Rinaldo Frignani per \"Il Corriere della Sera\"
Il sindaco AlemannoBulli e stupratori. Spietati rapinatori di coppiette che poi scelgono una delle vittime e la violentano a turno in un parco pubblico. Di notte, fra gli alberi. Mentre a poche centinaia di metri il fidanzato e gli amici chiamano la polizia per chiedere aiuto. «Ci hanno aggredito, ci hanno minacciato con i bastoni. Poi hanno preso lei, l\'hanno trascinata via. Non sappiamo cosa vogliano farle...», grida terrorizzato uno dei ragazzi della comitiva di una diciassettenne di Boccea al telefono con il 113.
È lei la vittima del «branco», di un gruppo di ventenni, figli di immigrati filippini. Cinque italiani di seconda generazione, fra i 21 e i 19 anni, con l\'accento romano e i pantaloni hip-hop, i berretti da baseball, le catene d\'oro e i bracciali. Figli di persone perbene, domestici e giardinieri, che vivono in periferia, fra Primavalle, Torrevecchia e Borgata Ottavia.
Fino a ieri la notizia non era stata divulgata: la notte del 30 aprile scorso la studentessa era con un\'amica e due ragazzi in un casolare abbandonato nella Pineta Sacchetti. Un\'area verde a ridosso dell\'Aurelia e del Trionfale, isolata in certi punti, anche se in lontananza si vede il Cupolone. Di giorno un parco frequentato da famiglie, comitive di ragazzi e appassionati di jogging, ma che di sera, anche subito dopo il tramonto, si trasforma in una zona dove si possono correre rischi. All\'improvviso, all\'una e 30 di sabato notte, da uno dei varchi fra i muri scrostati i cinque bulli irrompono nel casale. Sono armati di bastoni, ubriachi, sotto effetto di droga perché fino a poco prima hanno fumato «erba».
pineta sacchettiGirando per la pineta buia e deserta, il gruppo aveva notato le coppiette nella costruzione diroccata. L\'abuso di alcol e di marijuana esalta gli italo-filippini, li spinge a raccogliere grossi rami e ad aggredire i ragazzi. «Ci hanno minacciato e ordinato di consegnare i telefonini e le catenine», racconterà poi una delle vittime. Attimi di terrore, ma è soltanto l\'inizio di un incubo.
Invece di fuggire il «branco» decide di andare oltre: i cinque afferrano la diciassettenne, la strattonano, la trascinano fuori dal casolare. Gli amici sono troppo terrorizzati per fermarli, anche perché loro sono di più e armati. La ragazza viene portata in luogo ancora più isolato, vicino a un tronco abbattuto, e lì violentata dai bulli. Nessuno sente le sue implorazioni e le urla, nessuno interviene in suo aiuto.
Ma uno degli amici riesce comunque a contattare il 113 e l\'allarme è tempestivo. Gli agenti delle volanti accorrono nella pineta, soccorrono la ragazza che, sotto choc, viene portata in ospedale. Dalle prime descrizioni dei bulli fornite dai tre amici si capisce che gli aggressori hanno tratti asiatici, ma sono romani. Scatta la caccia. Il primo a essere rintracciato e identificato dalla Squadra mobile è un ragazzo di 21 anni. Prova a fare il duro con gli investigatori, coordinati dal pm Eugenio Albamonte, ma poi cede e indica i quattro complici, due di 20 e due di 19 anni.
Tutti vengono fermati per violenza sessuale di gruppo e il gip Simonetta D\'Alessandro convalida il provvedimento. «Il Comune si costituirà parte civile contro di loro», annuncia il sindaco Gianni Alemanno, ma lo stupro in pineta e i sei omicidi avvenuti nella Capitale dall\'inizio di giugno (da gennaio sono 18) innescano la reazione del Pd sulla questione sicurezza: «Alemanno ha fallito, la Roma di Romanzo Criminale è ormai una realtà», attacca il segretario romano Marco Miccoli.