1- IL SETTIMANALE \"LE CANARD ENCHAÎNÉ\" SPUTTANA IL \"NANOLEONE\" DELL’ELISEO: ERA GIÀ PARTITA ALL’INIZIO DI MARZO, QUINDI BEN 15 GIORNI PRIMA DELLA RISOLUZIONE ONU SUL \"CESSATE IL FUOCO\", LA “GUERRA UMANITARIA” DEL SARKO-FAGO CONTRO GHEDDAFI - 2- L’ATTACCO AI POZZI LIBICI (QUESTO IL VERO ’CORE BUSINESS’ DELLA GUERRA) SI PUÒ DATARE ALL’INIZIO DI MARZO CON L’ARRIVO A BENGASI DI UN CARICO DI CANNONI E DI BATTERIE ANTIAEREE, CAMUFFATO DA AIUTI UMANITARI ALLA POPOLAZIONE CIVILE - 3- E PARE CHE NON CI SIA SOLTANTO LO ZAMPINO DEI PETROLIERI FRANCESI DELLA TOTAL, MA ANCHE QUELLO DELLE POMPE BP DI LONDRA. ALL’INIZIO DI MARZO, UN DRAPPELLO FORMATO DA DUE AGENTI DELL’MI6 E SEI INCURSORI DELLE SAS BRITANNICHE AVEVANO GIÀ TENTATO DI ENTRARE IN CONTATTO CON I CAPI DELLA RIVOLTA DI BENGASI -

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Andrea Morigi per Libero

SarkozySarkozy

Era già partita all\'inizio di marzo la \"guerra umanitaria\" di Nicolas Sarkozy contro Muammar Gheddafi. L\'inizio delle ostilità si può datare con l\'arrivo a Bengasi di un carico di cannoni da 105 millimetri e di batterie antiaeree, camuffato da aiuti umanitari alla popolazione civile. Mittente, il governo francese, che fa accompagnare la spedizione da propri istruttori militari, i quali, non appena toccano terra, iniziano l\'addestramento degli insorti.

Non ne fanno mistero, a Parigi. Anche se il settimanale Le Canard enchaîné, che ne dà conto nell\'edizione del 16 marzo, nasconde la notizia in una pagina interna. Sotto un titolo che punta tutto sul dissidio fra il presidente della Repubblica, i vertici militari e il ministero degli Esteri, però, il giornalista Claude Angeli informa della consegna del materiale bellico, avvenuta già «da una decina di giorni», da parte del «servizio azione della Dgse», cioè l\'intelligence francese.

missilimissili per gheddafi big

Dunque, tutto il dispiegamento di arsenale e personale militare si svolge precedentemente alla risoluzione 1973, adottata dal consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 17 marzo, in cui si chiede «un immediato cessate il fuoco» e si autorizza la comunità internazionale a istituire una no-fly zone in Libia e a utilizzare tutti i mezzi necessari per proteggere i civili.

Non stupisce più che il ministro dell\'Interno Claude Guéant nei giorni scorsi abbia definito «una crociata» l\'azione svolta da Sarkozy in seno all\'Onu. Ora dice di essere stato frainteso, che non intendeva bandire la crociata dell\'Occidente contro l\'Oriente. Eppure lo ha capito anche Jean-Marie Le Pen: «Accuso il governo francese di aver preparato questa guerra, di averla premeditata», ha dichiarato ieri l\'ex presidente del Front National.

ZAPATEROZAPATERO E GHEDDAFI

Ci stanno ben attenti a Parigi, a rispettare la risoluzione dell\'Onu che esclude ogni «forza d\'occupazione» e soprattutto a non eccitare gli animi dei musulmani con cui stanno giocando alla guerra santa. Lo sanno perfettamente che l\'occupazio ne del suolo islamico da parte degli infedeli è considerata un sacrilegio, un\'onta da lavare col sangue. Le insorgenze in Iraq e in Afghanistan qualcosa hanno insegnato.

Perciò ora, insieme alle aviazioni e alle marine militari statunitensi e britanniche bombardano dal cielo e dal mare, ma ufficialmente non mettono piede sul terreno,anche se non si possono escludere incursioni clandestine da parte di commandos, sabotaggi, qualche provocazione.

