alemanno e don ruggiero
1 - SUL CAMPIDOGLIO SI ABBATTE IL CASO DON RUGGIERO. ALEMANNO CACCIA UNA DIRIGENTE, MA IL PROVVEDIMENTO INCRIMINATO PORTA LA FIRMA DEL SINDACO
Lavinia di Gianvito per "Il Corriere della Sera - Roma"
Lo accolgono decine di padri, madri e figli, alcuni in maglietta bianca: «Don Ruggero ti vogliamo bene». E alla fine lo salutano a distanza con la mano, perché l'ex parroco della Natività di Maria Santissima, a Selva Candida, per colpa del decreto anti-stupri è in carcere. Ma tiene banco nella prima udienza del processo contro don Ruggero Conti, 55 anni, accusato di sette casi di violenza sessuale, atti sessuali con minori e prostituzione minorile, garante di Gianni Alemanno «per la famiglia e le periferie» durante la campagna elettorale a sindaco, è la mancata costituzione di parte civile del Comune.
In un'aula gremita il presidente Luciano Pugliese legge i documenti depositati dall'avvocato Nicola Sabato, in cui si dichiara che il Campidoglio al processo non ci sarà. Quindi ammette come parti civili cinque vittime (ragazzi che oggi hanno tra i 17 e i 26 anni e che allora ne avevano anche otto), l'associazione «Caramella buona » e Mario Staderini, del Partito radicale.
È una novità: per la prima volta in Italia l'avvocato Elisabetta Valeri usa l'articolo 9 del testo unico degli enti locali, in base a cui «ciascun elettore può far valere in giudizio le azioni e i ricorsi che spettano al Comune». «È vergognoso», protesta Fabrizio Gallo, legale di una delle vittime, a proposito della scelta del sindaco. Ma è fuori dal tribunale che il caso esplode. Benché la notizia non sia ancora pubblica, Francesco Storace, capogruppo de La Destra in Campidoglio, è già ben informato.
GIANNI ALEMANNO - copyright PizziE attacca: «Una figura barbina per proteggere un grande elettore. Alemanno non esponga la città a questa pessima figura». La replica è del portavoce del sindaco, Simone Turbolente: «Il Comune si è costituito parte civile. Qualsiasi notizia contraria è destituita di fondamento». Ma Storace incalza: «In Campidoglio stanno scherzando. La nota del portavoce è fasulla». Anche Roberto Morassut (Pd) attacca: «È la seconda gaffe dopo quella degli olandesi a Ponte Galeria». Precisa il pm Francesco Scavo: «È stata accolta la costituzione di parte civile del cittadino elettore Mario Staderini in quanto il Comune non ne ha fatto richiesta ».
Qui il botta e risposta si interrompe, ma il Campidoglio getta davvero la spugna solo alle quattro di pomeriggio, quando Staderini tira fuori i documenti. In una lettera firmata da Alemanno il 4 giugno si legge: «Il sottoscritto dichiara di non costituire l'amministrazione comunale nel processo sopra indicato ». La determinazione dirigenziale 118 del 25 maggio spiega che «l'amministrazione non ha alcuna informazione in ordine alle circostanze del reato contestato»; «La legittimazione alla costituzione di parte civile per i reati di violenza sulle donne non appare automaticamente trasferibile alla violenza sui minori»; «Comunque l'amministrazione ha costituito una commissione tecnica i cui lavori non sono ancora terminati ».
La firma è del direttore del XVII dipartimento, Rita Camilli, a cui nel giro di un'ora viene presentato il conto: il sindaco la rimuove e intanto annuncia che, adesso sì, il Campidoglio si costituirà parte civile. È una correzione di rotta, ma stando al codice il tribunale potrebbe respingerla.
2 - E IL MESSAGGERO SI "DIMENTICA" DI SCRIVERE CHE DON RUGGIERO E' STATO CONSULENTE DI RETROMANNO IN CAMPAGNA ELETTORALE
Addirittura "La Stampa", quotidiano di Torino, dedica alla vicenda un'intera paginata sulla cronaca nazionale con un titolo eloquente: "Il prete pedofilo che imbarazza la giunta Alemanno". Sottotitolo sulla stessa lunghezza d'onda: "Consulente del sindaco finisce alla sbarra. E il Comune non si costituisce parte civile".
Una vicenda pesante per il Campidoglio, con le solite marce indietro, gaffe, accuse, e l'immancabile epurazione. Ovviamente la notizia va forte nelle cronache della Capitale. Salta subito all'occhio, però, che il giornale per eccellenza di Roma, il "Messaggero", a differenza dei colleghi torinesi della "Stampa" releghi la notizia solo in cronaca. Ma salta ancora più all'occhio un altro particolare: nei due articoli dedicati dal "Messaggero" alla vicenda, inserita nelle pagine inoltrate della cronaca di Roma, non viene mai fatto accenno al fatto che don Ruggiero, il prete accusato di pedofilia, è stato il "garante per la famiglia" di Retromanno in campagna elettorale.
Che poi è il vero motivo per cui si è sollevato lo scandalo: il Comune aveva inizialmente negato l'ok alla costituzione come parte civile nel processo, lanciando il sospetto che il sindaco avesse voluto tutelare il suo consulente della corsa elettorale. Negli articoli firmati da Giulio De Santis/Cristiana Mangani e da Fabio Rossi non viene accennato neanche una volta il trascorso "politico" di Don Ruggiero, che fa invece titolo sulla "Stampa", sul "Corriere della sera - Roma" ed ha ampio spazio negli articoli della altre cronache.
Insomma, al "Messaggero" si sono "dimenticati" la notizia...