MIGNOTTOCRAZIA/2 - Ferrara rompe il fronte interno, critica Papi e demolisce Ghedini - "UNA STILE DI VITA ESPOSTO AI NOTI MECCANISMI DI RICATTO" - "AUTODIFESA SPESSO RISIBILE" - TRA I PEONES PDL E LEGA PRENDE CORPO L’INCUBO IMPEACHMENT...

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GIULIANO FERRARA - Copyright PizziGIULIANO FERRARA - Copyright Pizzi

1 - IL FOGLIO ROMPE IL FRONTE INTERNO E DEMOLISCE LA STRATEGIA GHEDINI
Giuliano Ferrara per "Il Foglio"

 
Berlusconi denuncia un piano eversivo contro di lui, regista il gruppo editoriale di Repubblica e settori dell'opposizione vicini a una magistratura sensibile alte sollecitazioni politiche più faziose. Può essere che abbia ragione, tanto più che non parla di un oscuro complotto ma del dipanarsi alla luce del sole di una campagna di feroce inimicizia, che rimesta nel privato e punta al character assassination, al più completo sputtanamento del nemico sul piano interno e internazionale.

COSIMO MELECOSIMO MELE

Questa rappresentazione della realtà, e chiamatela se volete "funzione di garanzia della libera stampa", nessuno la può onestamente negare. Il problema è che le armi affilate di questa campagna provengono tutte da Berlusconi in persona e dal suo entourage. La prima arma è una licenziosità di comportamento difficile da classificare, con molti tratti d'innocuo divertimento che abbiamo cercato di spiegare e di difendere su queste colonne fin dove possibile, uno stile di vita esposto comunque ai noti meccanismi di condizionamento e di ricatto che, vero o falso che sia il singolo racconto scandalistico, sono la eterna tentazione di coloro che frequentano in condizioni non perfettamente trasparenti gli uomini pubblici.

La seconda arma è un'autodifesa spesso risibile, esposta al ludibrio della stampa italiana e internazionale, difficile da capire nella logica di uno staff compos sui, capace di fare il proprio mestiere. Quando l'avvocato Ghedini, deputato, ammette anche solo per assurdo che possa essere vero il racconto di Patrizia D'Addario, la ragazza che si è non troppo metaforicamente autodenunciata come putain de la République et du premier ministre, e aggiunge che il suo cliente e leader non potrebbe comunque essere perseguito penalmente perché "utilizzatore finale" del corpo della ragazza, non soltanto dice una bestialità culturale e civile, ma riduce anche la storia in cui si cerca di invischiare il suo cliente, il che è veramente grave, a qualcosa di simile a quello che capitò all'onorevole Cosimo Mele.

GHEDINIGHEDINI

Il presidente del Consiglio dei ministri, per quanto sfolgoranti siano le sue doti anomale di leader di un'Italia politica sburocratizzata, inventiva, orgogliosa, liberale, giocosa e un po' pazza, non può comportarsi come un deputato di provincia preso con le mani nel vasetto della marmellata.

Se non vuole stendere un velo di penosa incompetenza sull'insieme del suo lavoro di uomo di stato, per molti aspetti ottimo, Berlusconi deve liberarsi della molta stupidità e inesperienza politico-istituzionale che lo circonda, e deve decidersi: o accetta di naufragare in un lieto fine fatto di feste e belle ragazze oppure si mette in testa di ridare, senza perdere più un solo colpo, il senso e la dignità di una grande avventura politica all'insieme della sua opera e delle sue funzioni.

Il premier non si fa rappresentare da dichiarazioni slabbrate, non naviga per settimane tra mezze bugie che alimentano sospetti anche e soprattutto sugli aspetti più candidi del suo comportamento, non si dà per accessibile al primo che passa: un capo di governo parla al paese, agisce sulle cose che contano, evita di farsi intrappolare nello scandalismo, parla un linguaggio di verità capace di indurre il grosso della nazione, o quella parte di essa che non ha portato il cervello all'ammasso dell'antiberlusconismo più fazioso, a voltare pagina e stroncare le provocazioni.

Altrimenti si andrà avanti con questo 24 luglio permanente, in un clima di sospetti di palazzo arroventato da un establishment sempre pronto a tutte le incursioni corsare e anche da una classe dirigente di maggioranza e di governo attenta alle proprie convenienze e opportunisticamente piegata, orecchio a terra, a captare i rumori e i rumors di un imminente declino.

Siamo da molti anni amici politici non servili di Berlusconi, figura importante di un cambiamento italiano tuttora incompiuto, e abbiamo fatto il possibile, e talvolta l'impossibile, per razionalizzare il suo comportamento e valutarlo con la fairness che gli è negata dai molti farabutti che lo avversano. Ma ora tocca a lui tirarsi su da questa incredibile condizione di minorità civile in cui si è ficcato, e reagire con scrupolo, intelligenza e forza d'animo. La situazione si è fatta grave, e perfino seria.
 
2 - TRA I PEONES PDL E LEGA PRENDE CORPO L'INCUBO IMPEACHMENT
Scrive Claudio Tito su "La Repubblica": Il capo del governo teme che il fantasma-ribaltone possa materializzarsi proprio con le foto sarde pubblicate su qualche giornale. O magari con la divulgazione delle intercettazioni prima che il provvedimento in esame al Senato diventi legge. «È chiaro che c´è una regia - ha avvertito i fedelissimi - e tutto si svolge secondo una cronologia molto chiara. Io comunque vado avanti, non mi faccio intimorire. Io sono il presidente del consiglio voluto dagli italiani e nessuno può pensare di azzopparmi o di sostituirmi con chi non ha il consenso elettorale».

Le paure del presidente del consiglio, poi, si sono trasformate in psicodramma tra i peones di Montecitorio. Sui banchi della Camera i deputati del Pdl e della Lega parlano per l´intera giornata dell´inchiesta barese. La parola «dimissioni» è quella più pronunciata. L´incubo che tutto possa precipitare investe il centrodestra. «Siamo rassegnati», ripetono un po´ tutti. «È l´inizio della fine», dicono ammettendo la difficoltà anche con i "colleghi" dell´opposizione. Perché tutti sono convinti che altre rivelazioni usciranno, che altre "testimonianze femminili" emergeranno e che il premier sia "ricattabile". Ma soprattutto molti hanno paura che la risposta del Cavaliere sia sbagliata. Se la sono presa con Nicolò Ghedini: «La questione è politica, non legale».

 

 

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