LItaliaLItalia ripudia la guerra

Sarebbe uno spreco rinchiudere la Legione Straniera in caserma, del resto. Tanto più che, come ha rivelato ieri Libero, l\'ex braccio destro del colonnello libico, Nouri Mesmari, in cambio dell\'asilo politico, ha messo a disposizione della Francia, già da ottobre, tutte le informazioni necessarie per entrare in azione.

Non è una coincidenza che gli Stati maggiori di Parigi e Londra avessero predisposto da settimane gli scenari d\'intervento in Libia. Avevano già scelto anche il nome in codice dell\'operazione, South Mistral. Ora la chiamano Harmattan in francese ed Ellamy in inglese, con una variante americana, Odissey Dawn, ma la sostanza è la stessa. Ed è anche la stessa ipocrisia conla quale i francesi sostengono di agire per portare soccorso alle popolazioni civili.

GuerraGuerra libica Mappa dal Corriere

Dimenticano che, quando sono armati, i civili diventano militari. Sono arruolati nella resistenza, che notoriamente non è formata da donne, bambini, vecchi emalati indifesi. Che i rifornimenti di mortai, mitragliatrici, batterie antiaeree, carri armati e anche qualche velivolo, siano dono della Repubblica francese o provengano dai magazzini dell\'esercito libico, in fondo non fa molta differenza.

E pare che non ci sia soltanto lo zampino di Parigi, ma anche quello di Londra e del Cairo post-Mubarak. All\'inizio di marzo, un drappello formato da due agenti dell\'MI6 e sei incursori delle Sas britanniche avevano già tentato di entrare in contatto con i capi della rivolta di Bengasi.

Appena scesi dall\'elicottero che li aveva trasportati nella zona di missione, però, gli otto guerrieri erano stati bloccati dai guardiani di una fattoria e consegnati alla resistenza. Interrogati, non ave avevano svelato nulla ed erano stati poi recuperati e riportati a casa con la fregata HMS Cumberland. Il ministro della Difesa britannico aveva dovuto ammettere che erano sul posto già da tre settimane, ufficialmente per assistere piloti, nel caso in cui fossero stati abbattuti.

GHEDDAFIGHEDDAFI E OBAMA

Ecco perché quello di venerdì 18 marzo non è stato affatto un attacco a sorpresa. Intendevano colpire. E avevano già dispiegato sul campo i loro uomini, come avevano fatto, dopo la caduta di Ben Alì e di Hosni Mubarak, anche i governi di Tunisi e del Cairo, consentendo rispettivamente l\'ingresso in Libia di combattenti volontari e di almeno un centinaio di appartenenti alle forze speciali dell\'Unità 777 egiziana, inviati per fornire armamenti e appoggio tattico.

Quando Gheddafi accusa le potenze straniere di volerlo rovesciare, sa di che cosa, e soprattutto di chi, sta parlando.

GHEDDAFIGHEDDAFI E NAPOLITANO


MISTER «FIGARO»: VENDO ARMI PER FARLE USARE

«Quando si vende del materiale, è affinché i clienti se ne servano». Così il magnate, imprenditore, politico, editore francese Serge Dassault ha risposto ad un giornalista che gli chiedeva cosa pensasse delle sue armi vendute a Gheddafi. A molti, sentendo i fischi delle bombe lanciate dai Mirage fatti decollare dal presidente Nicolas Sarkozy, il nome di Dassault ha iniziato subito a ronzare in testa.

GHEDDAFIGHEDDAFI DALEMA FRATTINI

Del resto, i Mirage (come i Rafale, versione francese degli Eurofighter) escono proprio dai cantieri della Dassault Aviation, colosso dell\'aviazione fondato da Marcel e ora controllato dal figlio Serge. Secondo Forbes è l\'89esimo uomo più ricco del mondo, con una fortuna stimata di 7,6 miliardi di dollari.

Ma per i francesi, oltre agli aerei da caccia, Dassault è conosciuto soprattutto per essere (attraverso la società Socpresse) l\'editore de «Le Figaro», storico quotidiano conservatore francese. Attività a cui, dal 2004, affianca quella di senatore dell\'Ump. Lo stesso partito di Nicolas Sarkozy, con cui l\'im - prenditore è legato da vecchia e stretta amicizia. Armi, politica e giornali: una miscela più esplosiva dei missili sparati dai suoi Mirage.

 

 

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