Gianluigi Guarino per casertace.net
vittorio pisaniGià stamattina, quando ho lavorato un po\' su questa notizia riguardante il capo della mobile napoletana, Vittorio Pisani, il mio pensiero è andato immediatamente a ciò che è capitato un anno fa, quando, proprio da un\'informativa della squadra mobile partenopea, frutto delle dichiarazioni di un pentito, cominciarono i guai per il colonnello aversano Fabio Cagnazzo, uno degli autentici eroi (e stavolta il sostantivo va preso nel suo senso letterale) della guerra dello Stato contro i clan camorristici.
Quella informativa rimase fine a se stessa. 26 magistrati su 30 della Dda firmarono un documento senza precedenti in cui esprimevano solidarietà al colonnello Cagnazzo, marcando e rimarcando il suo impegno come autentica, instancabile, irriducibile e indiscriminata lotta contro la criminalità organizzata e contro tutti i suoi gangli neri e bianchi. Lotta indiscriminata, che, appunto, non si dotava di strumenti illegali, come quello di servirsi di un clan, di tutelarlo perché diventi utile per catturare altri camorristi.
vittorio pisani capo della mobileSi sa come funzionano le cose nell\'Arma dei carabinieri. Ci sono casi in cui alti ufficiali sono stati difesi strenuamente, come è successo con Gianpaolo Ganzer, addirittura condannato in un processo, e altri come Cagnazzo che sono stati abbandonati al loro destino, in conseguenza di un\'accusa mai provata e che non ha prodotto alcun provvedimento giudizario di garanzia ai danni dell\'alto ufficiale, che dalla sua trincea baricentrica di Castello di Ciseterna, aveva assestato colpi durissimi ai clan casertani, ma anche a quelli napoletani, a quelli che rientravano negli ambiti territoriali in cui si esercitavamo le competenze di Vittorio Pisani, del quale, però, si ricorda anche l\'importantissimo, quanto anomalo arresto di Antonio Iovine, attuato dalla squadra mobile di Napoli nel territorio di quella di Caserta.
Marco IorioE\' emerso in queste che solo qualche giorno prima dell\'informativa alla Procura su Cagnazzo da parte di Pisani, il colonnello aveva ascoltato come persona informata dei fatti, manco a dirlo, proprio Marco Iorio, quello delle pizzerie \"Regina Margherita\", l\'imprenditore napoletano amico di Fabio Cannavaro e che oggi è finito nella rete della Dda che lo accusa di essere uno dei più importanti riciclatori delle sporche finanze della camorra. Oggi, Iorio e Pisani risultano entrambi indagati, seppur con una diversa gradazione applicativa delle misure cautelari, in una storia di camorra.
Fabio CagnazzoNon sono tipo di deduzioni logiche, soprattutto perché non ho cognizione profonda di tutti gli aspetti di questa brutta storia lunga un anno e che ha una gestazione sicuramente ancor più lunga, ma dico che, quanto meno, quello che è capitato a Cagnazzo dovrà essere rivisto, riconsiderato anche dai giudici, nel senso che occorrerà capire se il colonnello è stato il bersaglio di un vero e proprio complotto, finalizzato a toglierselo dalle scatole, ad allontanarlo, soprattutto, da certe inchieste.
E sarebbe pure ora che il comando generale dei carabinieri cominciasse a mettere nei suoi ragionamenti e nelle sue valutazioni i fatti obiettivi, le cose e non solo le suggestioni, che tanto significano soprattutto nella costruzione e nella considerazione concreta del proverbiale sospetto che, al di là e al di fuori dell\'esercizio dell\'azione penale, non dovrebbe neppure sfiorare un tutore della legge, impegnato per di più, nel fronte avanzatissimo della lotta alla camorra.
fabio cagnazzoEcco quello che merita il colonnello Fabio Cagnazzo alla luce di ciò che è scritto nell\'ordinanza odierna. Se lo Stato si tira fuori o si distrae, chi, come me, conosce bene la storia d\'Italia, dovrà inserire il caso Cagnazzo nel capiente e numeroso elenco infame di coloro in cui questo Paese non è riuscito a riconoscere nella storia di un suo servitore la stimmate del diritto e della legalità.
Ma da un Paese in cui il diritto e la legalità, nel corso di 150 anni, sono stati violati continuamente, con disinvoltura e faccia tosta dalle proprie istituzioni, ce lo si può aspettare. Della serie: niente di nuovo sotto questo cielo.