BISI E RISI - LA CORTE DEI CONTI INGUAIA GENTILONI. PER  LA PRIMA VOLTA NELLA STORIA TUTTI I MAGISTRATI DELLA CORTE RICORRONO AL TAR DEL LAZIO CONTRO LA DECISIONE DEL GOVERNO DI NOMINARE SENZA ISTRUTTORIE ADEGUATE 12 NUOVI CONSIGLIERI -  MA A GENTILONI CHE PURE HA FATTO IL BLITZ DEL RINNOVO DEI VERTICI RENZIANI DELLE FERROVIE PERDONANO TUTTO COME A CIAMPI CHE REGALÒ OMNITEL AL SUO ABITUALE COMMENSALE, CARLO DE BENEDETTI, LA LICENZA PER I TELEFONINI DELLA OMNITEL IL GIORNO DOPO LA VITTORIA DI BERLUSCONI ALLE ELEZIONI

-

Condividi questo articolo


GENTILONI IN MONTAGNA A SCIARE GENTILONI IN MONTAGNA A SCIARE

Luigi Bisignani per Il Tempo 

 

Tutti a dire quanto è carino e per bene il conte Gentiloni, non la pensano così però i magistrati della Corte dei Conti che, in blocco, l’hanno denunciato per aver nominato a fine ottobre ben 12 nuovi consiglieri.

 

Dovrà essere ora il Tar del Lazio a decidere se tali nomine, già ratificate anche dal Quirinale, sono regolari. Leggendo il pesante atto d’accusa del professor Franco Gaetano Scoca potrebbero rivelarsi sbagliate per alcuni motivi fondamentali: la totale mancanza di istruttoria ,lo stravolgimento delle regole di carriera interna e la raccomandazione approvata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d Europa.

 

GENTILONI BOSCHI RENZI GENTILONI BOSCHI RENZI

L’indipendenza della magistratura contabile rischia infatti di essere compromessa dall’ingresso di oltre 18 consiglieri di nomina governativa negli ultimi due anni. La prima infornata di sei è targata Renzi, mentre i fortunati di questo nuovo giro di giostra sono: Gian Luca Calvi, Fabia D’Andrea, Marcello Degni, Alessandro Forlani, Giampiero Maria Galli, Giancarlo Carmelo Pezzuto, Rosanna Rummo, Silvia Scozzese, Alberto Stancanelli, Marco Villani, Alfonso Sabella (nominato e sospeso) e Maria Laura Prislei.

MATTARELLA GENTILONI MATTARELLA GENTILONI

 

Quest’ultima saltella da un collegio sindacale all’altro, prima Sogei, ora Consap e soprattutto Trenitalia. Proprio con le Ferrovie, Gentiloni in fatto di nomine è riuscito nel suo capolavoro, confermando con un blitz mesi prima della scadenza il Cda, di marca strettamente renziana, che nei prossimi anni gestirà una montagna di euro di appalti.

 

Ma essendo persona a modo e garbata a lui si perdona tutto. Come del resto si perdonò tutto ad un suo predecessore parimenti garbato, Carlo Azeglio Ciampi che nel 1994 firmò, da presidente uscente il giorno dopo le elezioni vinte da Berlusconi, per un suo abituale commensale, Carlo De Benedetti, la licenza per i telefonini della Omnitel. Nulla di nuovo sotto il sole. Chissà quanto quella firmetta ha influito sulla successiva volata alla Presidenza della Repubblica cinque anni dopo.

CARLO AZEGLIO E FRANCA CIAMPI CARLO AZEGLIO E FRANCA CIAMPI

 

E a proposito del Colle più alto, con la stipula nei giorni scorsi del “Trattato del Quirinale” tra Italia e Francia durante la gita di Emmanuel Macron a Roma, torna a scricchiolare l’apparato Ue. Se siamo in Europa, che bisogno c’è di siglare accordi bilaterali? Significa non riconoscere più l’Unione europea, screditandola. Se continua così, avendo tra l’altro in essere già un altro Trattato bilaterale con la Germania, la Francia diventa la nuova regina del vecchio Continente dopo il periodo di supremazia tedesca.

CIAMPI CARLI CIAMPI CARLI macron gentiloni macron gentiloni

 

Effettivamente, Palazzo Chigi dà alla testa di chi ci sta e anche di chi smania per andarci, fingendosi distaccato da queste minuzie terrene, Carlo Calenda, ben visto da Gianni Letta ma poco apprezzato da Silvio Berlusconi e da Matteo Renzi che ce l’ha sulla coscienza. Se anziché continuare a twittare compulsivamente sul suo iPhone chiudesse almeno una delle vertenze aperte, Alitalia, Ilva e Tap, sarebbe un passo avanti. Ma anche lui, come Gentiloni, tanto carino, social e per bene.

renzi calenda renzi calenda

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…