UN CASINO DI NOME DI PIETRO: RADDOPPIA I VOTI senza lo straccio di giornale o una tv - PER I POTERI MARCI (BANCHE, ASSICURAZIONI, GRANDI IMPRESE) L'IDV RESTA UN REBUS TOTALE - Dove arriverà Tonino 'O PAZZO? Quanto negativamente influirà sul fragile Piddì? - 'Repubblica', dopo aver oscurato Di Pietro, oggi la buttA sul “voto di protesta” - PER IL CORRIERE è SOLO UN NUOVO BERTINOTTI DA TENERE ALLA LARGA - PIERFURBY C'è

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Massimo Riserbo per Dagospia

Giovanni BazoliGiovanni Bazoli

In un paese normale, per dirla con quel tale che sotto la quercia la sapeva lunga, oggi scatterebbe la corsa all'abbraccio. Ovviamente molto interessato. Perché un partito come quello di Di Pietro, capace di raddoppiare in pochi mesi i consensi senza lo straccio di un giornale o di una tv che lo aiuti, è davvero un fenomeno unico nella palude italica
E allora vai con l'invito al convegno di turno, la colazione riservata, le ambascerie, i dossier "tecnici" sul tal problema della sanità o dell'energia, i finanziamenti più o meno mascherati alle feste del partito.

Antonio Di PietroAntonio Di Pietro

Funziona così ormai in tutto l'Occidente, anche se si prende il 2% dei voti. Figuriamoci se una casa farmaceutica o una grande banca non ha i giusti modi e i giusti canali per "dialogare" con una forza che vale l'8%. Ci si riesce perfino con la Lega di Bossi, magari passando attraverso i soliti canali Tremonti-Brancher per arrivare al duo Giorgetti-Calderoli

Leoluca OrlandoLeoluca Orlando

Ecco, figuriamoci. Nonostante i successi, Di Pietro continua a essere un totale alieno per i poteri più o meno marci che spadroneggiano in giro per la Penisola.

Non c'è una banca o un'assicurazione che possa vantare un buon rapporto con l'Idv, perché Tonino il passionario ha affidato a Elio Lannutti, fondatore dell'Adusbef, il compito di sciabolarle a suo piacere.

Non c'è un sindacato che osi avvicinarsi all'ex pm di Mani Pulite, perché si teme che questi sarebbe capace di pretendere prove certe del loro reale numero di iscritti. E magari pure un bilancio.

Non ci sono grandi gruppi, dalla Fiat a Telecom, che possano sperare di avere con Di Pietro un rapporto molto diverso da quello che hanno con Beppe Grillo. Quindi meglio girare alla larga e non svegliare il can che dorme. Non parliamo dei signori del casello (Benetton, Gavio, Ligresti) o delle grandi costruzioni, che ancora si ricordano come un incubo il breve regno di Tonino al ministero dei Lavori pubblici. E ovviamente neppure di Alitalia e "capitani coraggiosi", visto come l'Idv ha sparato ad alzo zero sul salvataggio della vecchia compagnia di bandiera e di AirOne.

GiuliettiGiulietti

Con Confindustria le relazioni sono al nulla. Donna Emma Marcegaglia ha invitato con fatica - e per pura decenza - Don Tonino all'ultima messa cantata di viale dell'Astronomia. E quello ovviamente non s'è fatto vedere neppure in foto.

Per dire dei rapporti con Oltretevere, basta osservare che sono affidati a Leoluca Orlando e Beppe Giulietti, che come preti frequentano Alex Zanotelli e don Ciotti. Non esattamente due porporati o due avanzi di parrocchia da Opus o Cdo.

Insomma, cresce L'idv e cresce l'imbarazzo dei poteri marci. Dove arriverà Tonino? Quanto negativamente influirà sul fragile Piddì?

Carlo De BenedettiCarlo De Benedetti

Allora non è un caso che al gruppo Repubblica-Espresso, dopo aver oscurato Di Pietro e i suoi, oggi la si butti sul "voto di protesta", nella speranza di dare un connotato estemporaneo e pazzoide al botto dipietrino. Mentre un minimo più raffinata è l'operazione del Corriere delle banche, che già da questa notte provava a sostenere una tesi ai confini della realtà: Di Pietro occupa lo spazio lasciato libero da Bertinotti. Cioè da un altro pazzo folcloristico, a suo tempo votato da altri pazzi tagliati fuori.

Cesare GeronziCesare Geronzi

Trovare analogie tra Fausto e Tonino è davvero dura, e non ci vuole un genio per capire che è un'operazione di rara malafede. Ma agli occhi del Palazzo è vero che Fausto e Tonino sono la stessa maionese impazzita e il parallelismo serve a un solo scopo: avvisare i navigati che l'Idv deve restare fuori dai giochi.

Francesco Gaetano CaltagironeFrancesco Gaetano Caltagirone

Così l'esatto calcolo che si fanno i vari De Benedetti, Geronzi, Bazoli e Caltagirone è un altro: 8% è tanto, ma in fondo è solo un punto e mezzo in più dell'Udc di Casini. E con quel 6,5% del malleabile Pierfurby si possono fare molti più giochetti che non con l'8% di Tonino ‘o pazzo.

 

 

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