LE BALLE DI RENZI - ALTRO CHE TAGLIO DELLE TASSE: NEL DEF APPENA APPROVATO SPUNTA UNA COLOSSALE STANGATA DA 100 MILIARDI IN 5 ANNI - MATTEUCCIO DICE CHE VUOL PORTARE LA PRESSIONE FISCALE SOTTO IL 43% MA HA CERTIFICATO CHE SALIRÀ SOPRA IL 44%

Su Irpef, Ires e Iva arriva un giro di vite da 80 miliardi - Gli annunci vanno da una parte e i decreti dall'altra: addio alla spending review, la spesa pubblica salirà di 38 miliardi tra il 2015 e il 2019 - Le pmi riunite in Unimpresa si ribellano: prese in giro dal governo…

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MATTEO RENZI FA ELEMOSINA MATTEO RENZI FA ELEMOSINA

(Adnkronos) - Una stangata fiscale da oltre 100 miliardi di euro nei prossimi 5 anni. Dal 2015 al 2019 le entrate tributarie dello Stato cresceranno costantemente e arriveranno fino agli 881 miliardi del 2019. Complessivamente nel prossimo quinquennio i contribuenti italiani dovranno versare nelle casse pubbliche 104,1 miliardi in più rispetto allo scorso anno (+13%). Sulle imposte dirette e indirette - principalmente Irpef, Ires e Iva - ci sarà una stretta da quasi 80 miliardi.

RENZI COME ANDREAS LUBITZ SUL BLOG DI BEPPE GRILLO RENZI COME ANDREAS LUBITZ SUL BLOG DI BEPPE GRILLO

 

E la pressione fiscale salirà oltre il 44%. Il bilancio statale non sarà sforbiciato: le uscite cresceranno di quasi 38 miliardi (+4%) e sono stati sterilizzati gli investimenti pubblici, che resteranno stabili attorno ai 60 miliardi l'anno. Questi i dati principali di un'analisi del Centro studi di Unimpresa che ha preso in esame le tabelle del Documento di economia e finanza (Def) approvato il 10 aprile scorso dal consiglio dei ministri.

 

Matteo Renzi davanti ad una foto di Maurizio Landini, Matteo Renzi davanti ad una foto di Maurizio Landini,

L'analisi del Centro studi dell'associazione sul Def, appena approvato dal governo, evidenzia Unimpresa, prevede dal 2015 al 2019 le entrate tributarie e previdenziali in costante aumento, fino a 881 miliardi, pressione fiscale sopra il 44%. Su Irpef, Ires e Iva giro di vite da quasi 80 miliardi. Niente spending review: la spesa della pa salirà nel quinquennio di quasi 38 miliardi. Tesoretto spread da 7,8 miliardi bruciato dagli sprechi.

 

PADOAN FIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSE PADOAN FIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSE

Sterilizzati gli investimenti pubblici: le uscite in conto capitale ferme a 60 miliardi l'anno. Il presidente dell'associazione Paolo Longobardi: "Così non si salva il nostro Paese, presi in giro".  Secondo l'analisi di Unimpresa, inoltre, nel 2015 le entrate tributarie e previdenziali saliranno a quota 785,9 miliardi dai 777,2 miliardi del 2014; nel 2016 cresceranno ancora a 818,6 miliardi e poi a 840,8 miliardi nel 2017; nel 2018 e nel 2019 arriveranno rispettivamente a 863,2 miliardi e a 881,2 miliardi.

 

Complessivamente, nel quinquennio si registrerà un incremento di 104,01 miliardi (+13,38%). Aumenteranno sia le entrate tributarie sia quelle derivante dai cosiddetti contributi sociali (previdenza e assistenza). Per quanto riguarda le entrate tributarie l'aumento interesserà sia le imposte dirette (come quelle sui redditi di persone e società, a esempio Irpef e Ires) sia le imposte indirette (tra cui l'Iva): le imposte dirette cresceranno in totale di 34,2 miliardi (+14,43%) mentre le indirette subiranno un incremento di 45,5 miliardi (+18,43%).

TASSE TASSE

 

Il sostanziale giro di vite su Irpef, Ires e Iva sarà pari a 79,4 miliardi (+16,36%). I versamenti relativi alla previdenza e all'assistenza cresceranno dal 2015 al 2019 di 22,02 miliardi (+10,18%). L'incremento delle entrate tributarie e di quelle contributive, continua Unimpresa, farà inevitabilmente salire la pressione fiscale.

 

Nello stesso Def, il peso delle tasse rispetto al pil è infatti previsto in aumento: quest'anno si attesterà al 43,5% (stesso livello del 2014), nel 2016 e nel 2017 salirà al 44,1%, nel 2018 si fermerà al 44% per poi calare leggermente al 43,7% nel 2019. Nello stesso arco di tempo, la crescita economia, stando alle previsioni del governo, sarà timida: il pil non farà scatti in avanti significativi ed è infatti dato in aumento dello 0,7% nel 2015, dell'1,4% nel 2016, dell'1,5% nel 2017, dell'1,4% nel 2018 e dell'1,3% nel 2019. 

tasse tasse

 

Nessun intervento rigoroso, aggiunge l'associazione, sul bilancio statale: le uscite saliranno costantemente rispetto agli 826,2 miliardi del consuntivo 2014. Nel 2015 saliranno a 827,1 miliardi, nel 2016 a 842,1 miliardi, nel 2017 a 844,6 miliardi, nel 2018 a 854,4 miliardi e nel 2019 a 864,1 miliardi. Complessivamente, nel quinquennio si registrerà un incremento della spesa pubblica pari a 37,8 miliardi (+4,58%).

 

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L'incremento è legato esclusivamente alle uscite correnti (acquisti, appalti, stipendi) che, nel quinquennio, aumenteranno di 44,6 miliardi (+6,45%). In diminuzione, invece, la spesa per interessi sul servizio del debito che beneficerà verosimilmente della riduzione del divario di rendimento tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi: il tesoretto legato allo spread sarà pari a 7,5 miliardi tra il 2015 e il 2019 (-10,03%), ma verrà di fatto bruciato dagli aumenti delle altre voci di spesa, piene di sprechi non toccati. Resta invariata, invece, conclude Unimpresa, la voce ''uscite in conto capitale'', che corrisponde agli investimenti pubblici, stabile attorno a circa 60 miliardi l'anno: nel quinquennio si registrerà un lievissimo incremento pari a 724 milioni (+1,23%).

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unimpresa unimpresa

Le "tasse aumentano", ma "gli sprechi restano intatti". Così il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, commenta i dati diffusi oggi dall'associazione su una possibile stangata fiscale nei prossimi 5 anni. "Di fronte a questi numeri -afferma Longobardi- c'è poco da dire: come rappresentanti delle micro, piccole e medie imprese italiane ci sentiamo presi in giro, perché non possiamo ignorare lo spread esistente dagli annunci del governo ai provvedimenti e ai numeri messi nero su bianco dopo le sedute del consiglio dei ministri". "Sta di fatto che le tasse aumentano e gli sprechi del bilancio pubblico restano intatti: non è questo il modo per salvare il nostro Paese" osserva Longobardi. 

 

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