importanti. Troppo «egoismo», troppe «delusioni». Anche da politici di prima fascia. «Quasi, quasi - si sfoga in privato - questo partito vien voglia di chiuderlo...». Di certo, dopo le regionali «si azzera tutto» e si «ricomincia da capo». Facce nuove e approccio nuovo.

Intanto, il premier è al lavoro anche sul fronte campagna elettorale. Sono ormai pronte le bozze dell'opuscolo a colori 'Il governo del fare' che sarà distribuito in tutte le regioni al voto. E che elenca «i successi» di quello che Berlusconi definisce «uno Stato che è tornato a fare lo Stato». Quattro i capitoli: «Superare la crisi globale», «Le grandi emergenze», «Governare il presente e preparare il futuro» e «Italia protagonista del mondo». Lo slogan è quasi obbligato: «Vota il governo del fare».

 

 

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