Riccardo Barenghi per "La Stampa"
Bertinotti con moglieLa prima affermazione è micidiale: la sinistra è morta. La seconda pure: il progetto del Partito democratico è fallito. La terza è speranzosa: forse, ma proprio forse, può rinascere. Ovviamente a condizione che... Fausto Bertinotti, ex leader di Rifondazione comunista ed ex presidente della Camera, torna a far sentire la sua voce con un lungo editoriale scritto per la sua rivista - Alternative per il socialismo - che uscirà in edicola venerdì prossimo.
E sceglie il momento giusto, considerata la discussione congressuale del Partito democratico - molto concentrata su chi dovrà essere il leader e molto poco sulla «funebre» realtà - e l'inerzia affannosa in cui si dibatte quel che resta della sinistra radicale, divisa, e ininfluente.
daniel cohn benditBertinotti analizza tutte le questioni principali che attanagliano il nostro continente, dal punto di vista sociale e politico. La crisi economica naturalmente ma anche la risposta alla crisi che non premia la sinistra più o meno moderata (il voto operaio per la Lega, ne è un esempio), la quale infatti «perde le elezioni sia all'opposizione che al governo». Mentre invece vengono premiate le «culture populiste o post moderne»: la destra dunque nelle sue varie espressioni ma anche i Verdi di Cohn-Bendit in Francia.
Un'eccezione quest'ultima, perché invece «la tendenza è inesorabile: in Europa non c'è la sinistra». Una tendenza che riguarda «tutte le forze politiche che provengono dal movimento operaio, comuniste, socialiste, socialdemocratiche e laburiste. Nessuno alla lunga si può salvare se non si inverte la tendenza con un grande lavoro di ricostruzione dei fondamentali. Un lavoro di rinascita».
vendolaE qui Bertinotti affonda il coltello: «Ostinarsi a non prendere atto delle lezioni della storia, e della cronaca, fa solo danni, produce nuovi ostacoli al lavoro necessario per la ricostruzione della sinistra. Siamo stati sconfitti». E in quel «siamo» l'ex leader di Rifondazione ci mette tutti, a cominciare da se stesso: «La mia generazione ha fallito, ha perso, io ho perso» (ha dichiarato ieri a Cortina), ci mette la sua sinistra radicale (6,5 per cento diviso per due alle europee), «che oggi non può proporsi né come forza autosufficiente né come componente privilegiata o prioritaria di una nuova sinistra, alla cui costruzione può invece contribuire in modo determinante».
E ci mette anche e soprattutto il Partito democratico, «che dovrebbe riconoscere un'analoga sconfitta politica e perfino strategica: se non lo farà, se non sarà in grado di rimettersi in discussione, si renderà responsabile - il principale responsabile - dell'impossibilità di risalire la china. Se sceglierà, come spesso ha fatto, scorciatoie politicistiche (già sono tornate a cantare le sirene del "governissimo") finirà con l'impedire la ricostruzione di una nuova sinistra adeguata ai "compiti" di questo drammatico presente».
Paolo FerreroIl j'accuse non è finito: «Alle europee il Pd perde 4 milioni di voti: non vedere nel risultato la conferma del falimento del suo progetto risponde a un principio di autoconservazione di un corpo politico e di una materialità tutt'altro che trascurabile, ma condanna all'impotenza politica e a una sostanziale coazione a ripetere (risultati compresi)». Tanto che, sempre da Cortina, liquida con una battuta la domanda su quale leader del Pd voterebbe: «Se fossi iscritto mi candiderei a segretario...».
Insomma, il progetto del Pd è fallito, l'altra sinistra non riesce ad andare oltre se stessa. Che fare allora per «rinascere dalle ceneri»? «Il punto di partenza - spiega Bertinotti - è che avevamo due sinistre e non ne abbiamo più nessuna».
Oliviero DilibertoDunque, «ne dobbiamo ricostruire una insieme... Non si tratta di unire tutto quel che c'è adesso a sinistra, in un sussulto di buona volontà per mettere insieme una specie di coalizione di willings. Al contrario, si tratta di dar vita a un'altra cosa rispetto a tutto il campo dell'esistente... Un processo che implica la scomposizione di tutte le forze politiche e la ricomposizione delle forze che si considerano di sinistra in un quadro radicalmente nuovo. Il contrario della sommatoria che abbiamo già tentato nella sinistra radicale registrando un drammatico insuccesso». Invece ci vuole «una nuova sinistra unitaria e plurale e un suo partito, un partito riformato».
Insomma: tutti coloro che si sentono di sinistra e che si trovano in forze politiche diverse, da Rifondazione a Vendola, dal Partito democratico ai socialisti, dall'Italia dei valori ai radicali, ai Verdi, dovrebbero lasciare le loro attuali case o capanne e fondare un partito che oggi non esiste, il Partito della sinistra italiana.