OBAMA SBATTE CONTRO LE MULTINAZIONALI - VUOLE TASSARE DI 10 CENTS COCA-COLA E PEPSI PER FINANZIARE LA RIFORMA SANITARIA – E SUBITO IL CONGRESSO BOCCIA IL PIANO DI BARACK – SALUTE: CI PROVò GIà BILL CLINTON E FINì INCASTRATO DA MONICA LEWINSKI....

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Marco Valsania per "Il Sole 24 Ore"

Bottiglia coca colaBottiglia coca cola

Lattine alla mano, CocaCola e Pepsi hanno messo da parte antiche rivalità per scendere in campo contro un nemico comune: la riforma sanitaria voluta da Barack Obama. O meglio, le proposte per finanziarla: la ribellione dei re delle bollicine è stata scatenata dall'idea, considerata da Camera e Senato, di imporre una tassa sulle bibite dolcificate. E una tassa non da poco: fino a dieci centesimi di dollaro a lattina, per rastrellare in pochi anni oltre cento miliardi.

La difesa dei soft drink è scattata con una campagna fatta di pressioni politiche, pubblicità e siti online. È nata la Americans Against Food Taxes - composta di «individui responsabili, famiglie in crisi e piccoli e grandi business » (soprattutto questi ultimi a giudicare dall'elenco degli aderenti che comprende Coca, Pepsi e un esercito di loro imbottigliatori). Una coalizione che, in piena estate, si sta affrettando a far circolare immagini di bucoliche vacanze familiari rovinate dalla nuova imposta sugli americani assetati.

PEPSIPEPSI

Lo scontro sulle bibite è l'ultimo ostacolo sull'accidentata strada della riforma sanitaria da oltre mille miliardi voluta da Barack Obama. Il presidente, in un improvviso annuncio al paese che ha rispecchiato le dure polemiche in corso, ha difeso ieri sera a spada tratta una riforma che dovrebbe garantire l'assistenza a tutti gli americani. Ha detto che «progressi significativi sono stati già compiuti» nel dibattito in Congresso. Ha promesso che il piano finale «non peggiorerà il deficit». E che la riforma «sarà realizzata quest'anno».

Ma lo stesso Ufficio di bilancio del Congresso (Cbo), l'organismo bipartisan di analisi dell'impatto fiscale delle leggi, ha inflitto uno smacco al presidente: il suo direttore, Douglas Elmendorf, ha accusato le proposte in discussione di mancare l'obiettivo di ridimensionare i costi dell'assistenza. Anzi, ha aggiunto, l'espansione delle responsabilità federali per garantire una copertura universale imporrebbe maggiori oneri a carico del governo.

ObamaObama

Nel 1994, quando era stato Bill Clinton a tentare una riforma sanitaria, la bocciatura da parte del Cbo accanto all'opposizione aziendale fece deragliare il progetto. I progetti per pagare l'ambiziosa riforma con nuove tasse stanno suscitando particolari resistenze. Nel mirino sono finite proposte della Camera di una sovrattassa sui redditi più elevati per trovare oltre 50 miliardi.

Adesso l'offensiva di Coca e Pepsi potrebbe trasformarsi nel colpo di grazia per i sostenitori delle imposte sulle bibite. Il presidente della Commissione finanze del Senato, Max Baucus, ha ammesso che la proposta è «in fin di vita».

Nonostante centri di ricerca quali il Center for Science in the Public Interest si affannino a sostenere che un'imposta equivalente a un centesimo per oncia raggiungerebbe un doppio traguardo dal momento che si tratta della salute degli americani: oltre a generare fino a 16 miliardi l'anno ridurrebbe il consumo eccessivo di bibite, tra le cause dell'obesità, del 10 per cento.

Bill ClintonBill Clinton

Lo schieramento contrario alla nuova tassa si è ormai allargato a macchia d'olio, dalle catene di fast food agli agricoltori e a tutti i produttori di alimenti dolcificati con zucchero e sciroppi. Il mondo degli alcolici è insorto al loro fianco: la tassa riguarderebbe infatti anche le bottiglie di vino, 21 centesimi, di birra, 33 centesimi per una confezione di sei, e i liquori, 2,14 dollari.

La leadership spetta però alle regine delle bibite: è stata la American Beverage Association, per dar nerbo alla sua opposizione, a forgiare un'alleanza con altre sette associazioni di settore, dalla American Advertising Association, che rappresenta i grandi inserzionisti pubblicitari, alla Corn Refiners Association, giganti quali Archer Daniels Midland che forniscono gli sciroppi.

E, prima ancora degli spot televisivi, hanno inviato al Congresso una lettera che denuncia la «pericolosa tassa », incitando centinaia di migliaia di lavoratori del settore a spedire messaggi di posta elettronica ai parlamentari del proprio distretto.

 

 

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