AVANTI COI TUMORI – IL DECRETO ILVA DISPONE CHE LA VALUTAZIONE DEL DANNO SANITARIO NON PUÒ MODIFICARE LE PRESCRIZIONI SUGLI IMPIANTI – E IL COMMISSARIO E I SUOI UOMINI NON RISCHIERANNO NULLA SUL PIANO PENALE E CIVILE

A spaventare il governo dev’essere stato uno studio dell’Arpa Puglia: in caso di non applicazione delle prescrizioni sarebbero a rischio cancro 25mila persone, che in caso di piena applicazione si ridurrebbero solo del 50%. Ma con il decreto di Natale queste prescrizioni non potranno incidere sulle bonifiche…

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Carlo Di Foggia per “il Fatto Quotidiano

 

MATTEO RENZI MATTEO RENZI

   Approvato la vigilia di Natale, l’ennesimo decreto “Salva Ilva” è legge da lunedì scorso. E da ieri se ne conoscono i pesanti effetti. Dopo che Monti stabilì che l’acciaieria restava aperta contro la decisione della magistratura, Letta che tagliava fuori i Riva – commissariandola – il settimo decreto di Matteo Renzi li estromette definitivamente.

 

Lo fa, però, mettendo pochissimi soldi sul piatto delle bonifiche, dando carta bianca al commissario e con pesanti deroghe al rispetto delle prescrizioni ambientali. Quelle che fanno infuriare gli ambientalisti, Verdi in testa, che parlano di “condono”. Promemoria: il premier si è convinto della necessità di una nuova “operazione Alitalia”.

 

Piero Gnudi Piero Gnudi

Tradotto: con una piccola modifica alla legge Marzano (fatta per Parmalat), parte l’amministrazione controllata su richiesta del commissario Piero Gnudi. Poi lo schema è noto: la parte sana – la good company – va in mano al futuro commissario (stando al testo, lo stesso Gnudi), mentre debiti e contenziosi finiscono in una bad company, con la garanzia dello Stato. Questo, però, nel testo del governo non c’è. C’è però molto altro.

 

   COMMISSARIO-IMPUNITÀ

   Viene lasciata carta bianca al nuovo commissario e ai suoi incaricati nell’attuazione del piano ambientale previsto dall’Autorizzazione integrata, quella che dovrebbe fare in modo che l’Ilva non uccida più i tarantini: non rischieranno nulla sul piano penale e civile. Il perché è presto detto: stando al testo, molte delle prescrizioni sanitarie non verranno rispettate. Il cavillo disinnesca così qualsiasi iniziativa della Procura di Taranto. Obiettivo manifesto, peraltro, dei precedenti decreti.

 

   PRESCRIZIONI, C’È TEMPO

   Qui si sfiora il condono. L’articolo 2 stabilisce infatti che per rispettare le 94 prescrizioni previste dall’Aia c’è tempo fino al luglio 2015.Mac’è un di più: basterà che per quella data ne siano state realizzate almeno l’80% per non bloccare tutto. Toccherà al Ministero, con apposito decreto, fissare il termine per le restanti.

GRAZIANO DELRIO GRAZIANO DELRIO

 

Quali? Stando ai tempi fissati dal testo quelle più importanti: la copertura del parco minerali (considerato il principale responsabile del sollevamento delle polveri verso il rione Tamburi), e la numero 16: agglomerato cokeria altiforni. Entrambe scadono a ottobre e la prima ha tempi lunghi: circa due anni e mezzo. I lavori però, non sono ancora iniziati e il progetto esecutivo ancora non ha l’ok definitivo. Il rischio è che i due più importanti paletti a tutela della salute non vengano rispettati.

 

   SALUTE, INSOMMA

   Più che sottostimarli, il decreto sembra ostacolarli. Sempre all’articolo 2 si decide che la valutazione del danno sanitario non può modificare le prescrizioni che devono essere adottate sugli impianti. Perché? La risposta, forse, è nello studio della valutazione del danno sanitario redatto dall’Arpa Puglia: in caso di non applicazione delle prescrizioni sarebbero a rischio cancro 25 mila persone, che in caso di piena applicazione si ridurrebbe solo del 50%. Dettaglio inutile, visto che non potranno incidere sulle bonifiche.

nube rossa all ilva di taranto nube rossa all ilva di taranto

 

   GLI SPICCI (DI LETTA-MONTI)

   Renzi ha parlato di 2 miliardi di euro. Soldi che però non ci sono, almeno non tutti. 1,2 miliardi, per dire, sono quelli sequestrati ai Riva dalla procura di Milano. Sequestrati, non confiscati (serve una sentenza definitiva): in pratica i soldi sono ancora bloccati in Svizzera. Proprio in questi giorni i pm stanno dialogando con le autorità elvetiche per riportarli in Italia, ma l’operazione non è semplice e i soldi sono a rischio contenzioso. Di sicuri, ci sono solo 486 milioni. Cifre non stanziate da Renzi, ma dai governi precedenti al suo, e finora mai spesi (ci sono anche fondi di Fintecna: 150 milioni). Il premier ha promesso poi 375 milioni di fondi europei.

 

Nel testo, però, la cifra non compare. I custodi giudiziari della Procura di Taranto avevano stimato il danno ambientale in 8 miliardi. Dei 30 milioni per la ricerca sui tumori infantili, promessi dal premier, invece, non c’è traccia. Renzi sembrava tenerci in modo particolare: “L’Europa non ci impedisca di salvare i bambini di Taranto”, ha spiegato nelle scorse settimane. Ieri, il sottosegretario Graziano Delrio ha assicurato che ci saranno. Secondo uno studio dell’Istituto superiore della sanità del 2014, la mortalità per tumore della popolazione tarantina da zero a 15 anni è risultata del 21% superiore alla media della Puglia, mentre l’incidenza delle malattie tumorali è superiore del 54%.

IMPIANTO ILVA A TARANTO IMPIANTO ILVA A TARANTO

 

   IL FUTURO

   Accollate le perdite allo Stato, l’acquirente c’è già: la multinazionale Arcelor Mittal e il gruppo Marcegaglia, in difficoltà e in conflitto d’interessi in quanto fornitore dell’Ilva. La cifra, stando al testo, è stata già fissata da una valutazione indipendente (che non è dato conoscere). Proprio come chiesto da Mittal.

ILVA DI TARANTO ILVA DI TARANTO

 

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